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18 MAGGIO 2014
Infermieri di famiglia in Lombardia. La proposta “Muttillo-5 Stelle” è già vecchia



Gentile direttore,
il progetto di legge, annunciato dal Presidente Ipasvi di Milano, Lodi, Monza e Brianza Giovanni Muttillo e presentato dai Consiglieri lombardi del Movimento 5 stelle, è in evidente contrasto con lo sviluppo della figura dell’infermiere di comunità da tempo condivisa e sostenuta dalla maggioranza dei Collegi IPASVI Provinciali del territorio lombardo e rappresenta una incompleta e parziale possibilità di risposta ai bisogni della popolazione.
 
Da tempo infatti, è in fase di implementazione da parte di Regione Lombardia, lo studio di un ruolo infermieristico avanzato che si discosti da obsoleti modelli organizzativi a matrice prestazionale e preveda nuove formule che integrino le necessità economiche con risposte multiprofessionali ai bisogni della popolazione.
 
In riferimento alla necessità di una riorganizzazione del sistema sanitario centrato sul territorio, la presenza e il coinvolgimento diretto degli infermieri quali professionisti dell’assistenza, rappresenta un  punto fondamentale per lo sviluppo del sistema di riforma regionale. Diverse componenti degli assessorati coinvolti da tempo interloquiscono costantemente con la rappresentanza infermieristica con l’obiettivo di porre le basi per la futura revisione della norma quadro sul sistema  sanitario lombardo.
 
La proposta di legge presentata in questi giorni a Milano, alla luce dei presupposti precedentemente esposti, risulta pertanto già superata nei contenuti, prevedendo indicazioni prestazionali subordinate (“..accesso a prestazioni infermieristiche subordinato alla apposita prescrizione del MMG o del medico specialista..”), non potendo queste essere responsive alla necessità di riorganizzazione complessiva richiesta nelle linee di indirizzo emanate da Regione Lombardia.
 
Il lavoro svolto in questo periodo dal delegato Ipasvi Enrico Frisone con il supporto e la condivisione dei Colleghi Presidenti Provinciali, ha consentito alle rappresentanze politiche regionali, l’acquisizione strutturata del valore offerto da una professionalità infermieristica che non rivolgendosi esclusivamente a singole attività (“medicazioni, somministrazione terapie, monitoraggio di parametri vitali,….”), consente una gestione di processi assistenziali che risultano non come interventi singoli, ma come “collante” in grado di attivare meccanismi a rete che accompagnano la persona assistita e la famiglia nell’individuazione delle reti di supporto, sanitarie e sociali, favorendo così la prossimità e l’accesso ai servizi già esistenti.
 
L’istituzione e lo sviluppo del modello dell’infermiere di comunità, prevedere quindi la presa in carico globale della persona assistita e della sua rete famigliare, attraverso l’attivazione di percorsi curativo assistenziali che vedono concorrere diverse professionalità al fine della realizzazione di un progetto personalizzato che tenga conto degli obiettivi di salute da raggiungere a favore della persona assistita.
 
Altro aspetto non condivisibile della proposta di legge depositata riguarda la realtà economica.
La previsione di adozione di un sistema retributivo a quota fissa capitaria con modalità di stratificazione, non farebbe che ostacolare ulteriormente la possibilità di utilizzo a pieno delle potenzialità dell’infermiere in un  modello che già  presenta  criticità metodologiche di base.
Questo modello non a caso è al momento oggetto di profonda discussione a livello nazionale, per una possibile revisione.
 
Si ricorda inoltre, come il percorso di Regione Lombardia e dei Collegi Provinciali sia supportato da uno sviluppo formativo, attivato attraverso il percorso accademico di Masterin Infermieristica di Famiglia  e Comunità, i cui contenuti rispecchiano i diversi obiettivi condivisi e qui presentati .
 
Nella volontà/necessità di sviluppare efficacemente un nuovo sistema di presa in carico dei bisogni assistenziali, deve essere a nostro avviso previsto un aumento della presenza del personale infermieristico coinvolto nella progettazione di percorsi preventivi e curativo assistenziali in collaborazione con i diversi professionisti sanitari e sociali, anche attraverso l’identificazione e la realizzazione di iniziative innovative.
 
Queste, anche se potrebbero apparentemente mettere in discussione poteri, responsabilità, comportamenti e rapporti consolidati, in realtà permetteranno di  fluidificare  e destrutturare i rigidi confini aziendali verso un obiettivo comune: rispondere alle necessità di prevenzione, cura, assistenza, informazione, self management ed empowerment dell’assistito e dei suoi famigliari, attraverso forme organizzative che vedano la nascita di agenzie territoriali in grado di fornire indicazioni omogenee e stabilire indicatori basati sui risultati di salute e strutture territoriali a impronta gestionale infermieristica.
 
Ribadendo un sostegno generale verso ogni iniziativa che possa produrre sensibilizzazione alla tematica, si evidenzia la necessità di valutare con prudenza ogni possibile iniziativa che non provenga da un percorso teorico disciplinare condiviso con le istituzioni e supportato da evidenze scientifiche.
 
Beatrice Mazzoleni
Presidente Collegio IPASVI di Bergamo

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