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Mercoledì 11 GIUGNO 2014
Spesa sanitaria. Ecco il primo Rapporto del Mef. "Effetti positivi da un monitoraggio costante"

"Una gestione non efficiente delle risorse finanziarie in campo sanitario, oltre a determinare rilevanti disavanzi di gestione, comporta molto spesso un peggioramento della qualità dei servizi assicurati ai cittadini”. Per questo secondo il Mef necessario un “monitoraggio costante” per intervenire con dei correttivi dove ce ne è bisogno. L'andamento degli ultimi anni illustrato nel DOCUMENTO.

Appena pubblicato sul sito del Ministero dell’Economia il primo rapporto sul monitoraggio della spesa sanitaria della Ragioneria Generale dello Stato (RGS) che mette insieme tutti i numeri della sanità italiana degli ultimi anni. Un documento che assume grande importanza dal momento che, come si legge in premessa, “una gestione non efficiente delle risorse finanziarie in campo sanitario, oltre a determinare rilevanti disavanzi di gestione, comporta molto spesso un peggioramento della qualità dei servizi assicurati ai cittadini”. Per questo, secondo il Mef, serve un "monitoraggio costante". Che può avere importanti risultati, come quelli già registrati, anche grazie ai piani di rientro.

Ecco una prima parte delle rilevazioni contenute nell’ampio documento della RGS.

Spesa per il personale
La spesa per il personale (o redditi da lavoro dipendente, secondo la definizione del SEC95) passa da un incremento medio annuo del 5,2% nel periodo 2000-2006 allo 0,9% nel periodo 2006-2010. Il peso percentuale dell’aggregato sul totale della spesa sanitaria in termini di P.A. passa dal 36,4% nel 2006 al 34,1% nel 2010.
“L’andamento rilevato per la spesa per il personale è influenzato dai criteri di contabilizzazione degli oneri per i rinnovi dei contratti del personale dipendente”, si osserva nel Rapporot. La spesa in termini di P.A., infatti, “registra il costo dei rinnovi contrattuali nell’anno di effettiva sottoscrizione degli stessi, in quanto solo a seguito della sottoscrizione del contratto sorge l’obbligazione giuridica al riconoscimento degli aumenti contrattuali nonché di eventuali oneri arretrati. Ad esempio, il dato di spesa per il personale dell’anno 2006 sconta arretrati per circa 2.000 mln di euro, originando un incremento fra l’anno 2005 e l’anno 2006 pari al 7,9%. Analogamente, nell’anno 2008, insistono sul dato della spesa per il personale dipendente oneri arretrati relativi al contratto del biennio economico 2006-2007, che determinano una variazione annua dell’aggregato pari al 9,8%”.
“Il contenimento della dinamica dell’aggregato è sostanzialmente il risultato delle politiche di blocco del turn-over attuate delle regioni sotto piano di rientro e delle misure di contenimento della spesa per il personale comunque portate avanti autonomamente dalle altre regioni”, spiega il rapporto. Aggiungendo che “la dinamica dell’aggregato negli anni più recenti è, inoltre, influenzata dal blocco delle procedure contrattuali relative al biennio economico 2010-201212 nonché dalla previsione13 di un limite (vigente sino al 31 dicembre 2014) al riconoscimento di incrementi retributivi al personale dipendente, che non può eccedere il livello vigente nell’anno 2010, fatto salvo il riconoscimento della indennità di vacanza contrattuale. Le misure sopra esposte si sono riflesse in un contenimento della dinamica dell’aggregato, che fa registrare nel periodo 2010-2013 una riduzione pari al 2,1% medio annuo. Il peso percentuale della spesa per il personale sul totale della spesa sanitaria nell’anno 2013 è pari al 33,0%”.

