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07 DICEMBRE 2014
Tumori del sangue. Dal congresso di San Francisco terapie in combinazione e sempre più mirate

Al 56° Congresso dell’American Society of Ematology le nuove frontiere terapeutiche. Dal trapianto di staminali e anticorpi a nuove terapie mirate. Tra queste la “terapia tris” contro il mieloma multiplo. Presentata anche una nuova cura per il linfoma associato all’Hiv.

Nuove terapie in combinazione e sempre più mirate per il linfoma e il mieloma multiplo stanno migliorando il trattamento dei pazienti più difficili da trattare. È quanto emerge da alcuni studi presentati al 56° Congresso dell’American Society of Ematology (ASH) che si è aperto oggi a San Francisco con la partecipazione di oltre 20mila medici provenienti da tutto il mondo per i quali il congresso rappresenta l’evento più importante per aggiornarsi sui progressi della ricerca scientifica nel campo dell’ematologia.  
 
Trapianto di staminali e anticorpi. Nonostante i progressi nel trattamento del linfoma, migliorare la prognosi per i pazienti con recidiva e per quelli resistenti alle terapie resta ancora una sfida. Il recente successo di alcune terapie mirate associate con un numero inferiore di effetti collaterali rispetto agli approcci tradizionali apre nuove speranze per trattare con successo anche le forme più aggressive. Per i pazienti con linfoma recidivante o per quelli che non rispondono alle terapie, il trapianto di cellule staminali è potenzialmente una buona opzione terapeutica, ma questa procedura non sempre ha successo. Due studi hanno presentato oggi metodi dettagliati per migliorare l’esito della terapia nei pazienti con linfoma recidivanti o difficili da trattare. Questi metodi includono l’aggiunta al trattamento standard di un anticorpo mirato per prevenire la recidiva dopo il trapianto.
 
Terapie mirate. Al congresso nei prossimi giorni saranno presentati anche altri tre studi sui progressi nel trattamento del mieloma. Si tratta di esempi della cosiddetta “terapia di precisione” tra cui un inibitore del proteosoma e due anticorpi (CD28) che mostrano risultati incoraggianti in associazione con il trattamento standard nei pazienti con recidiva o resistenti alle terapie. “Anche se l’eradicazione del mieloma aggressivo e del mieloma multiplo restano ancora la sfida maggiore, la scoperta di diverse e promettenti strategie terapeutiche rappresenta per i medici e i ricercatori uno stimolo eccitante” ha detto al Congresso Brad Kahl, professore associato di Medicina presso l’Università del Wisconsin. “Con la combinazione di più terapie e con lo studio dei risultati nei pazienti vulnerabili, stiamo imparando di più su come poter aiutare meglio coloro che non rispondono alle terapie”.
 
La “terapia tris” contro il mieloma multiplo.Tra le principali novità presentate al Congresso, la “terapia tris”, ovvero la combinazione di tre farmaci contro il mieloma multiplo. I ricercatori hanno scoperto che aggiungendo un terzo ingrediente (carfilzomib) a un mix di due composti già utilizzati in coppia (lenalidomide e desametasone), la malattia viene 'congelata': resta ferma, senza progredire, per oltre 26 mesi in media. Sono questi i risultati dello studio di fase III 'Aspire' annunciati dalla società scientifica Usa in una conferenza stampa ufficiale e pubblicati oggi sul New England Journal of Medicine. Lo studio Aspire ha valutato carfilzomib per iniezione più lenalidomide e desametasone rispetto a lenalidomide e desametasone in pazienti affetti da mieloma multiplo recidivante. Lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario dimostrando che la combinazione di Carfilzomib, Lenalidomide, and Dexamethasone è in grado di aumentare in modo significativo la sopravvivenza senza malattia a 26,3 mesi rispetto ai 17,6 mesi della combinazione con soli due farmaci, il che significa un miglioramento di 8,7 mesi in termini di sopravvivenza libera da progressione (vedi anche altro articolo).
 
Linfoma associato all’Hiv. Da sempre la prognosi per i pazienti affetti da linfoma associato all’Hiv è infausta. Tuttavia, una terapia antiretrovirale particolarmente attiva ha aumentato la capacità di questi pazienti di tollerare il trattamento e ha portato ad un miglioramento degli esiti della cura stessa. Negli ultimi dieci anni, i pazienti con linfoma-Hiv non sono stati trattati con il trapianto di cellule staminali a causa del fatto che sono immuno-compromessi. Per capire se il trapianto può essere sicuro ed efficace anche per questi pazienti, i ricercatori del National Cancer Institute Bone Marrow Transplant Clinical Trials Network in collaborazione con quelli dell’AIDS Malignancy Consortium hanno condotto uno studio multicentrico tra 40 pazienti con Hiv che hanno ricevuto un trapianto autologo di cellule staminali ad alte dosi. I pazienti erano affetti da Hodgkin persistente o ricorrente o da linfoma non-Hodgkin. Cento giorni dopo il trapianto, il 92,3% dei pazienti ha avuto una risposta completa al trattamento, solo uno ha avuto una remissione parziale e due hanno avuto una recidiva. Un anno dopo il trapianto, il 42,5% dei pazienti ha sviluppato un totale di 42 infezioni uniche. Dopo un follow up di due anni, il tasso di sopravvivenza ad un anno tra i pazienti trapiantati è stato dell’86,6%. “Questi sorprendenti dati dimostrano che il trapianto autologo di cellule staminali può essere efficace, tollerabile e non troppo tossico per i pazienti con linfoma associato all’Hiv” ha spiegato Joe   Alvarnas del City of Hope National Medical Center in Duarte e principale autore dello studio. “Inoltre, il nostro studio fornisce una prova molto persuasiva che l’Hiv o l’Aids non dovrebbero rappresentare una barriera al trapianto autologo di cellule staminali per i pazienti che rientrano nei criteri di elegibilità”.
 
Emanuela Vinci

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