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Mercoledì 28 GENNAIO 2015
Istat. Vent’anni di “Multiscopo”. I segreti dell’indagine sulla salute degli italiani che ci ha fatto scoprire il “sommerso” della sanità

Effettuata per la prima volta nel 1993, ha garantito un enorme salto di qualità nelle rilevazioni sanitarie. Facendo emergere fenomeni come quello del binge drinking tra i giovani. O la correlazione stretta tra disabilità e invecchiamento.E sfatando luoghi comuni: non è l’età avanzata della donna ad incidere di più sulla probabilità di non avere un figlio, ma quella dell’uomo

Le nuove caratteristiche e dimensioni dell’abuso di alcol in Italia, la correlazione tra aumento della disabilità e l’invecchiamento della popolazione, il legame tra rischio di morire e livello di istruzione: si tratta di dinamiche essenziali per fotografare il quadro del nostro Paese e che l’Istat ha potuto misurare soltanto grazie alle indagini multiscopo. Un sistema di rilevazioni che, dal 1993, costituisce la social survey per eccellenza del nostro paese per ampiezza dei temi trattati, accuratezza metodologica e campione raggiunto. Progettata per la produzione di dati sugli individui e sulle famiglie, l'indagine Multiscopo è diventata una miniera d'informazioni sulle trasformazioni della società italiana. Questo il tema al centro del convegno ‘Qualità della vita in Italia: vent'anni di studi attraverso l'indagine Multiscopo’, svoltosi presso la sede dell’Istat di Roma.

“L’anno della svolta è stato il 1993 – ha spiegato Linda Laura Sabbadini, Direttore del Dipartimento per le statistiche sociali e ambientali dell’Istat - Dopo alcuni anni di studi metodologici si perviene ad un modello non più basato su rilevazioni mensili che creava il problema di periodi di riferimento mobili dei fenomeni e si punta ad un’aggregazione tematica dei moduli piuttosto che casuale, per valorizzare le potenzialità di sfruttamento e analisi. Si avviano le prime indagini telefoniche su larga scala”.
 
Tra gli ingredienti fondamentali introdotti dalla nuova metodologia la possibilità di documentare i fenomeni sociali e demografici, rendendo emerso ciò che è sommerso, e l’adozione un approccio per soggetti: bambini, anziani, disabili, donne e uomini si collocano al centro delle rilevazioni, con le loro specificità e i loro bisogni. Prende forma così una vera e propria rivoluzione informativa che coinvolge pienamente l’indagine sulle condizioni di salute, a carattere quinquennale. Vengono quindi valutati parametri diventati sempre più importanti: la percezione della salute, con il predittivo della mortalità che risulta fondamentale per misurare la qualità della sopravvivenza; disabilità; malattie croniche; ricorso e modalità del ricorso ai diversi tipi di servizi, medicina non convenzionale, uso di farmaci, giudizio sul funzionamento dei servizi sanitari.
 
Tra 2000 e 2010 si registra un definitivo consolidamento del sistema, che si arricchisce con indagini di ritorno su famiglie e disabili e con la prima ricerca relativa alla violenza sulle donne. E tra 2011 e 2014 vengono avviate nuove indagini speciali che si integrano nel sistema multiscopo:
-indagine sulla discriminazione per orientamento sessuale, genere, origine etnica (2011): omofobia, razzismo, stereotipi di genere e discriminazioni nel lavoro, nel percorso formativo, nel rapporto con i servizi, nell’accesso all’abitazione 
-indagine sull’integrazione sociale dei migranti (2012): benessere soggettivo confrontabile con gli italiani, condizioni di salute, contraccezione, storie lavorative, storie coniugali e riproduttive, storie migratorie, conoscenza lingua italiana, fruizione culturale , mass media, partecipazione sociale, vittimizzazione, discriminazione, intenzioni sulla permanenza in Italia 
-indagine sulla sicurezza delle donne ( 2014), con nuova edizione anche su migranti e disabili.

Un follow up che consente il salto di qualità è senza dubbio quello relativo a salute, ricoveri e mortalità. L’indagine sulla salute del 1999-2000, agganciata con sdo e cause di morte negli anni successivi, produce risultati rilevanti sulle disuguaglianze sociali in sanità. Prosegue poi l’aggiornamento dei dati e si estende alle due indagini successive e a quella della popolazione straniera per la prima volta rilevabile, sino a estendere il database anche alle prestazioni specialistiche e ai farmaci.

“Il consolidamento della Multiscopo – ha sottolineato Sabbadini – è stato decisivo per combattere una serie di stereotipi: per esempio è emerso che non è l’età avanzata della donna ad incidere di più sulla probabilità di non avere un figlio, ma quella dell’uomo”.

Senza la multiscopo sarebbe quindi stato impossibile giungere a una serie di conclusioni imprescindibili per immortale efficacemente la società italiana:
-Il calo delle nascite, la crescita dell’invecchiamento della popolazione, la crescita dell’occupazione femminile fanno sì che la famiglia sia sempre più stretta e lunga.
-Le nonne pilastro del sistema di welfare stanno diventando l’anello debole della catena: lavorano più a lungo, hanno genitori molto anziani non autosufficienti da accudire, e nipotini da accudire per sostenere figlie e nuore poco supportate ancora dai servizi all’infanzia.

E un fenomeno così discusso e studiato, come quello del binge drinking tra i giovani, sarebbe rimasto sommerso. Come non avremmo probabilmente colto che la disabilità sta crescendo in valore assoluto, ma diminuisce in termini relativi: questo perché essa cresce solo per effetto dell’invecchiamento della popolazione, calando al netto del fattore età. Nel 2000 le persone anziane con limitazioni funzionali erano quasi 2milioni, nel 2013 sono diventati 2milioni e mezzo, ma considerando il tasso standardizzato per età, la disabilità passa dal 22,0% al 19,8%.

“La Multiscopo – ha concluso Sabbadini – ha generato un patrimonio informativo ricco e importantissimo per le politiche, che permette di comprendere le trasformazioni in atto nel Paese. Ma possiamo fare ancora di più. Dobbiamo darci nuove sfide e utilizzare ancora meglio il patrimonio informativo attraverso l’avvio di un processo di modernizzazione che valorizzi l’integrazione con gli archivi amministrativi e il matching con variabili non presenti nelle indagini”.
 
Gennaro Barbieri

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