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Giovedì 31 LUGLIO 2014
Patto per la Salute. Federsanità Anci: “I manager hanno il know how necessario. Le istituzioni ci coinvolgano”

Così i vertici delle aziende nel corso di un confronto al ministero della Salute: “Abbiamo esperienza, cultura e passione, possiamo dare il nostro contributo per realizzare i cambiamenti. Sugli standard ospedalieri abbiamo conoscenza e abilità per intervenire”. Lorenzin: “La misurazione dei posti letto è un parametro superato”

I manager delle Aziende sanitarie sono un valore aggiunto. Hanno, infatti, conquistato competenza e know how, grazie all’esperienza maturata in 20 anni di lavoro, da quando è stato dato l’avvio al processo di aziendalizzazione in sanità.
Per questo chiedono di essere coinvolti nell’elaborazione di Linee guida, Atti di indirizzo e nella definizione degli standard ospedalieri. E chiedono di dare il loro contributo fattivo alla piena realizzazione degli obiettivi di cambiamento che il nuovo patto per la Salute ha indicato.
 
È quanto emerso nel corso di un seminario dedicato a “Il Patto per la Salute: quale ruolo per l'Azienda in Sanità e l'evoluzione del management nel governo della Sanità a vent'anni dall'istituzione delle Aziende” promosso da Federsanità Anci e organizzato a Roma presso l'Auditorium del Ministero della Salute.
 
Un occasione di confronto tra il ministro Beatrice Lorenzin e i vertici delle aziende - Direttori Generali, Direttori Sanitari e Amministrativi, ma anche Sindaci e rappresentanti degli enti locali rappresentati da Leoluca Orlando, Presidente di Anci Sicilia - ma anche un momento per suggerire alle istituzioni miglioramenti dei percorsi e dei processi organizzativi.
 
 
“Abbiamo voluto questo confronto con i vertici delle strutture sanitarie – ha spiegato Angelo Lino Del Favero, presidente Nazionale di Federsanità Anci – per capire come le aziende possono attrezzarsi per dare completa applicazione al nuovo Patto per la salute. Un aspetto non trascurabile considerando che i contenuti dei precedenti Patti hanno avuto percentuali di attuazione del 30-40%”.
 
Questa per noi è quindi una grande sfida: “Un lavoro in progress, su cui vogliamo sensibilizzare i nostri manager affinché possano adeguare alla cornice nazionale l’organizzazione e gli obiettivi aziendali, sempre ovviamente nel rispetto della programmazione regionale perché, non dimentichiamolo, le aziende sono “isole” del sistema regionale”.
 
Il Patto per la Salute e i suoi punti di forza. “Sono tre i pilastri del Patto – ha spiegato Beatrice Lorenzin – il primo è la certezza del budget per il prossimo triennio, che era il nodo di partenza per poter realizzare una programmazione sanitaria. La secondo è l’introduzione di una spending review all’inglese con misure di risparmio da reinvestire in sanità. Terzo pilastro è un sistema di controlli completamente diverso. Su questo punto le Regioni hanno ceduto porzioni di sovranità dandoci l’opportunità di realizzare la sanità digitale che ci permetterà attraverso un open data e algoritmi ad hoc di individuare le criticità non solo nelle aziende, ma anche nei singoli reparti. Un sistema informatico di controllo e monitoraggio che consentirà di intervenire sui Lea, ma anche di attivare meccanismi di prevenzione per evitare i commissariamenti delle Regioni”.
Insomma per Lorenzin il dicastero della Salute deve tornare a essere una struttura dinamica e propulsiva che porta con se anche la filiera delle Regioni.
 
Posti letto e sblocco del turn over. Altro aspetto disciplinato dal Patto è lo sblocco del turn over: “Un punto importante – ha sottolineato Lorenzin – in quanto dobbiamo uscire da una fase di emergenza che non può diventare strutturale”.
Ma è sui posti letto che il ministro ha incassato l’applauso della platea: “Credo che il parametro della misurazione dei posto letto sia un parametro superato, vecchio. Questo significa che dobbiamo utilizzare dei modelli nuovi, anche per fare capire che siamo pronti ad altre unità di misura. Il posto letto è un sistema chiaro e semplice di misurazione e serve a contenere i costi. Dobbiamo ritrovare invece un sistema diverso e flessibile che ci permetta anche un controllo diverso del budget. Questo è quanto dobbiamo iniziare a studiare per poterlo poi attuare per il prossimo Patto”. 
 
Non solo, per il ministro bisogna pensare ad introdurre nel sistema una seconda gamba: quella della sanità integrativa: “Penso a fondi e assicurazioni controllate che entrano nel settore pubblico e anche negli ospedali. Possono essere forme non solo di sostenibilità ma anche di budget aggiuntivo”.
 
