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Lunedì 12 GENNAIO 2015
La formazione dei medici e le colpe delle lobby universitarie



Gentile direttore,
vorrei rispondere alla Professoressa Carolina Ciacci nel suo intervento dello scorso 30 dicembre dal titolo “Formazione post laurea. Siamo sicuri che "in ospedale" sia meglio che all'Università?” Cercherò di prenderla alla larga, sapendo per altro di scatenare un vespaio, ma andiamo con ordine. Un tempo nemmeno troppo lontano si poteva accedere alla carriera ospedaliera svolgendo un tirocinio pratico ospedaliero, retribuito, nella specialità prescelta e una volta superato si apriva la possibilità di partecipare ai concorsi per assistente ospedaliero in quella disciplina. Ma...c'è sempre un ma...
 
Così facendo l'università non poteva più controllare questi percorsi e sopratutto perdeva manodopera specializzata a costo zero per l'attività didattica e di ricerca.
Si attiva quindi la lobby dei professori universitari, che ha spinto perché si introducesse, per accedere concorsi pubblici, l'obbligo del conseguimento del titolo di specialista; il contentino fu l'introduzione della borsa di studio.
 
In sintesi il sistema ti paga e tu lavori per 5 anni, adesso 4, per l'istituto universitario e per il dominus di turno e dopo, solo dopo, intorno ai 31/32 anni suonati potrai finalmente, fare un concorso.
Abbiamo solo spostato il problema da un ambito all'altro, ma abbiamo conservato il primato dell'università.
Dovrebbe essere finalmente giunto il momento in cui i medici ospedalieri vengano sdoganati, in termini di didattica, a proposito a leggere le righe della professoressa Ciacci sembrerebbe quasi che tutti gli ospedalieri abbiano conseguito laurea e specializzazioni su Marte, dove ovviamente vivono universitari marziani che insegnano solo ai futuri medici ospedalieri terrestri.
Personalmente devo dire di aver conosciuto decine di medici ospedalieri che hanno svolto con assoluta competenza l'attività clinica e di didattica formando generazioni di valenti professionisti, che oggi popolano ospedali, studi professionali e qualcuno anche gli atenei, anzi talvolta l'università coopta questi medici per riempire vuoti che si creano nelle compagini delle facoltà, avrei molti, molti esempi, ma mi astengo.
 
Credo che sia anacronistico continuare a far fare formazione alla classe medica per un periodo di tempo così lungo, per giungere poi all'agognato posto di lavoro, " nel mezzo del cammin di nostra vita", teniamo pure conto che si vive più a lungo ma è pur sempre anacronistico.
Per quanto invece riguarda l'inquadramento in una posizione non dirigenziale, sono in totale disaccordo, rischiamo di avere medici di serie A e di serie B, vedo una unica strada, un patto tra università e ospedale per un percorso formativo che metta a fattor comune conoscenze e competenze, presenti in tutte e due i comparti per formare i professionisti di domani.
 
Maurizio Dore
Direttore generale Asl TO5 e Presidente Federsanità Anci Piemonte

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