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Lunedì 01 SETTEMBRE 2014
Speciale ESC. Rischio ipertensione: 6 volte maggiore nei bimbi ‘panciuti’

Da Barcellona arriva un nuovo allarme relativo all’ obesità nei giovanissimi: uno studio tedesco presentato al congresso dell’ESC  dimostra che nei ragazzini con obesità centrale il rischio ipertensione aumenta di sei volte e nelle ragazze di quattro volte.

Si chiama PEP (Prevention Education Program) Family Heart Study ed ha coinvolto una popolazione di oltre 22 mila tra bambini e ragazzi in età adolescenziale.
La prevalenza di ipertensione e obesità nei ragazzi presenta trend in crescita nella maggior parte dei Paesi a reddito medio-elevato. E visto che l’obesità è considerata un forza trainante per le malattie cardiovascolari, lo studio PEP Family Heart Study è andato appunto a valutare come l’obesità si correli alla prevalenza di ipertensione in questa categoria di soggetti.  Per ognuno dei partecipanti sono stati rilevati valori di pressione arteriosa, indice di massa corporea, circonferenza al giro vita, rapporto giro vita-altezza (WHtR), plicometria cutanea e percentuale del grasso corporeo.
 
“Misure semplici da ottenere – sottolinea l’autore dello studio Peter Schwandt, Arteriosklerose Praeventions Institut Munich Nuremberg (Germania) - poco o per nulla costose, prive di rischi e ottenibili agevolmente in ambulatorio ma anche nelle scuole e a casa. Devono tuttavia essere rilevate correttamente e rapportate ai valori di normalità relativi a sesso ed età, utilizzati per i bambini in crescita e gli adolescenti”.
 
I valori pressori venivano inclusi nella categoria della ‘pre-ipertensione’ se cadevano tra il 90° e il 95° percentile della curva pressoria per bambini e adolescenti, mentre per ipertensione si intendevano i valori al di sopra del 95° percentile. La diagnosi di ipertensione veniva fatta sulla base di diverse misurazioni, in giorni separati, dopo aver fatto sedere il bambino tranquillo per cinque minuti e utilizzando un manicotto pressorio di dimensioni adeguate.
 
I ricercatori tedeschi hanno evidenziato che, rispetto a bambini e adolescenti normopeso, il rischio di pre-ipertensione risultava significativamente aumentato nei giovanissimi ‘in carne’.
In particolare per i ragazzi il rischio aumentava di 1,6 volte nei sovrappeso e di 2,4 volte negli obesi; per le ragazze in sovrappeso l’aumento di rischio era di 1,8 volte, mentre per quelle obese arrivava a 3,3 volte in più.
Ancora più significativa l’associazione obesità-ipertensione, considerando particolari pattern di distribuzione del grasso, quali l’obesità centrale; in questo caso, nei ragazzi ‘panciuti’ il rischio di ipertensione aumentava di 5,9 volte, un po’ meno nelle ragazze (4,3 volte).
La prevalenza di pre-ipertensione/ipertensione passava cioè da circa 13%/5% nei normopeso al 21,8%/18,6% nei ragazzi obesi e al 24,9/24,4% nelle ragazze.
 
Un ragazzo obeso su 5 e una ragazza obesa su 4 sono dunque già ipertesi.  Qualunque entità di perdita di peso i ragazzi in queste condizioni dovessero ottenere, rappresenterebbe un ‘alleggerimento’ del loro fardello di rischio. Questi risultati sono di grande importanza, visti anche i trend di prevalenza in crescita dell’ipertensione e delle condizioni di sovrappeso/obesità nelle nuove generazioni, che impongono una pesante ipoteca alla loro salute da adulti. Il monitoraggio sistematico dei valori pressori e del peso corporeo fin da bambini, non è la soluzione del problema ma rappresenta certamente la base per misure di intervento mirate.
 
Maria Rita Montebelli

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