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Mercoledì 22 OTTOBRE 2014
Farmaceutica. Lorenzin: “Per essere attrattiva l’Italia ha bisogno di stabilità, competitività e innovazione”

Lo ha detto la ministra intervenendo ad un convegno organizzato dall’ambasciata Usa dedicato al tema dell’industria delle Life Sciences. L’Italia nel settore gode ancora di una posizione di forza ma le aziende chiedono un cambiamento: migliorare la governance e l’accesso all’innovazione, maggiore stabilità e minore frammentazione delle regole,  e un rafforzamento dell’Aifa che coinvolga anche il Mise.

Nel settore farmaceutico l'Italia è il secondo hub europeo - dopo la Germania - ma può diventare il primo. Per farlo è necessaria una “piccola rivoluzione", un passo alla volta. "Per avere un humus attrattivo per gli investimenti serve una maggiore stabilità, più competitività e una maggiore innovazione”. Così la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenendo questa mattina durante il convegno 'Life Science Industry' organizzato dall’Ambasciata Americana.
 
La Stabilità, ha spiegato la ministra che deve essere “culturale e di prospettiva, ma anche stabilità economica, con un budget sostenibile per le nostre risorse in modo da garantire un Ssn efficace ed efficiente”. Quindi la competitività che “possiamo migliorare intervenendo sul sistema regolatorio, ma anche mettendo in rete il sistema della ricerca, che ora è frammentato. Noi siamo il secondo hub europeo del settore, ma con uno sforzo organizzativo possiamo diventare il primo, questo è l'obiettivo”. Infine il terzo punto che è l’innovazione “qui – ha detto Lorenzin – dobbiamo crescere tutti. Oltre a un maggiore coinvolgimento del ministero dello Sviluppo Economico nell'Aifa, sui cui sono d’accordo, dobbiamo fare un salto ulteriore, non possiamo agire secondo i modelli 30 anni fa. Essendo cambiato il mercato dobbiamo fare un tavolo dove si arriva ad una alleanza tra i soggetti in campo”.
 
Lorenzin si è anche soffermata sull’importanza della riforma dell'Aifa “che dovrebbe rendere più veloce l'approvazione dei farmaci”, e sui punti relativi alla farmaceutica contenuti nel Patto per la Salute tra le misure prese per garantire la competitività. Inoltre Aifa per Lorenzin è sottodimensionata “400 dipendenti sono davvero pochi, rispetto ad altre agenzie, dove la media è di 1500 addetti”.
 
Nel corso della mattinata è stato più volte ribadito, da tutti gli stakeholder intervenuti, che l’Italia nelle Life Sciences è in una posizione di forza, infatti oggi rappresenta uno dei primi Paesi a livello europeo per il settore, il quarto comparto per il livello di investimenti in R&S nel Paese. Questa leadership è mantenuta grazie soprattutto all’export che nella farmaceutica è cresciuto del 64% negli ultimi 5 anni, fino a raggiungere il 71% della produzione nazionale del valore di 28 miliardi. Questi risultati sono stati possibili grazie ad un’importante presenza industriale: 174 stabilimenti produttivi, circa 62mila addetti e altri 64mila nell’indotto, che nel 2013 hanno investito 2,3miliardi in produzione e ricerca. Il mercato interno però è stato penalizzato da continue manovre di contenimento, 44 solo nel periodo 2001-2013. In più il sistema soffre della frammentazione delle regole a livello regionale, di ritardi e limitazioni per i farmaci innovativi e frequenti attacchi al rispetto della tutela brevettuale.
 
Dunque il mondo dell’industria – pur riconoscendo a questo governo un cambio di passo e una capacità d’ascolto nuova rispetto al passato, e in particolare alla Lorenzin che con il Patto per la Salute ha iniziato ad offrire una prospettiva più stabile – chiede però: Stabilità di regole, stop ai tagli al Fsn e alla Farmaceutica, e di rivedere la normativa in particolare le procedure Aifa.
 
“La legge di Stabilità messa a punto dal Governo contiene strumenti che possono essere utili al 'comparto della vita', legate alle terapie e ai dispositivi medici”. Lo ha detto Federica Guidi, ministra per lo Sviluppo Economico anche lei presente al convegno. “Quello che stiamo cercando di fare come Governo e Mise è cercare di rafforzare e sostenere ancora meglio la presenza di importanti aziende in questo settore, rafforzare e promuovere tutto quello che riguarda il 'comparto della vita' facilitando nuove imprese e continuare ad attrarre nuovi investimenti esteri”.
 
