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Mercoledì 31 DICEMBRE 2014
Infermieri specialisti nella legge di stabilità? Ma dove? Io non li ho trovati

La presidente dell’Ipasvi Silvestro ne ha parlato ieri diffondendo una nota stampa. Ma leggendo bene il comma della stabilità cui si fa riferimento non ho trovato alcun accenno a questa figura. Tutto è rimandato a un Accordo Stato Regioni, il cui destino è ancora da scrivere. E allora, come stanno effettivamente le cose?

Durante la seconda guerra mondiale un pilota per sottrarsi a missioni pericolose  si dichiarò pazzo invocando il “comma 22” ma nel fare questo si trovò invischiato in un circolo vizioso "chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo". La storia è raccontata nel romanzo “Catch 22” che  tradotto  vuol dire "Tranello 22" e dal quale è nato  il “paradosso del tranello”.
 
Temo che qualcosa di analogo succeda  con un altro comma quello previsto dalla legge di stabilità è indicato con il numero 566,che a scanso di equivoci vorrei riprodurre:
566. Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di equipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall'attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
 
Con molta probabilità il comma 566 diventerà per gli infermieri il tormentone del 2015 e con molta probabilità anche esso sarà “Catch 566”, cioè un tranello. Ma non ne sono sicuro. I greci antichi quando si trovavano in dubbio facevano ricorso “all’epochè”. Cioè sospendevano il giudizio per contrassegnare un atteggiamento tutto sommato scettico  che consiste nel non negare e nel non affermare, nel non accettare e nel non rifiutare. Con ciò essi intendevano opporsi al dogmatismo  per il quale si assente su tutto anche sulle cose poche chiare...cioè si beve tutto quello che esce dalla bottiglia.
 
Nei confronti  del comma 566  mi avvalgo quindi dell’epochè .e siccome a suo tempo su questo giornale ho  discusso molto di “competenze avanzate”, prima di farmi una opinione desidero rivolgere alla presidente Silvestro una richiesta di chiarimenti :
· quale rapporto c’è tra l’accordo sulle competenze avanzate che per ben due anni si è portato avanti al ministero della salute  e il comma 566? Vorrei capire se il comma 566 è il risultato di quell’accordo, che fine ha fatto quell’accordo ,se la modalità della concertazione prevista nel comma 566 preludono ad un altro genere di accordo, cioè diverso dalle competenze avanzate?
· Il comma 566 ribadisce sostanzialmente quello che è già reale cioè che le competenze dei medici restano ai medici e quelle degli infermieri agli infermieri, ma introduce a proposito di medici una espressione “atti complessi” ,vorrei sapere che cosa si intende con questa espressione, se esistono “atti semplici” dei medici che in quanto tali rientrerebbero nelle competenze degli infermieri,  e qual è il parametro per distinguere “complesso” da “semplice” ,e ovviamente i profili di responsabilità ,
· Il comma 566 recita che sono “definiti” ruoli..ecc..non dice “ridefiniti” ponendoci difronte ad  una ambiguità. Chiedo cosa vuol dire “definire”? Riordinare? Riformare? O più semplicemente ribadire quello che già c’è? E quale sia l’ambito di tale definizione e soprattutto a  quale logica essa  si riferisce. Cioè quale è l’intenzione del comma 566: riformare i ruoli professionali? Razionalizzarli? E con quali strumenti dal momento che ripensare dei ruoli  meriterebbe  come nel 99 a proposito di legge 42 una legge di riforma?
· Il comma 566 è a costo zero cioè prevede che nell’eventualità di  ruoli pur ridefiniti  la retribuzione non cambia. Chiedo se questo non sia un modo eufemistico  per ribadire i ruoli in essere che rimanendo in essere non meritano adeguamenti retributivi, o se è una forma di dumping, cioè di alterazione dei valori salariali nel senso della decapitalizzazione del lavoro infermieristico, oppure se è semplicemente  una svalutazione neoliberista del valore del lavoro.
 
