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Venerdì 11 FEBBRAIO 2011
Riabilitazione: territorio va potenziato e organizzato. Ecco il piano Stato-Regioni

Volumi di attività e servizi sbilanciati tra le diverse Regioni e aree diverse della stessa Regione. Continuità assistenziale difficilmente raggiunta. Inappropriatezza organizzativa che rendono insufficienti risorse in realtà adeguate. Queste le criticità della riabilitazione in Italia. Per superarle la Conferenza Stato-Regioni ha siglato un accordo che punta soprattutto a potenziare e riorganizzare il territorio, “luogo privilegiato per l’intervento”.

Assicurare la continuità delle cure. Garantire piani riabilitativi personalizzati da realizzare soprattutto sul territorio e a domicilio del paziente. Istituire un dipartimento di riabilitazione in ogni Asl per governare il percorso terapeutico, di cui sarà responsabile il medico specialista in riabilitazione che coordinerà poi l’insieme del team riabilitativo. È quanto si prefigge l’accordo sul Piano di indirizzi per la riabilitazione siglato ieri in Stato-Regioni.
In Italia disabili, ricorda il documento, sono circa 2,8 milioni. Trend in crescita, con l’avanzare dell’età media della popolazione. Tuttavia “l’evoluzione epidemiologica non ha trovato un’adeguata risposta in termini quantitativi né qualitativi”, né in strutture ospedaliere né in quelle territoriali e ambulatoriali.
Per invertire la tendenza, la parola d’ordine per invertire la tendenza è “centralità del paziente”. L’elaborazione, quindi, di programmi riabilitativi personalizzati e la realizzazione della continuità assistenziale. Ambiti che non richiederanno nuovi finanziamenti ad hoc, perché secondo quanto si legge nel documento, quello che fino a oggi è mancato non sono le risorse destinate alla disabilità ma un’organizzazione e un governo del sistema riabilitativo ospedaliero e territoriale in grado di garantire l’appropriatezza del luogo di cura, la continuità assistenziale, le pratiche cliniche basate sull’evidenza scientifica e, conseguentemente, la corretta allocazione delle risorse.
Gli strumenti per raggiungere tutti questi obiettivi saranno:





Responsabile del processo riabilitativo sarà il medico specialista in riabilitazione, dunque il fisiatra, che coordinerà il team di professionisti e garantirà il flusso costante di informazioni al paziente, alla famiglia, ai caregivers e al medico di famiglia.
A questo punto, si legge sul documento, “appare indispensabile” l’esistenza, in ogni Asl, di un “Dipartimento di riabilitazione” che coordini gli interventi tenuto conto “della complessità dei percorsi assistenziali riabilitativi e della loro necessaria e coerente articolazione nell’ambito di diversificate tipologie di setting ospedaliero, extraospedaliero, territoriale, sanitario e sociale”.
A questo scopo, al Dipartimento dovranno essere forniti tutti gli strumenti necessari per raggiungere obiettivi di qualità clinica e organizzativa, nonché strumenti per gestire la sicurezza, la qualità, la politica di formazione del personale e l’audit.
Contestualmente a tutto questo, entra a far parte del Piano anche l’AFA, cioè l’Attività Fisica Adattata, che non è un’attività riabilitativa, ma esercizi di mantenimento e prevenzione finalizzati “all’acquisizione di stili di vita utili a mantenere la migliore autonomia e qualità di vita possibile”.
A chiudere il documento, un richiamo alla ricerca evidence based e interdisciplinare, contro anni e anni di approccio empirico che hanno ritardato l’identificazione di percorsi e strumenti scientificamente validi e validati nel campo della riabilitazione.
 

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