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Venerdì 16 GENNAIO 2015
Pronto soccorso. Simeu: “Ogni anno 24 milioni di accessi, quasi uno al secondo. Ma mancano letti in corsia e l'influenza c'entra poco”

L'impossibilità di ricoverare tempestivamente i pazienti è la causa primaria del caos di queste settimane. Ma c'è anche il problema del "dopo" alla dimissione dagli ospedali garantendo l'accoglienza tempestiva dei pazienti sul territorio. Le soluzioni della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza per uscire dalla crisi dei PS.

“La paralisi dei pronto soccorso che in questi giorni ha interessato le strutture ospedaliere di tutta Italia ha una causa fondamentale: l’impossibilità di ricoverare tempestivamente i pazienti con indicazione al ricovero nei reparti degli ospedali, per carenza di posti letto. L’incremento degli accessi per patologie legate all’epidemiologia stagionale e alla maggiore fragilità della popolazione nel suo complesso, non è quindi la causa principale del sovraffollamento”.
 
Così Gian Alfonso Cibinel, presidente nazionale Simeu, Società italiana della medicina di emergenza-urgenza spiega  le cause del sovraffollamento nei pronto soccorso italiani. E in un’analisi della situazione indica quelle che secondo la Simeu sono le possibili soluzioni per uscire dall’impasse.
 
Le conseguenze del sovraffollamento. Nell’osservazione degli operatori, confermata dalla letteratura scientifica, le situazioni di sovraffollamento delle strutture di pronto soccorso, hanno conseguenze serie: un rischio aumentato per i pazienti; una disparità di trattamento a seconda del problema di presentazione (chirurgico, medico specialistico, medico generale); l’impossibilità a garantire il rispetto della privacy e della dignità delle persone da assistere e curare; un carico orario, professionale ed emotivo per il personale medico, infermieristico e di supporto non sostenibile nel tempo.
 
Le possibili soluzioni per Simeu. Un’azione indispensabile è quella di revisione e rinforzo del sistema territoriale e della medicina generale, per limitare gli accessi impropri, ma soprattutto per accogliere tempestivamente i pazienti in dimissione dagli ospedali.
Altrettanto necessario è garantire in tutti i pronto soccorso l’attività di osservazione breve, integrata con quella più tradizionale di accettazione. E’ un’attività che permette di tenere sotto controllo per 12-30 ore i pazienti con problematiche non completamente definite, e successivamente di ricoverare solo quelli che ne hanno bisogno e di dimettere gli altri in sicurezza.
 
Quando non è possibile aumentare il numero dei letti, assicurare almeno una distribuzione dei posti letto tra i diversi ospedali e tra le diverse aree di ciascun ospedale - critica, medica, chirurgica –, che corrisponda ai fabbisogni di salute della popolazione.
 
Garantire in tutti gli ospedali una funzione forte centralizzata di bed management basata sulla rilevazione costante di alcuni semplici indicatori (accessi, tempi di permanenza in pronto soccorso, occupazione dei posti letto, degenze medie);
Ridurre le degenze più lunghe, anche attraverso i percorsi di dimissione protetta.
 
“I pronto soccorso in Italia sono una porta sempre aperta, per tutti – ricorda la Simeu – 24 milioni di accessi ogni anno, un terzo della popolazione, quasi un accesso ogni secondo. Sono pazienti in pericolo di vita (1-2%), vittime di incidenti o colpiti da malattie acute (65-70%), ma anche casi con problemi sanitari minori o con problemi sociali (30-35%), che potrebbero trovare risposta in altri servizi sul territorio. Il pronto soccorso è sempre più lo snodo principale delle richieste di assistenza sanitaria o di supporto sociale della popolazione; molti pazienti in PS sono salvati, una parte sono ricoverati (15%), altri ricevono tutte le cure di cui hanno bisogno, senza più necessità di ricovero ospedaliero; in PS si attivano spesso percorsi di cura e assistenza da proseguire al domicilio o in strutture protette. Il mantenimento della funzionalità dei pronto soccorso – conclude la Simeu – è un elemento critico per la sopravvivenza del nostro sistema sanitario nazionale, che resta uno dei migliori del mondo, soprattutto per l’universalità di accesso.

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