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Giovedì 03 FEBBRAIO 2011
Nucleare: l'Agenzia per la sicurezza prende il via. Ma dovrà fare i conti con le Regioni 

Il Consiglio dei ministri riceve il via libera dal Parlamento e ratifica le nomine del direttivo dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, guidata dall'oncologo Umberto Veronesi. Proprio mentre la Consulta accoglie (parzialmente) un ricorso e dichiara l'illegittimità costituzionale della norma che non prevedeva l'emanazione di un parere preventivo delle Regioni dove sarebbero sorti i siti nucleari.

Lo strumento principale attraverso il quale l'attuale Governo intende portare avanti la propria strategia energetica nel settore del nucleare è pronto a dare il via alla propria attività. Il Consiglio dei ministri, infatti, nella seduta dello scorso 28 gennaio, dopo aver ricevuto i pareri positivi dei due rami del Parlamento, ha confermato la nomina dei componenti dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Che, com'è noto, sarà presieduta dall'oncologo Umberto Veronesi, accanto al quale lavoreranno – in qualità di membri nominati dal ministero dello Sviluppo economico – Maurizio Cumo e Marco Ricotti (rispettivamente ordinario di Impianti nucleari presso l'Università La Sapienza di Roma e docente di Ingegneria nucleare del Politecnico di Milano) insieme ai giuristi Stefano Dambruoso (magistrato, già Sostituto Procuratore della Repubblica del Tribunale di Milano) e Stefano Laporta (vice prefetto e direttore generale dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), nominati dal ministero dell’Ambiente.
La nomina dei cinque responsabili del futuro sviluppo nucleare del Paese, arriva praticamente in contemporanea a un'altra importante notizia che, in qualche misura, rimescola le carte del progetto governativo. La Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi su una serie di ricorsi presentati da Emilia Romagna, Toscana e Puglia contro le disposizioni del decreto legislativo 31/2010, ha riunito in un'unica sentenza (emanata lo scorso 26 gennaio e resa nota ieri) le proprie decisioni.
La Consulta ha parzialmente accolto le richieste delle Regioni ricorrenti, stabilendo l'illegittimità costituzionale di uno dei caposaldi dell'intera strategia nucleare italiana. Si tratta dell'articolo 4 del Decreto legislativo 31/2010, provvedimento nel quale sono contenute le disposizioni relative all'individuazione, alla realizzazione e alla gestione delle future centrali nucleari, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare e dei sistemi di stoccaggio delle scorie radioattive.
La pronuncia della Corte non interessa l'intero articolo, ma solo parte di esso, nella quale non viene previsto il parere preventivo, ma non vincolante, della Regione interessata alla costruzione di uno degli impianti citati.
Va detto che l'intero corpo normativo italiano sul nucleare (si tratta della legge 133/2008 sulla strategia energetica nazionale; degli articoli 25, 26 e 29 della legge 99/2009 che stabiliva la delega al Governo per l'emanazione delle norme necessarie a dar vita alla strategia nucleare italiana; del Decreto legislativo 3/2010) prevede in più parti il coinvolgimento delle Regioni. Ma al tempo stesso riserva pressoché tutte le decisioni finali in materia, alla concertazione tra i ministeri interessati (Sviluppo economico e Ambiente su tutti) e le varie Agenzie e Autority esistenti o da istituire.
La Consulta torna così a riconoscere un ruolo determinante alle Regioni, anche se nel dispositivo della sentenza sono state giudicate infondati o inammissibili numerosi ricorsi riferiti a vari articoli del Dlgs 31/2010.
Saranno dunque le stesse Regioni i primi interlocutori della neonata Agenzia. Che con ogni probabilità dovrà sudare le proverbiali "sette camicie" per ottenere i pareri (ovviamente positivi) delle Regioni, giudicati costituzionalmente rilevanti dalla Consulta. L'atteggiamento prevalente tra le stesse regioni, infatti, appare non propriamente orientato a un ritorno al nucleare. Scelta che, come si ricorderà, è stata oggetto del referendum abrogativo del 1987. Il cui risultato praticamente sancì l’accantonamento del Progetto Unificato Nucleare e la chiusura delle tre centrali allora in funzione di Latina, Trino e Caorso.

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