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Mercoledì 17 GIUGNO 2015
Lombardia. I medici le praticano l’aborto, ma lasciano il feto nell'utero. Aperta un'inchiesta

Durante una visita ginecologica la donna scopre che il bimbo che portava in grembo è morto. Viene sottoposta a raschiamento per pulire l’utero, ma il giorno dopo avverte un malore e si scopre che il feto morto non era stato asportato. Immediato un secondo intervento, poi la denuncia.

I medici le praticano l’aborto, ma lasciano il feto morto nell'utero. È quanto sarebbe accaduto a Monza a fine maggio, in un ospedale brianzolo a cui la donna si era rivolta per effettuare il raschiamento dopo avere scoperto che il cuoricino del bimbo che portava in grembo da 12 settimane aveva smesso di battere. Il giorno successivo, infatti, la donna si è sentita male e, raggiunto un altro ospedale, ha scoperto che il feto era ancora lì, nell'utero. Immediato un secondo intervento e poi la denuncia. La Procura, a quanto si apprende, ha disposto il sequestro delle cartelle cliniche di tutti e due gli ospedali.

Secondo quanto riferito dal quotidiano Repubblica, il primo aborto - che secondo la denuncia non sarebbe stato portato a termine - si è svolto nell'ospedale di Desio, in provincia di Monza. Ma dopo l’intervento la donna ha iniziato a sentire un senso di malore e dolore all'addome. Il giorno dopo la visita in un altro ospedale, di Melzo (Milano), dove i medici avrebbero riscontrato un principio di setticemia causato dalla presenza del feto morto ancora in utero e quindi la necessità di un secondo intervento.

 

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