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Mercoledì 16 LUGLIO 2014
Sierra Leone. Corsa contro il tempo di Msf per controllare l'epidemia di Ebola

Sono più di 70 i pazienti con sintomi simili a quelli dell’ebola trattati nelle ultime 2 settimane nel centro per il trattamento di Kailahun. Medici senza frontiere teme un possibile aumento di pazienti nelle prossime settimane, poiché le équipe sul terreno stanno lavorando per trovare persone colpite dal virus.

Durante le ultime due settimane, Medici Senza Frontiere (MSF) ha trattato più di 70 pazienti con sintomi simili a quelli dell’ebola nel centro per il trattamento di Kailahun, in Sierra Leone orientale. MSF teme un possibile aumento di pazienti nelle prossime settimane, poiché le équipe sul terreno stanno lavorando per trovare persone colpite dal virus. “Per accogliere il crescente numero di pazienti, MSF ha ampliato la capacità del proprio centro per il trattamento dell’ebola da 32 a 65 posti letto”, ha detto Anja Wolz, Coordinatrice dell’emergenza per MSF.
 
Al di là del trattamento medico, il controllo dell’epidemia richiederà il dispiegamento di un gran numero di persone per formare il personale sanitario rispetto alle misure di controllo del contagio, per seguire e tracciare i casi e i loro contatti, e per creare una rete di sorveglianza epidemiologica e promuovere messaggi di salute pubblica. A causa delle risorse umane limitate, MSF sta concentrando i suoi sforzi sul trattamento dei pazienti e la sensibilizzazione delle comunità rispetto alla malattia, con più di 150 operatori locali e internazionali in azione in Sierra Leone per combattere l’epidemia.
 
Tra loro, l’infermiere italiano Massimo Galeotti, arrivato in questi giorni in Sierra Leone dopo un periodo in Guinea, che racconta: “Uno dei pazienti che ho trattato in Guinea era una giovane donna incinta del suo primo figlio. La maggior parte delle volte, quando una donna incinta si ammala di ebola, lei e il suo bambino muoiono. Questa donna, invece, ha perso suo figlio ma è riuscita a sopravvivere. È stato chiaro come l’esperienza l’avesse cambiata quando, una volta guarita, è uscita dal Centro per il trattamento dell’ebola. È stato fenomenale”.
 
MSF è preoccupata per i casi nascosti
Le équipe di MSF stanno correndo contro il tempo per fermare la diffusione della malattia. “Siamo sotto pressione: più tempo si impiega per trovare e seguire le persone che sono venute in contatto con i malati, più sarà difficile controllare l’epidemia”, dichiara Wolz.
Al momento, il Ministero della Salute e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stanno iniziando a rinforzare le squadre che si occupano di tracciare i contatti. I pazienti devono essere ancora identificati – in un solo villaggio vicino Ngolahun (Provincia Orientale, Sierra Leone) ne sono stati segnalati quasi 40. “Non abbiamo ancora idea di quanti siano i villaggi colpiti. Temo che abbiamo visto solo la punta dell’iceberg”, ha dichiarato Wolz.
 
Strutture specializzate per il trattamento
Attraverso la realizzazione di centri per il trattamento e unità di transito vicino ai villaggi colpiti, MSF può trattare i pazienti velocemente e ridurre il rischio di infezione negli ospedali locali e nelle comunità. Nelle unità di transito a Koindu e Daru, i pazienti che mostrano sintomi vengono isolati mentre aspettano i risultati del test.
Il ceppo Zaire di ebola può uccidere fino al 90% dei pazienti, ma se essi ricevono il trattamento quando compaiono i primi segni della malattia, hanno più possibilità di sopravvivere.
 
L’educazione è indispensabile
L’Ebola crea paura nelle comunità e le persone malate vengono spesso stigmatizzate. “Le famiglie possono essere cacciate dai loro villaggi e le persone malate vengono allontanate e muoiono in solitudine”, ha dichiarato Wolz. MSF fornisce supporto psicologico ai pazienti e alle loro famiglie e organizza attività di promozione della salute coinvolgendo i pazienti guariti. Per ridurre la paura, le équipe di MSF stanno anche conducendo campagne di sensibilizzazione per informare sulla diffusione del virus. Le persone vengono incoraggiate a segnalare casi di febbre emorragica, a evitare il contatto con persone affette dal virus e a non toccare i cadaveri di chi era malato di ebola.
 
L’epidemia di ebola che sta dilagando in Africa Occidentale ha raggiunto una portata senza precedenti in termini di diffusione geografica, numero di casi e numero di vittime. Secondo l’OMS ci sono stati 964 casi di ebola e 603 decessi in Guinea, Sierra Leone e Liberia dall’inizio dell’epidemia (dati aggiornati al 15 luglio).
 
Il 2 e 3 luglio 2014, 11 ministri della salute della regione, l’OMS e le organizzazioni internazionali si sono incontrate a Accra (in Ghana) per valutare la situazione e mettere in atto delle misure per fermare l’epidemia.
 
MSF ha chiesto a tutte le parti di trasformare le promesse in azioni immediate – in altre parole, di mettere a disposizione personale medico qualificato, di organizzare sessioni di formazione sul trattamento dell’ebola e di aumentare l’attività di tracciamento dei contatti e di sensibilizzazione.
MSF ha anche chiesto ai leader e alle persone influenti nei paesi colpiti dall’ebola di diffondere messaggi di salute pubblica all’interno delle comunità: sarà l’unico modo per ridurre la paura e lo stigma.
Attualmente MSF lavora con 300 operatori internazionali e locali in Guinea, Sierra Leone e Liberia, e ha inviato più di 40 tonnellate di attrezzature e risorse per aiutare a combattere l’epidemia. 

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