Spesa per beni e servizi (compresi i farmaci ospedalieri)
La spesa per beni e servizi passa da un incremento medio annuo del 9,1% nel periodo 2000-2006 a un incremento del 6,3% medio annuo nel periodo 2006-2010. Tuttavia il peso percentuale della spesa per beni e servizi sulla spesa sanitaria in termini di P.A. passa dal 21,5% nel 2006 al 24,8% nel 2010.
Nel periodo 2010-2013 la spesa per beni e servizi ha ulteriormente ridotto la dinamica di crescita, evidenziando un tasso di crescita medio annuo pari all’1,6%. Tuttavia il peso percentuale dell’aggregato sulla spesa sanitaria in termini di P.A. nell’anno 2013 è pari al 26,8%.
“La dinamica dell’aggregato nel periodo 2010-2013 – spiega il Rapporto - sconta le manovre di contenimento della spesa introdotte dal decreto legge n. 98/2011, dal decreto legge n. 95/2012 e dalla Legge di Stabilità 2013”.
In particolare, per l’anno 2013 è stato previsto:
- la riduzione del 10% dei corrispettivi per l’acquisto di beni e servizi (con esclusione dei farmaci ospedalieri) e dei corrispondenti volumi d’acquisto per tutta la durata residua dei contratti15 nonché l’obbligo per le aziende sanitarie di rinegoziare con i fornitori i contratti per l’acquisto di beni e servizi (con possibilità di recesso dagli stessi) qualora i prezzi unitari in essi previsti risultino superiori del 20% rispetto ai prezzi di riferimento individuati dall’Osservatorio per i Contratti Pubblici;
- la fissazione di un tetto alla spesa per l’acquisto di dispositivi medici, in misura pari al 4,8% del fabbisogno sanitario standard;
- la rideterminazione del tetto sulla spesa farmaceutica ospedaliera al 3,5% del fabbisogno sanitario standard.
“Unitamente a ciò – prosegue il Rapporto -, la dinamica dell’aggregato è positivamente influenzata dalla messa a disposizione in favore delle regioni, da parte dell’AVCP, dei prezzi di riferimento di un insieme di beni e servizi, quale strumento di programmazione e controllo della spesa. Deve rilevarsi, peraltro, che l’andamento complessivo dell’aggregato sconta la dinamica della componente dei prodotti farmaceutici ospedalieri, che registra tassi di crescita sostenuti sia a seguito della continua introduzione di farmaci innovativi (specie in campo oncologico) caratterizzati da un costo elevato sia dalle politiche di incentivazione della distribuzione diretta dei farmaci da parte delle ASL, con conseguente rimodulazione della spesa dalla farmaceutica convenzionata alla farmaceutica ospedaliera. Al netto della componente dei prodotti farmaceutici, gli altri beni e servizi hanno evidenziato una dinamica contenuta, con un tasso medio annuo nel periodo 2010-2013 pari allo 0,7%”.

Spesa farmaceutica convenzionata
La spesa farmaceutica convenzionata passa da un incremento medio annuo del 5,9% nel periodo 2000-2006 ad una riduzione del 3,0% nel periodo 2006-2010, riducendo il suo peso percentuale sulla spesa sanitaria, che passa dal 12,1% nel 2006 al 9,7% nel 2010.
Nel periodo 2010-2013 la spesa farmaceutica convenzionata ha ulteriormente ridotto la dinamica di crescita, evidenziando un tasso di variazione medio annuo negativo pari a -7,5%. Il peso percentuale della spesa farmaceutica convenzionata sulla spesa sanitaria in termini di P.A. nell’anno 2013 è pari al 7,9%.
“Tale performance è principalmente il risultato degli strumenti di monitoraggio e di governance della spesa farmaceutica convenzionata progressivamente introdotti”, spiega il Rapporto, illustrando:
- in primo luogo, la previsione di un tetto alla spesa farmaceutica convenzionata (fissato all’11,35% per l’anno 2013) con un meccanismo di recupero automatico a carico delle aziende farmaceutiche (cosiddetto payback) dell’eventuale sforamento del tetto.
- in secondo luogo, la predisposizione di un sistema di monitoraggio delle prescrizioni farmaceutiche, attraverso il Sistema Tessera Sanitaria, gestito dalla RGS.

Medicina di base
La spesa per la medicina di base passa da un incremento medio annuo del 6,7% nel periodo 2000-2006 a un incremento del 4,2% nel periodo 2006-2010. Tuttavia il suo peso percentuale sulla spesa sanitaria passa dal 5,8% nel 2006 al 6,2% nel 2010.
Nel periodo 2010-2013 la spesa per medicina di base ha ulteriormente ridotto la dinamica di crescita. In tale periodo, infatti, la spesa si riduce dell’1,5% medio annuo. Il peso percentuale della spesa per medicina di base sulla spesa sanitaria in termini di P.A. nell’anno 2013 è pari al 6,1%.
“Anche con riferimento all’acquisto di prestazioni di medicina di base – spiega la RGS - deve osservarsi che la dinamica dell’aggregato è fortemente influenzata dalle regole contabili del SEC 95, che prevedono che gli oneri per il rinnovo delle convenzioni ed eventuali arretrati siano imputati nell’anno di sottoscrizione della nuova convenzione. Tali modalità di contabilizzazione sono alla base degli incrementi particolarmente elevati registrati in taluni anni, come, ad esempio nel 2005 o nel 2009.  Deve osservarsi, inoltre, che in analogia con quanto previsto per il personale dipendente, anche per il personale convenzionato è stato fissato un limite al riconoscimento di incrementi retributivi, che non può eccedere il livello vigente nell’anno 2010”.

