quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 05 NOVEMBRE 2014
Allergie. La sensibilizzazione cutanea promuove quella alimentare?

Secondo uno studio pubblicato su JCI, una particolare sensibilizzazione della pelle con un allergene (la proteina) di un alimento potrebbe promuovere lo sviluppo di allergia al cibo contenente lo stesso allergene. Lo studio, su animali, mostra che l'allergia alimentare non viene sviluppata nel caso in cui non ci sia stata una previa esposizione cutanea all’antigene

La dermatite atopica (AD – malattia della cute che rientra nelle forme allergiche) e l’allergia ad alimenti sono strettamente collegate; tuttavia, attualmente non sono ancora ben noti i meccanismi che conducono l’evoluzione di questa dermatite verso lo sviluppo di una risposta allergica infiammatoria anche in altre mucose, comprese quelle del tratto intestinale. Oggi, uno studio scientifico pubblicato su the Journal of Clinical Investigations individua un potenziale meccanismo che collega la sensibilizzazione cutanea con l’infiammazione gastrointestinale e l’allergia alimentare: la ricerca, condotta su animali, mostra come un certo tipo di sensibilizzazione cutanea, effettuata ponendo l’allergene (proteina) a contatto con la pelle infiammata, potrebbe promuovere lo sviluppo di reazioni di tipo gastrointestinale e allergico. Lo studio, su modello murino, è stato condotto da un gruppo di ricercatori del Benaroya Research Institute, a Seattle, negli Stati Uniti.
 
L’allergia alimentare è un problema di salute, diffuso all’interno della popolazione (circa l’8% delle persone ne sono colpite), che può assumere diverse manifestazioni, tra cui anche asma, dermatite atopica, esofagite eosinofila e anafilassi, ovvero l’ipersensibilità ad un antigene che può comprendere forme gravi come lo shock anafilattico.
 
Steven Ziegler e i suoi colleghi hanno osservato che l’esposizione della pelle dell'animale ad una combinazione che comprende l’antigene alimentare (proteina contenuta nell’alimento, in questo caso proteine delle arachidi o delle uova), e la molecola con attività pro-infiammatoria TSLP (linfopoietina timica stromale) aveva come esito l’allergia all’alimento. La sensibilizzazione cutanea all’allergene richiede la presenza di questa sostanza, la TLSP, nell’interazione. L’applicazione dermica della TSLP e dell’antigene ha portato nell’animale ad una reazione allergica di grado severo, comprendente diarrea e anafilassi, nel momento dell’ingestione dell’allergene. In ogni caso, lo sviluppo di una reazione allergica di tipo intestinale richiede la presenza nell’intestino di IL-25, una proteina che regola la risposta immunitaria intestinale.
 
Al contrario, i topi che ingerivano l’antigene prima della sensibilizzazione cutanea, non sviluppavano questa risposta allergica: “l’esposizione orale all’antigene prima di tale sensibilizzazione ha bloccato lo sviluppo dell’allergia”, si legge nello studio. Il risultato, ancora da approfondire, apre prospettive di studio per comprendere i meccanismi dello sviluppo dell’allergia alimentare collegata a questa sensibilizzazione della pelle. Infatti, “questi risultati dimostrano un ruolo per la TLSP e IL-25 nella progressione atopica dalla sensibilizzazione cutanea alla reazione allergica”, si legge ancora nello studio, “e fornisce un modello per la generazione di potenziali interventi terapeutici”.
 
Viola Rita

© RIPRODUZIONE RISERVATA