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Giovedì 11 GIUGNO 2015
Emilia Romagna. Sel chiede deroga da standard nazionali per punti nascita montani

Emi“Buona parte dei punti nascita situati in zone montane difficilmente possono rientrare negli standard”, affermano i consiglieri Yuri Torri e Igor Taruffi che chiedono di “valutare la possibilità di un progetto pilota di ospedale unico a sedi distaccate" che "grazie a mobilità del personale e flessibilità organizzativa e formativa" possa garantire il parto "vicino alle famiglie”.

Il piano di riorganizzazione predisposto dal ministero della Salute nel 2010 e approvato dalla Conferenza Stato-Regioni ha individuato parametri ritenuti validi per tutti e tra questi il numero di 500 parti all’anno come standard minimo di sicurezza per mantenere aperti i punti nascita; il successivo Regolamento ministeriale del 5 agosto 2014 fissa il bacino di utenza ottimale per avere un punto nascite tra gli 80.000 e i 150.000 abitanti. Ma “buona parte dei punti nascita situati in zone montane difficilmente possono rientrare negli standard di sicurezza stabiliti dalle sopracitate normative”. Lo scrivono Yuri Torri e Igor Taruffi, del Gruppo Sel, rivolgendo un’interrogazione alla Giunta.

Per questo, nell’interrogazione, Torri e Taruffi chiedono "di aprire un dialogo con enti locali e realtà territoriali in vista della discussione e approvazione del Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, così da giungere a decisioni condivise, in grado di coniugare le esigenze di sicurezza in ospedale con quelle legate alle condizioni orografiche”. I due consiglieri chiedono inoltre di avviare un tavolo di discussione con il Governo, “per studiare e rivedere gli attuali standard valutando la possibilità di un progetto pilota di ospedale unico a sedi distaccate, il quale, grazie a mobilità del personale e flessibilità organizzativa e formativa, possa garantire il parto e l'attività ginecologico-ostetrica vicino alle famiglie”.

Infine, l’interrogazione invita la Giunta a sostenere presso il ministero la proposta di sperimentare presso gli ospedali dell'Emilia-Romagna situati in zone montane, il progetto pilota “Nascere in montagna”, per il mantenimento in sicurezza dei punti nascita anche al di sotto dello standard nazionale dei 500 parti/anno.

Per Torri e Taruffi, la presenza "di servizi essenziali e di qualità nel settore sanitario sarebbe cruciale per impedire lo spopolamento della montagna che in altre Regioni, inseguendo logiche centralistiche, è avvenuto in maniera massiccia".
 

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