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Martedì 17 FEBBRAIO 2015
Maculopatie. La Soi torna all’attacco: “Disattese sentenze. Avastin può essere usato solo dall’1% dei medici e 65mila pazienti sono a rischio cecità”

Secondo la Società italiana di oftalmologia dei 130.000 pazienti che ogni anno necessitano di terapie intravitreali, la metà, non ha più accesso ad alcuna cura. Sia per  la scarsa diffusione di Lucentis nelle strutture pubbliche  sia per le assurde difficoltà nel reperimento e nell’uso di Avastinvi. Piovella: “ Mattarella e Renzi intervengano”.

Si riaccende la polemica sul caso Avastin-Lucentis. E ad accenderla è ancora una volta la Società di oftalmologia presieduta dal professor Matteo Piovella. “L’Italia è l’unico Paese dove si assiste a una diminuzione del numero di terapie intravitreali. Solo nell’ultimo anno – ha detto  Piovella - esiste un delta negativo del  40% rispetto all’Inghilterra e del 30% rispetto a Germania e Spagna”. 
 
Questi dati, sempre secondo Piovella, “evidenziano una realtà sorprendente: in Francia, Paese gemello per numero di pazienti affetti da maculopatia, si sono effettuati nel 2014, ben  650.000 trattamenti intravitreali. In Italia solo  230.000, il 10% in meno rispetto all’anno precedente. Per consentire a tutti di curarsi dovrebbero essere 700.000: nel nostro Paese mancano all’appello 470.000 iniezioni”.
 
“Oggi in Italia - sottolinea ancora il presidente della Soi - in un periodo di tagli e spending review, su 100 euro spesi per la cura delle maculopatie, 77 euro vengono spesi per Lucentis e solo 20 centesimi per Avastin. Attualmente nel nostro Paese, solo l’1% dei medici oculisti sono autorizzati e messi nella condizione di  prescrivere Avastin: negli Stati Uniti ed in Europa il 100% dei medici oculisti sono autorizzati  a utilizzare il farmaco 43 volte meno costoso ma equivalente per efficacia e sicurezza”.
 
E quanto accaduto, secondo Soi, è la prova del “fallimento del sistema regolatorio sostenuto da  AIFA e dal Consiglio Superiore di Sanità”. “Enti – si legge in una nota della Soi - che si sono resi  responsabili di gravi e imperdonabili errori contenuti nei pareri e nelle delibere a suo tempo approvate a limitazione dell’utilizzo di Avastin intravitreale, l’Autorità Garante si è nuovamente pronunciata riconoscendo la valenza delle istanze rappresentate da Soi”.
 
“In sintesi – prosegue la nota Soi - Antitrust ha intimato al Ministro della Salute ed ad AIFA di cancellare la discriminazione incostituzionale tra pubblico e privato inerente l’utilizzo di Avastin, oggi illegittimamente deliberato a esclusivo utilizzo  negli ospedali pubblici. Ma a oggi tutto sembra tacere”.
 
“La posizione di Soi – sottolinea la nota - è la posizione vigente in tutto il mondo scientifico internazionale. Ogni singolo oculista ha la formazione e la capacità  e deve essere  in grado di poter prescrivere ed effettuare una terapia intravitreale così come avviene in tutto il  mondo. L’effettuazione di una  terapia intravitreale è sicuramente meno complessa rispetto all’effettuazione di un intervento di cataratta e non vi sono esigenze scientifiche o di sicurezza che possano  escludere o impedire ai medici oculisti di poter erogare una terapia ai pazienti che ne hanno bisogno”. 
 
“Sostenere il contrario e agire di conseguenza – dice ancora la Soi - significa porre limiti restrittivi incostituzionali sia alla professione di medico chirurgo sia di accesso alle cure per quei pazienti che rischiano la cecità. Solo con una azione politica responsabile il nostro Paese tornerà a una situazione di normale rispetto e sostegno delle competenze e capacità dei medici oculisti italiani, professionisti che hanno sempre saputo dare il meglio a sostegno dei pazienti e dell’accesso alle cure, attraverso l’utilizzo delle migliori e più aggiornate terapie, che hanno reso fino ad oggi l’oculistica italiana una “eccellenza” riconosciuta a livello internazionale”.
 
“Oggi siamo costretti a ribadire con forza che l’attuale sistema non funziona”, sottolinea Piovella. “Dei 130.000 pazienti che ogni anno necessitano di terapie intravitreali – prosegue - la metà, ovvero 65.000 persone, non ha più accesso ad alcuna cura, sia per  la scarsa diffusione di Lucentis nelle strutture pubbliche (a causa degli alti costi) sia per le assurde difficoltà (derivanti da impedimenti normativi e burocratici di varia natura) nel reperimento e nell’uso di Avastin”.
 
“Il continuo aumento del numero dei casi di maculopatia, rapportato all’attuale insufficiente numero di iniezioni, faranno sì che migliaia di cittadini perderanno la vista con conseguenti gravi ripercussioni su tutto il sistema. Per questo – conclude il presidente Soi - chiediamo un intervento del Presidente della Repubblica e del Premier. Intervenite prima che sia troppo tardi per tutti”.

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