quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 17 FEBBRAIO 2011
I chirurghi: “Italia faccia come Inghilterra, meno politica, più medici”

La riforma sanitaria del Governo inglese “provoca un profondo senso di invidia” tra i professionisti sanitari italiani. Ne è convinto il presidente dell’Associazione dei chirurghi (Acoi) auspicando che anche in Italia “la politica faccia un passo indietro” e costruisca un modello fondato su rapporti più diretti tra medici e cittadini.

Meno manager, potere ai medici, più infermieri, tagli alla burocrazia. “Per noi medici e chirurghi ospedalieri leggere i concetti base” della riforma sanitaria del Governo inglese “provoca un profondo senso di invidia”. È quando dichiara Rodolfo Vincenti, il presidente dell'Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi), “convinti, ed ogni giorno lavorativo in più ci rafforza nel convincimento, che la politica sia troppo presente ed invasiva nella gestione tecnica della salute”.

Secondo Vincenti, i chirurghi, “che tra l’altro, e forse non a caso, si stanno progressivamente riducendo di numero, vedono intorno a loro crescere il numero di esperti, consulenti amministrativi, manager totipotenti, commissari, gestori di risorse, verificatori di risultato, ecc. molto spesso strutturati e con numerosi collaboratori nelle cosiddette Unità operative di struttura complessa; il tutto moltiplicato per il numero imponente delle Asl, delle aziende ospedaliere maggiori o minori che siano. Chissà se mai qualcuno ha calcolato quali siano i costi relativi di tale 'governance' e quali i risultati prodotti. Certo che, per quanto riguarda questi ultimi, almeno nella maggior parte delle Regioni, sembrano essere molto, ma molto deludenti per non dire scarsi”.
Il presidente dell’Acoi plaude invece all’iniziativa del Governo inglese di Cameron, che ha avuto “il coraggio politico di analizzare la problematica ed oggi propone una vera ed epocale rivoluzione organizzativa” che dovrebbe portare a meno intermediazione e rapporti più diretti col cittadino, con i medici, soprattutto i medici di famiglia, deputati a gestire e coordinare i 2/3 degli investimenti statali.
“Non crediamo- avverte Vincenti- che tale proposta potrà rappresentare un colpo di bacchetta magica (molti sono i punti oscuri), ma crediamo che abbia il merito di aver focalizzato l’attenzione su quanto incida negativamente l’apparato burocratico sulla gestione della Salute”. “Da troppo tempo ed almeno per il momento inutilmente - conclude il presidente dell’associazione dei chirurghi -, l’Acoi chiede con forza alla politica di fare un passo indietro e di provvedere, con ampie ed organiche riforme strutturali, a bilanciare il carico di diffuse e talvolta incomprensibili responsabilità, con la sempre più ridotta autonomia gestionale. Chissà se la spallata del Governo dell’Inghilterra farà riflettere il Governo dell’Italia. Noi lo speriamo vivamente”.
 
Articoli correlati
Inghilterra: la rivoluzionaria riforma sanitaria approda in Parlamento
La riforma Cameron. Labate: "L'Inghilterra rivoluziona ma non rinuncia all'universalità delle cure"
La riforma di Cameron. Parla un medico italiano che lavora a Londra. “L'Inghilterra premia i medici e punisce i burocrati”
La riforma di Cameron. Spandonaro (Ceis): "Tutto il potere ai medici. Presto per dire se funzionerà"

© RIPRODUZIONE RISERVATA