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Giovedì 19 FEBBRAIO 2015
ESCLUSIVA. Stabilità. Ecco la nuova proposta delle Regioni per i tagli alla sanità. Meno 2 miliardi di fondo e rinuncia a 285 milioni per l’edilizia sanitaria

Cambiano alcuni dettagli ma la sostanza della proposta delle regioni resta la stessa per quanto riguarda l’impatto sulle risorse sanitarie. Confermata la “rinuncia” di 2mld del Fsn 2015 di cui 1,168 per i beni e servizi, 350 prestazioni da privati, 195 dalla farmaceutica territoriale e 287 da quella ospedaliera. Ma le Regioni saranno libere di scegliere altre voci di spesa da tagliare. LA NUOVA BOZZA DI INTESA.

Come scriviamo in altra parte del giornale è ancora stallo per l’intesa tra Governo e Regioni sulla legge di stabilità. L’esecutivo ha preso un’altra settimana di tempo per ragionare ancora sulla proposta delle regioni.
 
Sul tavolo, per quanto riguarda la sanità, tagli per 2 miliardi al fondo sanitario, più altri 285 milioni in meno per le regioni relativi ai fondi per l’edilizia sanitaria.
 
Queste le due proposte regionali sulle quali anche oggi c’è stata fumata nera alla Stato Regioni, dove si è parlato di nuove rimodulazioni degli interventi sulla farmaceutica rispetto alle prime ipotesi.
 
In realtà, leggendo il nuovo documento delle regioni predisposto per l’Intesa che siamo in grado di anticipare, le cifre interne ai 2 miliardi di tagli per la sanità sono le stesse del documento di alcune settimane fa: 1,168 per i beni e servizi, 350 prestazioni da privati, 195 dalla farmaceutica territoriale e 287 da quella ospedaliera.
 
L’unica modifica che abbiamo rilevato è relativa ai tagli sull’edilizia ospedaliera che nella prima ipotesi prevedevano una rinuncia delle Regioni a 450 milioni di investimenti e che in questa nuova ipotesi si riducono a 285 milioni.
 
Ma se i numeri sono sostanzialmente gli stessi è il testo dell’emendamento alla stabilità che dovrebbe supportare questi tagli che è cambiato rispetto al vecchio documento, soprattutto con l’inserimento di una maggiore elasticità per le Regioni che potranno operare i tagli anche in altri settori sanitari diversi da quelli indicati.
 
Da quanto abbiamo appreso, poi, il riferimento di oggi pomeriggio a diverse modulazioni dei tagli alla farmaceutica andrebbe inteso non tanto, come abbiamo visto, nella modifica dei saldi dei tagli, ma quanto come volontà delle singole regioni ad operare in maniera autonoma su questa voce di spesa anche in relazione alle proprie specifiche esigenze e  ai propri dati di spesa farmaceutica.
 
Questo l’emendamento alla legge di stabilità proposto dalle regioni per poter attuare la loro ipotesi:
 
Emendamenti per individuare le misure di razionalizzazione ed efficientamento della spesa del Servizio sanitario nazionale
 
Emendamento 1
Governo, Regioni e Province Autonome , entro il 28 febbraio 2015, con Intesa da  sancire  in sede di Conferenza Stato-Regioni e Province Autonome, individuano misure di razionalizzazione ed efficientamento della spesa del Servizio Sanitario Nazionale per beni e servizi, ivi compresi i dispositivi medici, anche mediante il coinvolgimento di ANAC e Consip, nel rispetto dei prezzi di riferimento; della spesa farmaceutica territoriale ed ospedaliera, ad eccezione dei farmaci innovativi e salvavita; nonché della spesa per prestazioni da privato accreditato.
Procedono, altresì, al rafforzamento dei sistemi di monitoraggio in ordine all’attuazione del regolamento sugli standard ospedalieri di cui all’intesa Stato- Regioni e Province Autonome. del 5 agosto 2014.
Ogni regione potrà garantire, comunque, il raggiungimento dell'obiettivo intervenendo su altre aree della spesa sanitaria, anche in deroga alle disposizioni di cui all’art. 15, comma 14 del D.lg 6 luglio 2012 n. 95, convertito con modificazioni dalla Legge 7 agosto 2012, n. 135, al fine di realizzare economie non inferiori a 2.000 milioni di euro alle quali corrisponde una conseguente rideterminazione delle risorse individuate dall’art. 1, comma 556.
 
Emendamento 2
Il comma 557, dell’articolo 1,  della legge 23 dicembre 2014, n. 190 è abrogato. Il comma da abrogare è quello della legge di stabilità dove si prevedeva che “eventuali risparmi nella gestione del Servizio sanitario nazionale effettuati dalle regioni rimangono nella disponibilità delle regioni stesse per finalità sanitarie”.

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