Deve cambiare il sistema remunerativo dei manager. "Credo che la remunerazione dei dirigenti, una volta determinato un fisso, debba essere legata al raggiungimento degli obiettivi – ha affermato il ministro – devono quindi essere introdotti meccanismi di incentivazione concordati dalla Regione, ma con il Ministero. Quello che vorremmo favorire è la selezione meritocratica dei dirigenti, per garantire anche alla politica che chi ha una maggiore corrispondenza alle proprie scelte politiche sia un professionista meritevole, e con criteri di selezione verso l’alto e sanzioni. Questo ci consentirà di assicurare una competizione virtuosa”.
 
Investimenti alternativi per l’edilizia sanitaria? “Sull’articolo 20 abbiamo strappato un impegno dal Governo – ha assicurato Lorenzin –  ma stiamo pensando a nuovi meccanismi di investimento. Con una formula che esca dal patto di stabilità e ci permetta di realizzare strumenti di investimento alternativo”.
 
Le aziende sono pronte. Una grande cambiamento quindi che le Aziende sono pronte ad affrontare. Anche perchè sono molti i punti di forza del Patto, come ha ricordato Del Favero. A partire dal ridisegno dell’offerta che investe sia la rete ospedaliera, sia il territorio. “Questo comporterà un ridisegno della rete ospedaliera con standard ben precisi – ha detto Del Favero – avremo quindi Hub in grado di rispondere ai grandi problemi di salute, ma anche strutture territoriali per dare risposte efficienti alle cronicità. C’è poi il tema dell’adeguamento tecnologico che va dall’implementazione del fascicolo sanitario elettronico alle prescrizione elettronica di farmaci e ricette, e a tutta quelle serie di servizi che avvicinano le aziende alle esigenze di pazienti e medici”. Come ha ricordato Del Favero: “Ci sono sistemi regionali e aziende che hanno bisogno di processi riorganizzativi più forti, ma lo scopo del mondo Federsanità è proprio quello di consentire attraverso lo scambio di manager, il trasferimento di buone pratiche aziendali e del know how.  I cambiamenti partono sempre dai vertici aziendali che devono dare l’input per modifiche culturali e organizzative. Non dimentichiamo che il futuro è nelle nostre mani”.
 
Un percorso lungo 20 anni. E poi le Aziende in 20 anni hanno fatto molta strada. Ne è convinto Enrico Desideri, coordinatore del Forum dei Dg di Federsanità Anci e presidente di Federsanità Toscana
 
“Sono molti i punti di forza delle aziende sanitarie italiane – ha sottolineato – abbiamo tenuto difronte ad una situazione di crisi importantissima, non dimentichiamo che siamo il Paese con il tasso di crescita di spesa più basso d’Europa e rispetto a Francia e Germania spendiamo per la sanità un terzo di meno. Inoltre abbiamo realizzato molto in questi 20 anni: non c’è azienda che non faccia budget, programmazione, gestione per obiettivi. Ora abbiamo imparato a fare pianificazione sugli outcomes e non solo sui risultati di budget. La programmazione operativa della pianificazione strategica è diventata un atout. I nostri direttori e i dirigenti medici credono nell’organizzazione aziendale e si sentono parte delle aziende dove lavorano. Certo ci sono ancora differenze di accesso alle cure e non solo tra il Nord e Sud del paese, ma anche all’interno di una stessa Regione, in seno alle stesse aziende. Questo ha avuto un riflesso anche economico: non dare le giuste cure costa di più. Una falla nel sistema che non conviene a nessuno, in primis a noi”.
 
Innegabile quindi che ci siano crepe da aggiustare. “Dobbiamo aumentare la credibilità del sistema dando una informazione sempre più puntuale e accurata – ha aggiunto Desideri – c’è una sorta di prevenzione verso i manager della sanità come se fossero solo l’estensione non della politica ma delle politiche locali. Non è così, o meglio non crediamo sia così”.
L’errore che non bisogna perseguire: “E’ quello di giudicare un intero sistema sulla base di aspetti negativi di pochi. Dobbiamo correggere le distorsioni, ma il cambiamento deve nascere dal confronto, da scelte ponderate e non sull’onda di pregiudizi”.
 
I manager chiedono quindi di essere coinvolti nei Tavoli dove si elaborano Linee guida e atti di indirizzo. “Noi abbiamo esperienza cultura e passione – ha detto Desideri – possiamo dare il nostro contributo. Siamo pratici. Se si parla di standard ospedalieri, abbiamo il know how per intervenire. Non si possono giudicare gli ospedali dal numero di posti letto. È invece la casistica incidente per tipologia che deve essere misurata. Vogliamo snellire le strutture ospedaliere? E allora contano i volumi soglia e non i volumi di attività”.
 
L’aziendalizzazione per Desideri è “un modo per responsabilizzare il sistema, per creare una rete di responsabilità”. Ma, ha denunciato, ci sono alcuni passi indietro pericolosi, come quello sulla nomina dei dirigenti di strutture complesse: “Le graduatorie sono stilate dai professionisti e non dai direttori generali sembrano un passo in avanti in realtà riaprono le porte alle lobby professionali che negli anni ’90 avevamo voluto scardinare cambiando la legge. Dobbiamo fare cultura e avere il coraggio anche di cambiare”.

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