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Martedì 10 FEBBRAIO 2015
Il comma 566 e la difesa del “fortino”



Gentile direttore,
ci risiamo. Leggo la lettera aperta sul comma 566 dei sindacati medici (non tutti), e mi viene spontaneo cercar di ricordare ai sostenitori di queste resistenze che la sanità italiana può migliorare solo cambiando alcune storiche abitudini, che la rendono oggi legatissima. Il comma 566 non sottrae competenze ai medici: perchè questo timore? Peraltro, quel passaggio della Legge di stabilità non è stato accolto con giubilante esultanza dalla professioni sanitarie, segno che già di per sè ha connotati che - forse - non dovrebbero totalmente dispiacere ai signori medici.

Direttore, lei sa bene che se un cittadino subisce un trauma ad una mano, o ha un corpo estraneo in un occhio, e si presenta ad un pronto soccorso 'normale', deve attendere di essere sempre visto da un medico, il quale - ovviamente quando può, fra un infarto e un ictus - lo invia allo specialista di competenza: il tempo di attesa per questo primo passaggio si esprime in ore, contribuendo a intasare sempre più le strutture di prima accoglienza ospedaliera italiane (fenomeno dell'overcrowding). Questo non si verifica ovunque, ma avviene nella gran parte dei pronto soccorsi italiani, perchè un radiologo o un oculista deve avere sempre una richiesta precisa, firmata da un suo pari...prima di tutto, un pò di burocrazia! Non si sa mai!
 
Dove invece si è cercato - rispondendo al profilo professionale che parla di valutazione del bisogno, senza confondere i rispettivi ruoli - di attribuire all'infermiere la funzione di inoltro diretto, ed anche qualcosa in più (gestione di casi semplici,regolarmente previsti da protocolli aziendali, con percorsi formativi in essere), come è avvenuto in Toscana ed in Emilia Romagna (organizzazione a modello 'see and treat') i medici hanno fatto ricorso, e hanno chiamato i Nas! (vedi Bologna). Complimenti!
 
Continuiamo così, facciamoci del male (cit. Nanni Moretti).
 
Francesco Falli
Presidente Collegio IPASVI, La Spezia

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