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Martedì 17 MARZO 2015
La giusta distanza tra Governo e Industria farmaceutica

Contenere la spesa pubblica e al contempo garantire un’assistenza farmaceutica efficace ed equa incentivando lo sviluppo economico e l’innovazione è la sfida delle sfide. Significa trovare un sottile e prezioso equilibrio, quanto mai difficile, che per essere trovato richiede grande volontà comune e sforzo reciproco. Col coinvolgimento delle migliori competenze professionali del settore.

Come i due porcospini di Schopenauer, quelli che infreddoliti si stringono per riscaldarsi ma si pungono e allora si allontanano, riavvicinandosi poi per il bisogno di riscaldarsi ancora. Ma riallontanandosi subito per gli aculei. Così sembra nel tempo il rapporto tra le Istituzioni e le Industrie del farmaco. Prima grande lontananza nel 1993 (aculei “poggiolineschi”), poi un tira e molla bipolare durante gli anni a seguire e fino a oggi, indipendente dal colore dei Governi via via alternatisi.
 
Il gelo del lungo inverno di questa crisi li aveva di recente fatti riavvicinare a cercare reciproco tepore e conforto: “il nostro Governo da quando è in carica, per la prima volta da anni non ha tagliato sui farmaci”. “Come industrie ci impegniamo ad assumere 3000 addetti”.
Poi però, pochi giorni fa gli aculei, ridottesi le distanze, si sono fatti risentire. Taglio di 2,6 miliardi dall’intesa Stato-Regioni, soprattutto focalizzato su farmaci, devices e altri acquisti. Inevitabile il repentino allontanamento, la protesta veemente del solitamente pacato Scaccabarozzi di Farmindustria (“questa manovra è una farsa paradossale e i tagli sono una presa in giro”).
 
Relazioni altalenanti, insomma, per forza di cose. Eppure negli ultimi tempi abbiamo avvertito più di una volta tra Governo e Industria una condivisione di fondo su aspetti importanti per il sistema del farmaco: l’importanza della ricerca, l’errore di avere diversità tra Regioni, l’export, l’Italia piattaforma per le aziende italiane, ma anche miglior terreno di ricerca e produzione per le straniere, una stabilità normativa.
 
Qualcuno avrà ritenuto forse eccessivo per l’Industria esultare per avere evitato, dopo tanti anni, l’ennesimo taglio annuale, considerando che la nostra spesa farmaceutica pro-capite resta comunque la più bassa in EU e sotto finanziata almeno del 15-20% (almeno 3 miliardi) rispetto al fabbisogno reale, attuale e soprattutto futuro, dati i farmaci in arrivo. Certo è comunque già molto per le imprese, per dirla con Lilin e la sua ”Educazione Siberiana”, non ricevere più il quotidiano ceffone al quale si erano abituate da anni. Le carezze, chissà, arriveranno.
 
Così lontani e così vicini, dunque, Governo e Industrie del farmaco. Così lontani nell’antagonismo tra controparti naturali. Eppure così vicini nell’essere strumento per garantire con qualità ed equità quell’assistenza farmaceutica strumento essenziale di salute e benessere, quindi di convivenza e sviluppo di ogni società collettiva, ma anche di sviluppo economico nel modello più ambito, quello basato sull’innovazione e sulla conoscenza.
 
Contenere la spesa pubblica e al contempo garantire un’assistenza farmaceutica efficace ed equa incentivando lo sviluppo economico e l’innovazione è la sfida delle sfide. La versione Keynesiana della nostrana botte piena, moglie ubriaca e grappolo sul tralcio. Significa trovare un sottile e prezioso equilibrio, quanto mai difficile, una sorta di Sacro Graal, che per essere trovato richiede grande volontà comune e sforzo reciproco, col coinvolgimento delle migliori competenze professionali del settore, cavalieri della tavola rotonda, per restare in metafora.
 
Certo è un bene avere abbandonato, come meritoriamente avvenuto, certi comportamenti e atteggiamenti profondamente divisivi. Dal lato industriale alcuni eccessi “commerciali” talvolta borderline etica e regole. Da quello istituzionale certi autoritarismi da “Superior stabat lupus” di Fedro. Arnesi vecchi, facili scorciatoie di parte fuorvianti dalla vera soluzione. Che è nel trovare il tanto sottile quanto prezioso equilibrio di cui sopra. La giusta distanza, finalmente stabile, tra quei due porcospini.
 
Fabrizio Gianfrate

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