Poi la Guidi ha ricordato le misure principali contenute nella legge di stabilità  il credito d'imposta per investimenti in ricerca e sviluppo. Abbiamo aumentato le risorse a disposizione, 2 miliardi in cinque anni, semplificando le modalità di accesso. Abbiamo poi inserito il patent box, il regime opzionale di tassazione agevolata per reddito derivante da sfruttamento brevetti, e vorremmo invertire la tendenza a spostare centri ricerca all'estero, ci auguriamo che questo meccanismo possa mettere in gioco l'Italia”.
 
Inoltre ha ricordato la legge Sabatini, che ha quasi esaurito la prima dotazione di 2,5 miliardi, e gli accordi con la Banca Europea di Investimenti. “Infine noi crediamo fortemente che in un settore come biotech ci sia molto spazio per start up. Abbiamo predisposto un quadro articolato per intervenire sul ciclo di vita delle start up, a partire dalla semplificazione, e questo ha portato a consuntivare tremila start up innovative nella sezione speciale registro imprese”.
 
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, dopo aver snocciolato i dati relativi al comparto e aver confermato la crescita del settore “siamo cresciuti – ha detto – e ci abbiamo creduto nonostante tutto, nonostante le 44 manovre in pochi anni”. e pur riconoscendo che il governo “ci da segnali importanti si sono resi conto del nostro valore industriale” all’esecutivo chiede “di ridefinire le regole della governance. Perché è vero che il sistema dei tetti finora ha retto, ma oggi rischia di non reggere più”.
 
Chiesto a gran voce una riforma del sistema regolatorio e quindi del ruolo dell’Agenzia italiana del farmaco dall’industria farmaceutica Luca Pani, direttore generale dell’Aifa, ha spiegato che “tra i ruolo dell’Agenzia c’è anche quello di incoraggiare gli investimenti esteri nel nostro Paese e promuovere una cultura e una scienza del farmaco. Dal 2011 – ha aggiunto Pani – si può parlare di scienza regolatoria che aiuta lo sviluppo e l’utilizzo dei farmaci”. E se dobbiamo rafforzare l’Aifa e guardare ad altri modelli di riferimento Pani ritiene che il “modello migliore, l’agenzia più avanzata è quella giapponese”.
 
Tra le criticità lamentate nel corso dei lavori c’è l’eccessiva frammentazione del sistema con 21 regioni che spesso legiferano una in contrasto con l’altra. “La modifica del Titolo V – ha spiegato Carlo Lusenti,  assessore alla sanità della regione Emilia-Romagna – non l’abbiamo fatta noi, l’ha fatta il Parlamento ed è stata confermata da un referendum. Ora dalla devolution sento che stiamo passando alla demolition”. E poi, a scanso di equivoci ha aggiunto “le regioni chiedono un ruolo del ministero della Salute che sia più forte. Noi siamo attaccati ad un’idea di diritto alla salute universale, garantito dalla Costituzione”. Passando poi al tema del Convegno ovvero le “Scienze della Vita”, questo ha detto “è uno dei pochi driver in cui ancora siamo forti e credibili”. Il Ssn e tutta la filiera “è trainante, ci vogliono però delle politiche industriali che non considerino questo settore come un bancomat”. Infine Lusenti ha concluso sul tema della sostenibilità “questa – ha detto – è un’affermazione falsa che si auto avvera. Se la sostenibilità è un obiettivo e il sistema è sotto finanziato è naturale che alla fine l’insostenibilità si realizzi”.
 
Per Pieluigi Antonelli, Chairman dello Iapg, il gruppo che comprende le aziende a capitale americano operanti sul mercato italiano la sostenibilità “per alcune importanti opportunità terapeutiche che stanno arrivando per i pazienti italiani, ma anche per l’innovazione in generale, andrà ricercata attingendo da altre voci della spesa sanitaria e sociale, che potranno registrare significativi risparmi grazie all’avvento di nuove terapie”.
 
“La Sanità non è solo un costo, ma un fattore di crescita del nostro Paese e l’industria delle Life Sciences ne è la prova: è possibile avere una sanità che funziona bene, riducendo i costi e le inefficienze e aumentando la qualità delle cure” ha spiegato Marco Campione, Vice Presidente Elettromedicali di Assobiomedica e Presidente e AD di General Electric Healthcare. “Occorre dare certezza delle regole, garantire finanziamenti adeguati, evitare l’appiattimento dell’offerta sul prezzo, valorizzando invece l’innovazione tecnologica e la qualità attraverso un sistema di valutazione centralizzato delle apparecchiature medicali, che governi l’introduzione di nuove tecnologie in modo omogeneo ed efficace”.

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