Infine vorrei passare alle dichiarazioni di Annalisa Silvestro, non so se fatte in chiave di senatrice o di presidente dell’Ipasvi, e chiedere altri chiarimenti:
· nell’articolo di QS del 30 dicembre  si dice che “con il comma 566” si individuano 6 aree di assistenza (cure primarie e servizi territoriali/distrettuali, area intensiva e dell’emergenza-urgenza, area medica, chirurgica, neonatologica e pediatrica, salute mentale e dipendenze) definite  “aree per lo sviluppo delle competenze specialistiche degli infermieri”, ma nel comma 566 non c’è a riguardo nessun riferimento esplicito e non essendo ancora stato approvato l’accordo sulle competenze avanzate che al contrario  le aveva ipotizzate, chiedo  di chiarirmi su quale base si riconducono queste aree al comma 566?
· La Silvestro nelle sue dichiarazioni ritiene che il comma 566 sia uno “snodo importante” fino a parificarlo per importanza alla legge 42 del 1999. Siccome a me  sembra del tutto incongruo il paragone chiedo su quali presupposti il comma 566 è considerato alla stregua della legge 42?
· La Silvestro  chiarisce  che con il comma 566 “il processo diagnostico-terapeutico è di competenza del medico, mentre quello assistenziale è di competenza dell’infermiere” siccome questo è da secoli la realtà quali sono le differenze che introduce il comma 566? Cioè cosa cambia in concreto per gli infermieri e per i medici?
· La Silvestro  aggiunge che il comma 566 è  “un’importante occasione per una riorganizzazione del lavoro”  siccome tutte le conquiste normative degli infermieri sono rimaste sulla carta (post ausiliarietà) proprio a causa di una mancata riorganizzazione del lavoro a quale paradigma di riorganizzazione ci si riferisce? E siccome le riorganizzazioni del lavoro sono comuni a tutte le professioni con quale progetto essa intende presentarsi ad esempio ai medici? Per me, che mi sono battuto contro le guerre per le competenze quindi  per la coevoluzione delle professioni, è importante sapere:  quali modi e forme avrà la coevoluzione interprofessionale? Per caso la Silvestro ha rinunciato alla strategia della  guerra e alle sue teorie sull’affrancamento degli infermieri da una presunta schiavitù?
· La presidente Silvestro ha auspicato che venga presto superato il principio del costo zero lasciando intendere che il compito dei collegi  è  “di porre le basi professionali”  cioè fabbricare principi a partire dai quali  dovranno essere i sindacati a sbrogliarsela ossia a metterli in pratica. Ma come faranno i sindacati a valorizzare economicamente il lavoro degli infermieri se la legge di stabilità che la Silvestro ha votato è deliberatamente volta a deprofessionalizzare il lavoro con il ricorso al demansionamento, con il ricorso ad un definanziamento programmato, e con una restrizione del mercato del lavoro quindi con una crescita del precariato e dei disoccupati. Non crede la Silvestro che tra la senatrice e la presidente vi siano delle contraddizioni? E non crede che scaricare tali contraddizioni sul sindacato non sia proprio corretto o quanto meno non faccia gli interessi degli infermieri?
· Infine  la questione degli “infermieri specialisti” che, da quel che si legge, la Silvestro deduce dal comma 566, anche se il  comma in questione  in nessun caso fa riferimento a infermieri specialisti. Chiedo allora, da cosa si presuppone  che gli infermieri saranno specialisti? Cosa vuol dire in pratica che l’infermiere deve essere in grado “di diversificare le proprie peculiari competenze”? In termini pratici chiedo: date le aree indicate in quelle aree vi saranno infermieri specialisti e non specialisti? E gli uni e gli altri saranno pagati allo stesso modo? O tutti gli infermieri di quelle aree per essere semplicemente in quelle aree saranno tutti specialisti? Se penso alla realtà dove ad esempio gli infermieri dell’area critica  sono già di fatto specialisti cosa cambia? Se poi si prende come riferimento “l’area medica” che non può essere assimilata all’area critica, in cosa  consiste una eventuale figura di infermiere specialistico? Chiedo quindi, gli infermieri specialisti saranno in tutte le aree o solo in alcune?
 
Spero  che i miei dubbi non siano considerati  come spesso capita, delle pretestuose  provocazioni, ma siano considerati  per quelli che sono, cioè come un tentativo costruttivo di dialogo in condizioni di dialogo difficili. Spero molto nell’interesse di tutte le professioni  che il comma 566 non sia “Catch 566” ma aspetto  i chiarimenti prima di pronunciarmi in tal senso.
 
Ivan Cavicchi
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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