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Martedì 21 APRILE 2015
Ictus. Confermata l’efficacia di una nuova terapia. Gli esperti: è il trattamento migliore per molti

Si tratta della terapia endovascolare (ET): ben quattro studi hanno mostrato esiti positivi sui pazienti, che, in alcuni casi, invece di sviluppare disabilità neurologiche importanti, sono stati in grado di riprendere la vita quotidiana. In una delle ricerche, la mortalità è scesa da 2 ad un caso su 10. Gli esperti: ora si va verso un aggiornamento delle linee guida sull’ictus. Il nuovo studio sul Nejm

Per molti pazienti, la terapia endovascolare (ET) è il migliore trattamento contro l’ictus ischemico, un infarto cerebrale che può comportare disabilità neurologiche gravi. Lo afferma uno studio condotto dalla Università di Calgary (Canada), che conferma l’efficacia di questa terapia. Lo studio è pubblicato su New England Journal of Medicine.
Altri tre studi avevano confermato tale efficacia: i decisori politici si stanno muovendo per rielaborare le linee guida dell’assistenza sanitaria rispetto all’ictus, illustrano i ricercatori.
 
I pazienti a mostrare risultati positivi sono saliti dal 35 al 60%, secondo i ricercatori. "Il trattamento endovascolare con utilizzo di stent retriever diventerà lo standard di cura per i pazienti con ictus ischemico in fase acuta”, ha dichiarato il Dottor Mayank Goyal dellaUniversity of Calgary, Cumming School of Medicine, Hotchkiss Brain Institute  e Department of Radiology. Lo studio è stato realizzato dai coautori Mayank Goyal e Jeffrey Saver, Professore di Neurologia della Geffen School of Medicine presso UCLA e Direttore UCLA Comprehensive Stroke Center.
A fronte dei quattro studi favorevoli rispetto alla terapia Et, i decisori politici si stanno muovendo per rielaborare le linee guida dell’assistenza sanitaria rispetto all’ictus.
 
Nella pubblicazione odierna, i ricercatori presentano i risultati di un trial clinico randomizzato, dal nome Swift-Prime (Solitaire with the Intention for Thrombectomy as Primary Endovascular Treatment), che è stato condotto su 196 pazienti in 39 città diverse tra gli Stati Uniti e l’Europa occidentale. I partecipanti hanno ricevuto il t-PA (attivatore tissutale del Plasminogeno, un farmaco anticoagulante), da solo oppure t-PA insieme  a trattamento ET.
Questo trattamento viene effettuato inserendo un tubicino nell’arteria nella regione dell’inguine e attraverso il corpo, e nei vasi sanguigni cerebrali verso il coagulo. Il tutto viene effettuato utilizzando i raggi X mediante una tecnologia basata sulle immagini, che permette di osservare cosa si sta facendo.
 
In una precedente pubblicazione, Goyal illustrava l’efficacia del trattamento attraverso un altro trial clinico, chiamato Escape, condotto su 316 pazienti in 22 città diverse distribuite in cinque paesi. Il trial era stato guidato dall’Hbi con i dipartimenti di neuroscienze cliniche e radiologia presso la Cumming School of Medicine: in questo studio i pazienti che avevano mostrato risultati positivi erano passati dal 30 al 55%. La mortalità complessiva, inoltre, risultava ridotta da due casi su 10 a solo uno su 10.
In numerosi casi, inoltre, i pazienti, invece che presentare disabilità neurologiche importanti riuscivano a riprendere la loro vita quotidiana.  
 
Viola Rita
 
*Jeffrey L. Saver, Mayank Goyal, Alain Bonafe, Hans-Christoph Diener, Elad I. Levy, Vitor M. Pereira, Gregory W. Albers, Christophe Cognard, David J. Cohen, Werner Hacke, Olav Jansen, Tudor G. Jovin, Heinrich P. Mattle, Raul G. Nogueira, Adnan H. Siddiqui, Dileep R. Yavagal, Blaise W. Baxter, Thomas G. Devlin, Demetrius K. Lopes, Vivek K. Reddy, Richard du Mesnil de Rochemont, Oliver C. Singer, Reza Jahan. Stent-Retriever Thrombectomy after Intravenous t-PA vs. t-PA Alone in Stroke. New England Journal of Medicine, 2015; 150417023017004 DOI: 10.1056/NEJMoa1415061

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