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Sabato 29 NOVEMBRE 2014
Vaccino influenza. Le morti sospette salgono a 13. Forse coinvolto un altro vaccino. Giusto non drammatizzare. Ma ha senso continuare la campagna vaccinale come se nulla fosse?

Le segnalazioni su eventi avversi anche mortali sospettati di avere connessione con la vaccinazione antinfluenzale continuano ad aumentare di ora in ora. Al momento le autorità continuano ad invitare a non interrompere la campagna vaccinale. Ma forse una sua sospensione “cautelativa”, fino a quando non si avrà certezza sul nesso di causalità, è un’opzione che sarebbe bene non scartare a priori

Ormai è un bollettino di guerra. E si fa presto a dire “non drammatizzare”. Le morti sospette sotto esame delle autorità sanitarie sono arrivate a 13 con un ultimo caso segnalato a Cuneo. In quest’ultimo il nesso di causalità da indagare non è come negli altri con la somministrazione del Fluad ma riguarderebbe un altro vaccino, l’Agrippal, sempre di Novartis (una relazione poi esclusa a seguito dell'autopsia efettuata su disposizione della Procura di Cuneo).
 
Dicevamo, “non drammatizzare”. Giusto, se la frase restasse circoscritta all’ambiente scientifico dove, prima di trarre conclusioni, è d’obbligo la verifica di tutte le possibili concause. Ma se lo stesso auspicio, accompagnato dall’invito a continuare le vaccinazioni, viene rivolto alla popolazione non ci si deve stupire se la reazione è quanto meno di scetticismo, se non di aperta diffidenza.
 
Per chi non è addetto ai lavori quello che conta sono i fatti di oggi, non quelli di domani. E i fatti di oggi sono che la massima autorità farmaceutica del Paese ha vietato la somministrazione di un vaccino antinfluenzale a seguito di eventi avversi, di cui molti con esito fatale.
 
Se si decide di vietare il vaccino, e l’Aifa non poteva agire diversamente, come si può pensare che tutto continui come prima? Come si può pensare che la popolazione si fidi dell’invito, pur motivato da sacrosante ragioni di salute pubblica, a proseguire senza timore la vaccinazione?
 
Se è vero infatti che i numeri degli eventi segnalati, di cui, è sempre bene ripeterlo, non è stato ancora provato alcun nesso di causalità con i decessi e le altre reazioni avverse gravi, sono comunque minuscoli rispetto ai morti per complicanze dell'influenza  (8.000) che ogni anno si verificano in Italia, è anche vero che è legittimo, da parte di chi si appresta alla vaccinazione, chiedere di avere quanto prima una risposta certa e incontrovertibile sul fatto che quei morti non abbiano nulla a che fare con i vaccini. Senza quella risposta è ovvio che il vaccinando, anche se informato e favorevole alla vaccinazione, possa decidere, come sta avvenendo nella stragrande maggioranza dei casi, di rinviarla fino a quando non si saprà come è andata effettivamente.
 
E il quadro non è poi ovviamente rasserenato dalla notizia dell’avvio di varie indagini della magistratura che, per carità, si deve evidentemente muovere d’ufficio, ma certamente contribuisce, seppur involontariamente, ad adombrare ancor di più il contesto della vicenda, alimentando il clima di paura e sospetto.
 
Quindi che fare? Prima di tutto chiudere quanto prima le rilevazioni scientifiche per rappresentare alla comunità l’esatta dinamica degli episodi e la sussistenza dei sospetti di causalità. Ma forse, finché ciò non sarà possibile, non appare così estremista l’ipotesi di una sospensione, anch’essa cautelativa, come lo è stato il divieto di utilizzo dei vaccini, della campagna vaccinale in corso.
 
Una decisione che forse rallenterebbe di qualche settimana il calendario vaccinale ottimale, ma certo darebbe più certezze e tranquillità a tutta la popolazione (e anche più fiducia verso le autorità). Il cittadino si trova infatti ormai sempre più stretto tra l’incudine della paura per quelle morti sospette che aumentano di ora in ora e il martello dell’invito a vaccinarsi comunque che, alla luce di quanto sta accadendo, non può che apparire quantomeno controverso. E così, alla fine, la "sospensione" della campagna è di fatto già in atto, spontaneamente, e in nome di quel buon senso comune che spinge chiunque alla cautela di fronte a notizie così allarmanti.
 
Cesare Fassari

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