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18 GENNAIO 2015
Onotri (Smi): “Donne medico convenzionate senza tutele per maternità nel Jobs act. Caro Renzi, non le dimentichi”

Lettera aperta al presidente del Consiglio per denunciare questa dimenticanza della riforma del lavoro ma anche per sottolineare la sostanziale assenza della sanità dall'agenda delle "grandi" riforme del Governo. Al contrario si continuano a varare provvedimenti parziali, spesso inutili, che rispondono all'antico adagio 'Cambiare tutto, per non cambiare niente'

Mettere nell’agenda del Governo le riforme sulla sanità, sul “job act” estendere le tutele per la maternità anche alle donne-medico convenzionate, varare un “contratto unico dei medici” a tutele crescenti per combattere il precariato, ma anche per creare le condizioni per avviare un processo riformatore che archivi la stagione delle ingerenze dei partiti e delle Regioni nella gestione del Ssn. Queste le richieste contenute in una lettera aperta al Premier Matteo Renzi, inviata dal Segretario Generale dello Smi, Pina Onotri.


Gentile Presidente del Consiglio,
in questi giorni, ancora una volta, è riesploso il “caos” nei pronto soccorso: corridoi intasati, pazienti in barella e per terra, cittadini e medici esasperati. Il tutto corredato da puntuali titoli sui quotidiani, servizi sui telegiornali, magari con la ricerca un poco morbosa di un colpevole-capro espiatorio, magari in camice bianco. Poi, come sempre, dopo tanto clamore, ritorna il silenzio.
 
Ma la realtà è che da anni ad ogni picco di una normale influenza i nostri servizi di emergenza collassano.
Una situazione intollerabile non solo per i cittadini, ma anche per i medici, costretti a lavorare in condizioni inaccettabili. I tagli dei posti letto, il blocco del turn over, il ricorso massiccio a contratti a tempo e precari, la mancata riorganizzazione delle cure primarie, sono alcune delle cause di questo costante e ricorrente “attentato” al diritto alla salute, sancito dalla nostra Costituzione.
A monte, però, c'è una incapacità di dare risposte alle grandi questioni del nostro tempo, alle trasformazioni della modernità: l'Italia e, più in generale, l'Europa, sono società con una composizione demografica radicalmente mutata, paesi più “vecchi” con una diffusione crescente della cronicità e delle malattie invalidanti. Sono società più povere anche a causa del protrarsi di una lunga crisi economica.
 
Caro Presidente, nella sua agenda di governo, pur densa di significativi problemi, sono assenti purtroppo queste grandi questioni: Lei ha annunciato una riforma al mese, ma tra queste non appare quella sulla sanità. Una grave dimenticanza che consente ad alcuni di continuare a mal gestire il nostro Ssn: in Italia si spendono sempre meno soldi per i servizi sanitari e, al contempo, si sprecano sempre più risorse per colpa delle ingerenze della politica e per le invadenze pseudofederaliste delle Regioni. Tutto ciò ha prodotto, inoltre, una grave ed evidente stortura: i cittadini non hanno un’assistenza di qualità omogenea il tutto il Paese.
Per questa ragione si continuano a varare provvedimenti parziali, spesso inutili, che rispondono a un antico adagio: “Cambiare tutto, per non cambiare niente”. Un esempio calzante sono i diversi interventi in questi anni sul territorio (e sulla medicina di famiglia, di continuità assistenziale e del 118), gli ultimi, in ordine di tempo, quelli contenuti nella legge Balduzzi: altro che rivoluzione!
 
Si può invertire la rotta. Ma bisogna avere coraggio e strategie adeguate. Lo Smi nell'ultimo Congresso Nazionale ha lanciato una proposta utile in tal senso e che va, anche, nella direzione del meccanismo delle tutele crescenti: il contratto unico dei medici. È giunto il momento di superare la giungla normativa e contrattuale del Ssn (caratterizzata da contratti e convenzioni e, rispettivamente, da medici dirigenti dipendenti e medici libero professionisti para subordinati, questi ultimi, a loro volta, alcuni a rapporto orario e altri a pacchetto di pazienti-scelte e prestazioni), portando tutte le figure professionali all'interno di un unico accordo di lavoro. Questa sì sarebbe una grande risposta alla domanda di semplificazione dei rapporti di lavoro, una soluzione contro il ricorso strutturale al precariato, ma anche il terreno utile per creare le condizioni per avviare un vero processo riformatore per restituire ai cittadini livelli essenziali di assistenza di qualità in tutte le regioni italiane.
 
Infine, un’ultima notazione sempre sul nodo dei diritti: l’attenzione del Governo al tema della maternità nel “jobs act” è un passaggio di grande importanza per una concreta affermazione nel mondo del lavoro del concetto di tutele crescenti. Tuttavia, non possiamo non segnalare che un segmento importante dei professionisti del Ssn continua ad essere escluso da questi provvedimenti, ci riferiamo alle donne-medico convenzionate (medici di famiglia, di guardia medica, del 118, dei servizi, pediatri di libera scelta), le quali in virtù di un “anomalo” inquadramento libero professionale, ma parasubordinato, non godono in modo adeguato di questa copertura, per esempio per quanto riguarda l’allattamento.
 
Crediamo che un passaggio come quello di una riforma radicale del mercato del lavoro che punti alla fine della contrapposizione tra garantiti e non, deve, appunto, passare per un estensione delle tutele, per tutti e tutte.
 
Le donne-medico che operano nelle cure primarie, nel territorio, nella prima linea dei servizi sanitari del nostro Paese devono avere la giusta attenzione del Governo, non possono essere dimenticate, ancora una volta.
 
Pina Onotri
Segretario generale SMI

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