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Lunedì 19 MAGGIO 2014
L'infermiere di famiglia non è l'infermiere di comunità. La proposta del Cni



Gentile direttore, 
intervengo nella discussione recentemente animata sul suo quotidiano per segnalare che le posizioni espresse da chi è precedentemente intervenuto sull'argomento sono a nostro giudizio vecchie e superate non già per i motivi citati dalla collega di Bergamo che sostiene la causa dell'infermiere di comunità ma bensì perché entrambe le posizioni partono da presupposti che non tengono conto dei futuri effetti – sulla sanità - della Legge Balduzzi e delle relative nuove convenzioni di Medicina Generale.  La nostra proposta invece tiene conto di tale provvedimento ed ha il non trascurabile pregio di produrre per gli infermieri decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.  Per noi l'infermiere di famiglia è quel professionista che, nell'ambito di una convenzione nazionale, si fa carico di un certo numero di utenti e famiglie del Ssn curandone sia gli aspetti di prevenzione che dell'assistenza.
 
Abbiamo avuto occasione di parlarne anche ultimamente, nell'ambito della trasmissione Works is Progress che è andata in onda lo scorso 9 maggio su canale italia 53. A cui ha partecipato il sottoscritto Segretario nazionale Cni (Coordinamento nazionale infermieri) ma anche e la Senatrice, Annalisa Silvestro. Trasmissione in cui sono state affrontate varie problematiche esistenti nel nostro Ssn alle quali non è ancora pervenuta dalla nostra classe politica una risposta concreta e che, al contrario, si accinge ancora una volta a una soluzione di tipo ragionieristico fatta di tagli il più delle volte a discapito degli operatori sanitari, degli utenti e della qualità dei servizi.

Il nostro sindacato che, da sempre, è impegnato nel miglioramento delle condizioni lavorative, adoperandosi con proposte costruttive nel proprio campo di competenza, in primis la sanità pubblica, vista la presenza in studio di qualificate parti politiche ha colto l'occasione, nel corso della trasmissione televisiva, per riaffermare i principi cardine della propria proposta circa il progetto di istituzione di una convenzione apposita per l'Infermiere di famiglia (una figura già ipotizzata addirittura prima dell’istituzione dello stesso Ssn, infatti già nei lontani anni 60, si iniziava a parlare di assistenza e cure domiciliari, argomento che ha tenuto banco in innumerevoli assemblee, tavole rotonde, convegni che hanno coinvolto istituzioni autorevoli quali l'Oms, Ministero della Salute e cosi via). Un progetto che ha suscitato positive reazioni di interesse nella Senatrice Annalisa Silvestro (che ricordiamo è presidente in carica dell' Ipasvi).

Ritornando sulla nostra idea dell'infermiere di famiglia, la Fsi presente in trasmissione, partendo da una analisi di quella che è la realtà sanitaria, alla luce dei piani di rientro, chiusure e dimissioni di innumerevoli presidi ospedalieri, riduzioni dei posti letto, blocchi del turnover, ha focalizzato la propria attenzione sull'Infermiere di Famiglia il quale potrebbe colmare il vuoto attuale, per cui i cittadini, ricevute la diagnosi e la cura per la propria malattia, si ritrovano soli ad affrontarne la gestione, perdendosi in un labirinto di richieste di prestazioni in cui manca il quadro d’insieme e in cui non vi è possibilità di lavorare sulla prevenzione, soprattutto terziaria, indispensabile nel quadro di pluri-cronicità attuale.

L'inserimento del ruolo dell’Infermiere di Famiglia nel contesto del Ssn accanto al Mmg, può essere determinante e rivoluzionario per la sostenibilità dello stesso Ssn, basti pensare alla diminuzione dei ricoveri che si avrebbero laddove l'utente/cittadino potesse avere le stesse cure, se non addirittura migliori, direttamente presso il proprio domicilio. Parliamo, quindi, di tutte quelle patologie croniche, per le quali, a seguito della prescrizione medica, l'infermiere potrebbe autonomamente gestire il percorso assistenziale. Ma, fatto non trascurabile, si avrebbe una ricaduta positiva anche sui livelli occupazionali infermieristici. Infatti, in un sistema di ambulatori infermieristici convenzionati con il Ssn, similmente a quelli di Medicina Generale, si potrebbero aprire le porte per oltre per circa 50.000 infermieri. Presupposto fondamentale perché il progetto funzioni è che tale nuova figura sia correttamente inquadrata, spostando l'asse dall’attuale sistema medico centrico a un sistema basato sulla multi disciplinarietà, con una chiara visione del ruolo di ogni profilo e un chiaro mandato, mediante una adeguata formazione post-base e una motivazione personale sostenuta da opportuni meccanismi organizzativi e di riconoscimento professionale.

Unire forze e saperi, riconoscere le aree transprofessionali e collaborare, ognuno con le proprie conoscenze, superando la logica della prestazione, sono tasselli essenziali per generare benessere e diminuire i costi.
Ci sono realtà a livello europeo, dove ogni cittadino registrato ha il proprio medico e la propria infermiera assegnata. Gli infermieri si occupano principalmente di prevenzione e di gestione della domanda, ma ricevono e trattano anche i pazienti che accedono spontaneamente al centro occupandosi di codificate patologie acute in cui sono risolutivi nel 74% dei casi. In tal modo i Mmg possono concentrarsi sul proprio lavoro in modo appropriato e con maggiore efficacia. L’Oms afferma che "In alcuni Paesi la pratica infermieristica è limitata da requisiti inflessibili e inattuali che regolano le carriere e le modalità d’impiego. I sistemi di regolamentazione devono essere flessibili e consentire agli infermieri di ridefinire la loro pratica per soddisfare i mutevoli bisogni di salute".

L'obbiettivo che si pongono la Federazione sindacati indipendenti e il Coordinamento nazionale infermieri è che, anche nel nostro Paese, possa finalmente essere avviato un percorso legislativo che riesca a traguardare le professioni sanitarie in un contesto di autonomia in un’ottica di miglioramento complessivo della sanità e che veda gli infermieri non come comparse ma come attori protagonisti del cambiamento.
Già oggi 7 famiglie su 10 rinunciano alle cure perché troppo costose e, per assicurare un futuro più sereno ad una popolazione che invecchia sempre più, è necessario avviare oggi quel cambiamento in grado di assicurare a tutti quanto previsto dall’articolo 32 della Costituzione.

Michele Schinco  
Segretario Nazionale Cni

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