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Mercoledì 01 OTTOBRE 2014
Infertilità. Insediato tavolo contro calo demografico, Lorenzin: “Sul tema c’è grande disinformazione”

La ministra ha presentato il gruppo di lavoro sulla fertilità per combattere il calo demografico. In tutto 26 membri con diverse specializzazioni che entro sei mesi dovranno sviluppare un primo documento di indirizzo. Il problema della denatalità per Lorenzin “è concreto", per questo è necessario affrontare la questione con "prospettive di lungo termine, perché le politiche sanitarie non devono solo riguardare le emergenze”.

In concomitanza con l’indagine Censis sulla natalità che rileva come in Italia, tra le coppie, ci sia scarsa informazione sulla infertilità, questa mattina la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin ha insediato e presentato “un tavolo sulla fertilità per combattere il grande problema del calo demografico, in Italia e non solo”. Problema che, ha spiegato Lorenzin, “rappresenta una delle fondamentali questioni per lo sviluppo dell'Europa nei prossimi decenni”. L’avvio del tavolo di fatto si traduce in un piano a lungo termine per promuovere la natalità in Italia. Il gruppo, presieduto dalla ginecologa Eleonora Porcu dell’università di Bologna, è formato da 26 membri con diversi specializzazioni e dovrebbe arrivare entro sei mesi alla stesura di un primo documento di indirizzo.
 
“Il problema della denatalità, ha osservato la ministra “è concreto: basti pensare che nel 2012 i nati vivi in Italia sono stati 527.770 contro i 503.745 del 2013; è come se scomparisse una piccola cittadina italiana”.
“Il tavolo – ha spiegato la ministra – vuole dare una serie di risposte sull’infertilità. Un primo dato che ci fornisce il Censis è che il 60% della popolazione non è sufficientemente informato su cosa sia l’infertilità e sulle sue cause, non sa insomma di cosa si parla. Nell’altro 40%, che più o meno sa di cosa si parla, c’è un 23% che non sa come si possano risolvere i problemi di infertilità o da cosa siano causati. Mentre il restante dà delle risposte molto approssimative”.
 
“Questo – ha proseguito Lorenzin – è un dato grezzo che però ci fa comprendere come il problema sia elevato. I bambini nascono sempre di meno e dobbiamo registrare un acuirsi della perdita di natalità nel nostro Paese che è una quesitone che impatta sulle nostre vite, non solo sulla società futura, ma anche sulla sostenibilità dei sistemi di welfare e sul sistema sanitario. In più c’è una mancanza di informazione da parte dei giovani che non conoscono la curva di fertilità della propria vita. Per questo abbiamo deciso di dare come slogan della campagna: liberi di scegliere conoscendo, in modo di dare un approccio concreto di informazione sulla propria fertilità, su come preservarla e per come preservarla per le persone malate oncologiche o affette da malattie diverse”.
 
“Non si vuole obbligare ad avere figli ma piuttosto il fine è dare informazione ai cittadini perché possano programmare la genitorialità come scelta consapevole”. Si tratta dunque di un lavoro, ha tenuto a precisare Lorenzin, “totalmente deideologgizzato; l’obiettivo è invece un'indagine scientifica per fornire strumenti operativi alle famiglie e agli operatori sanitari”.
 
Questo gruppo di lavoro, ha aggiunto Lorenzin, è formato da medici, ginecologi, sessuologi, psicologi, pediatri, giuristi, sociologi ma anche “dalla rete di farmacie perché lì i cittadini si recano per avere informazioni corrette”. È insomma un tavolo estremamente eterogeneo per fornire un “approccio multidisciplinare”.
 
Una campagna che coinvolgerà anche altri ministeri, il Mef poiché, ha sottolineato, “accanto al problema dell'infertilità vi è anche un problema di sostenibilità previdenziale, sanitaria ed economica”, ma non solo “presenteremo il lavoro anche al ministro dell’Istruzione perché c’è un tema educazionale su campagne che si possono svolgere nelle scuole. Non abbiamo l’ambizione di risolvere da soli il problema della natalità ma almeno lo cominciamo ad affrontare. Sono sicura che questo sarà l’inizio di un lavoro che poi coinvolgerà anche i miei colleghi sullo sviluppo di politiche della famiglia per il futuro del Paese”.
 
“Il tavolo essendo multidisciplinare si occuperà anche di procreazione medicalmente assistita è gli esperti cercheranno di dare delle linee di qualità, dobbiamo capire quanti bambini nascono se ci sono dei problemi e dove”. Ma ha detto Lorenzin “è prematuro per dire che da qui usciranno delle linee guida. Vedremo”.
 
La fertilità – detto la ginecologa Eleonora Porcu – è il nostro futuro. Facciamo i figli per trasmettere loro il gusto della vita che ci ha spinto a generarli. Come medici - ha aggiunto ­dobbiamo rendere autonomi i cittadini nel gestire la propria fertilità ma è oggi anche necessario - ha concluso - rispondere all'esigenza formativa esistente nella stessa classe medica, poiché il medico di base rappresenta il primo riferimento per le famiglie”.
 
Infine Lorenzin, a margine dell’incontro, ha parlato anche di ticket, prevenzione ed Ebola. “Il problema dei ticket è duplice. Da un lato è indubbio che la crisi economica ha fatto sì che alcune fasce della popolazione, che non riescono a pagare i ticket, abbiano ridotto l’attenzione sulla prevenzione. Noi dobbiamo passare dall’1,5% di spesa in prevenzione a cifre molto più grandi anche perché ogni euro che investiamo in prevenzione ce ne fa risparmiare dieci in cura. Il secondo livello è legato ai ticket. In questo momento c’è un gruppo di lavoro all’interno del Patto per la Salute che sta lavorando e ci darà delle risposte entro il 31 dicembre sui ticket in modo che siano congrui al reale bisogno della cittadinanza. Il nostro obiettivo, il più importante, è tenere la popolazione in salute il più a lungo possibile”.
 
Per quanto riguarda invece il primo caso del virus Ebola accertato negli Stati Uniti, la ministra non si è detta preoccupata e ha ricordato come “il sistema di allerta e controlli italiano è tra i primi al mondo, come ha riconosciuto anche l'Oms. Siamo pronti in caso di necessità ad evacuare e isolare nostri pazienti, se colpiti dal virus in Africa Occidentale. Credo che però l'Ue debba agire nei luoghi dove l'epidemia è già presente. E lì che bisogna intervenire".
 
"Il 6 ottobre – ha annunciato sul punto Lorenzin - come Ue abbiamo un incontro con l'Oms per fare il punto della situazione della sicurezza”.

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