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Venerdì 23 GENNAIO 2015
Pronto soccorso. “Ormai sono 'Ko'. Basta tagli a letti e personale”. Flash mob e sit-in della Fp Cgil negli ospedali italiani. Il Video

Dal San Camillo di Roma, al Cardarelli di Napoli passando per il Careggi di Firenze e il San Carlo di Milano fino al Policlinico di Bari. Sit-in e flash mob del Sindacato negli ospedali italiani per denunciare il caos nei Pronto soccorso. “Manca il filtro del territorio. Occorrono investimenti su personale”.  VIDEOI NUMERI CGIL

Protesta nei principali Pronto Soccorso italiani organizzata dai medici, infermieri e operatori sanitari della Fp Cgil che denunciano l’ormai caos quotidiano della rete di Emergenza-Urgenza italiana. Il Sindacato segnala  come sono “65.000 gli accessi giornalieri di cui un terzo impropri, magari effettuati anche solo per spendere meno in esami diagnostici e analisi”.

 
L'iniziativa ha voluto mettere in luce le criticità del sistema. La Fp Cgil evidenzia come il sistema sia stato “colpito da tagli alle risorse pesantissimi (31 miliardi di euro tra il 2011 e il 2015, a cui si aggiungeranno gli altri 4 previsti dalla Legge di Stabilità del Governo Renzi, che ricadranno sui bilanci regionali) e da un riduzione di personale senza precedenti (-23.500 operatori, di cui 5.000 medici, solo tra il 2009 e il 2013) colmata da un'esplosione del precariato (32mila gli operatori con contratti di lavoro “flessibili” a cui si aggiungono oltre 20mila tra collaboratori e consulenti, secondo gli ultimi dati della Ragioneria Generale dello Stato)”.

Per il Sindacato tutto ciò rappresenta “un colpo mortale per il nostro servizio sanitario nazionale che, mentre vedeva indebolirsi la propria rete ospedaliera (posti letto passati in 12 anni da 4,7 ogni mille abitanti a 3,4, contro una media Ocse del 4,8), non ha riorganizzato l'offerta di servizi. A questo si aggiunge un forte invecchiamento del personale a causa del blocco del turn over, che ha impedito il ricambio generazionale. Nel caso dei medici, non viene riconosciuto nemmeno il diritto a un orario minimo settimanale di 48 ore con riposi diurni di 11, mancanza che ha visto l'Italia deferita alla Corte europea di Giustizia”.
 

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