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Lunedì 01 GIUGNO 2015
Asco. Tumore del pancreas, ogni anno registrati in Italia oltre 12mila nuovi casi

Presentati all’Asco a Chicago i risultati delle sperimentazioni su una delle neoplasie a prognosi più sfavorevole. Reni: “La combinazione nab-paclitaxel e gemcitabina ha dimostrato di migliorare il tasso di risposta e la sopravvivenza. Il nostro Paese capofila per numero di pazienti arruolati nello studio APACT”

Si apre una nuova era per i pazienti colpiti da tumore del pancreas, una delle neoplasie a prognosi più sfavorevole. La combinazione di nuove terapie farmacologiche sta evidenziando risultati incoraggianti che aprono nuovi filoni di ricerca.
 
È quanto emerge dal 51° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), che si chiude domani a Chicago.
 
“Il tumore del pancreas nel 2014 ha colpito 12.700 italiani – afferma Michele Reni, dell’Oncologia Medica Irccs Ospedale San Raffaele di Milano – fino a poco tempo era una patologia orfana e gli oncologi avevano a disposizione pochi farmaci. La ricerca ha portato alla scoperta di nuove molecole che attualmente sono in fase di studio. Ad esempio demcizumab e pegph20 costituiscono terapie innovative e molto promettenti che si basano su meccanismi d'azione originali. La combinazione nab-paclitaxel e gemcitabina ha un profilo di tossicità molto basso, si tratta di un valore aggiunto fondamentale perché può essere utilizzata in associazione con questi farmaci biologici”.
 
A Chicago è stato presentato un nuovo lavoro proprio su peghp20 in combinazione con nab-paclitaxel e gemcitabina che ha dimostrato come, in presenza di un marcatore biologico, il tasso di risposta, il tempo libero da progressione e la sopravvivenza migliorino. “Inoltre lo studio MPACT – ha concluso  Reni – ha catalizzato l'entusiasmo dei ricercatori anche in altri stadi della malattia. Lo studio APACT, che impiega lo stesso schema dopo l'intervento chirurgico, ha quasi raggiunto la metà del numero di pazienti arruolati in poco più di un anno. L’Italia è stata capofila per il maggior numero di malati arruolati. Un segno che conferma la validità della ricerca in campo oncologico nel nostro Paese”.

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