Spesa per altre prestazioni da privato
La spesa per altre prestazioni da privato ricomprende gli acquisti di prestazioni ospedaliere, specialistiche, riabilitative, integrative, protesiche, psichiatriche e altre prestazioni da operatori privati in convenzione con il SSN. L’aggregato passa da un incremento medio annuo dell’8,0% nel periodo 2000-2006 a un incremento medio annuo del 3,7% nel periodo 2006-2010. Tuttavia il suo peso percentuale sulla spesa sanitaria passa dal 19,9% nel 2006 al 20,8% nel 2010.
Nel periodo 2010-2013 la spesa per altre prestazioni da privato ha ulteriormente ridotto la sua dinamica, evidenziando un tasso di crescita medio annuo pari allo 0,7%. Il peso percentuale della spesa per altre prestazioni da privato sulla spesa sanitaria in termini di P.A. nell’anno 2013 è pari al 21,9%.
“L’andamento dell’aggregato – spiega il Rapporto - riflette il miglioramento nella regolazione, in particolare nelle regioni sotto piano di rientro, dei volumi di spesa per le prestazioni sanitarie acquistate da operatori privati accreditati, realizzata attraverso la definizione di tetti di spesa e l’attribuzione di budget, con il perfezionamento dei relativi contratti in tempi coerenti con la programmazione regionale. Esso sconta, inoltre, le misure di contenimento della spesa per prestazioni specialistiche e ospedaliere acquistate da operatori privati introdotte con il decreto legge n. 95/2012”.

Spesa sanitaria corrente
La spesa sanitaria corrente è passata nel periodo 2002-2013 da un valore pari a 78.977 mln di euro a 109.260 mln di euro, con un incremento in valore assoluto pari a 30.283 mln di euro nell’arco di undici anni, con un tasso di crescita medio annuo pari al 3,0%.
Nello stesso periodo il prodotto interno lordo è passato da 1.301.873 mln di euro a 1.560.024 mln di euro, con un aumento in valore assoluto di 258.151 mln di euro, a un tasso di crescita medio annuo pari all’1,7%.
In termini di rapporto sul PIL, la spesa sanitaria è passata da una percentuale del 6,1% nel 2002 al 7,0% fatto registrare nel periodo 2010-2013.
Deve osservarsi, tuttavia come la dinamica della spesa sanitaria sia sensibilmente diversa negli anni antecedenti all’anno 2006 e in quelli successivi a tale anno. Infatti, nel periodo 2002-2006 la spesa sanitaria corrente è cresciuta in valore assoluto di 19.971 mln di euro (pari a circa il 66% dell’incremento osservato nell’intero periodo 2002-2013), con un incremento medio annuo del 5,8%. Nel periodo 2006-2010 la spesa sanitaria è cresciuta in valore assoluto di 11.626 mln di euro, a un tasso medio annuo del 2,8%, con un ulteriore rallentamento nell’ultimo periodo (2010-2013), nel quale si registra un tasso di variazione medio annuo negativo (-0,4%).
“Tale evidente cesura nella dinamica osservata dalla spesa sanitaria – spiega la RGS - è principalmente il risultato del salto di paradigma intervenuto a partire dall’anno 2006 rispetto alla legislazione previgente, a seguito della forte responsabilizzazione regionale e del venir meno della regola “dell’aspettativa del ripiano dei disavanzi”, che in precedenza aveva indotto comportamenti opportunistici da parte delle regioni, allentando il vincolo di bilancio e rendendo necessaria una rinegoziazione ex-post della cornice finanziaria: nell’anno 2004 con il conferimento di 2.000 mln di euro per il concorso statale al ripianamento dei disavanzi registrati dalle regioni nel periodo 2001-2003 e nell’anno 2005  con il conferimento di ulteriori 2.000 mln di euro per il concorso statale al ripianamento dei disavanzi registrati dalle regioni nel periodo 2002-2004”.
La situazione di squilibrio economico strutturale appariva particolarmente significativa in alcuni contesti regionali. Può osservarsi, infatti, che nell’anno 2006, dei circa 6.000 mln di euro di disavanzo complessivo del settore sanitario, circa 3.800 mln di euro erano concentrati nelle regioni Lazio, Campania e Sicilia. “Al fine di far fronte alla situazione di grave squilibrio economico-finanziario strutturale di alcuni sistemi sanitari regionali, come precedentemente ampiamente illustrato, è stato introdotto lo strumento innovativo del piano di rientro, che si configura come un vero e proprio programma di ristrutturazione industriale finalizzato al conseguimento di una profonda e strutturale riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale interessato, attraverso l’individuazione delle aree di importante ritardo o inefficienza all’origine dello squilibrio economico e la programmazione e l’implementazione di opportune misure di correzione di tali criticità. In questa prospettiva, il Piano di rientro si configura come uno strumento che individua e affronta selettivamente le cause che hanno determinato strutturalmente il prodursi dei disavanzi. Processo – osserva la RGS - è tuttora in corso, pur con taluni correttivi”.
 

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