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Giovedì 27 NOVEMBRE 2014
Lazio. Anaao chiede confronto con Zingaretti su piano ospedaliero e accordo per la medicina territoriale

Il sindacato sottolinea che il piano ospedaliero, pur apprezzabile resta "un documento meramente tecnico, privo di respiro strategico". Per l'accordo con i medici di medcina generale, invece, l'Anaao stigmatizza il mancato coinvolgimento della dirigenza medica e specialistica che fino ad oggi "si sono sobbarcate i problemi della cronicità e della fragilità in maniera preponderante". IL DOCUMENTO INVIATO A ZINGARETTI

L’Anaao Assomed Regione Lazio chiede un confronto immediato, serio e approfondito con la Regione, per esaminare gli aspetti più critici dei due provvedimenti recentemente assunti dalla Giunta Zingaretti: il progetto di riorganizzazione della rete ospedaliera e il protocollo d’intesa per la riorganizzazione dell’assistenza territoriale. 
 
Quello che appare evidente - sostiene l’Anaao Regione Lazio - è la mancanza della visione strategica complessiva di politica sanitaria e come i due atti di programmazione non hanno nulla che li accomuni o li avvicini, se non la coincidenza temporale della loro presentazione. Ed è difficile rinvenire in queste iniziative della Regione una incisiva capacità di programmazione di cui, al contrario, si avverte l’estrema necessità nonché urgenza, iniziative che sembrano prescindere dai ruoli e funzioni dei principali attori dell’assistenza sanitaria, i medici, a cominciare proprio dai medici di medicina generale.
 
Per entrare nel merito del progetto della rete ospedaliera si può affermare che una prima e generale lettura porta a darne una valutazione iniziale parzialmente positiva. Per la prima volta si propone un impianto equilibrato dei posti letto tra Roma città e le Province del Lazio, i tagli dei posti letto non sono lineari, i servizi e le reti per l’emergenza vengono identificate come core business dell’ospedale ed organizzate secondo il modello Hub e Spoke, viene assunto che le specialità complesse devono rispondere a criteri basati sui volumi di attività e sulla appropriatezza degli interventi, si prevedono integrazioni interaziendali tra strutture ospedaliere in un disegno di lavoro comune e complementare.
 
Tuttavia bisogna sottolineare come, al di là delle affermazioni di principio condivisibili, esso rimanga un documento meramente tecnico, privo di respiro strategico, ispirato da criteri aritmetici nella revisione dei posti letto, basato su falsi criteri economicistici che incidono solo in minima parte sulla spesa corrente, che è il vero capitolo di spesa. D’altro canto il permanere di piccoli (finti) ospedali non risponde a nessuna logica organizzativa-gestionale, nè economicistica, ma puramente politica e mette a rischio la salute dei cittadini e l’operato professionale dei medici. 
 
Ogni revisione organizzativa che abbia l’obiettivo di mettere in rete le diverse professionalità mediche, oggi isolate, parcellizzate, - sostiene l’Anaao - passa attraverso una ridefinizione del rapporto di lavoro che, nel salvaguardare la scelta del medico e del luogo di cura da parte del cittadino, deve avere carattere di omogeneità per tutti gli operatori del Servizio Sanitario, così da diventare strumento essenziale per una programmazione e gestione unitaria dell’intervento sanitario. E’ questo un nodo cruciale sia per migliorare l’assistenza sanitaria e sia per ridurre i costi che nascono dalle inefficienze, dagli sprechi, dalle inutili, se non dannose per il cittadino, ripetitività degli atti medici.
 
Per quanto riguarda l’applicazione dell’accordo Regione-MMGG, sconcerta, in primo luogo, come su una materia così cogente, riguardante l’assistenza sanitaria regionale, specie rivolta a pazienti con particolari fragilità quali anziani e affetti da patologie croniche, l’organo regionale non abbia sentito l’esigenza di coinvolgere le organizzazioni mediche della dirigenza e anche della specialistica che, non dimentichiamolo, fino ad oggi si sono sobbarcate i problemi della cronicità e della fragilità in maniera preponderante. Quello che salta immediatamente all’occhio è la farraginosità dell’impianto operativo e gli aspetti economici dell’accordo.
 
L’accordo in esame ci porta tranquillamente ad affermare come i contributi attesi al miglioramento dell’assistenza sanitaria potevano essere raggiunti con un’accorta riorganizzazione ed efficace potenziamento dell’istituto della continuità assistenziale. 

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