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Giovedì 18 GIUGNO 2015
Enrico Agabiti Rosei è il nuovo Presidente della European Society of Hypertension 

E' Direttore del Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università di Brescia e del Dipartimento di Medicina della Azienda Spedali Civili di Brescia. “Obiettivo per il prossimo biennio sarà migliorare il controllo dell’ipertensione attraverso l’elaborazione di programmi comuni di prevenzione e miglioramento della terapia”. 

Enrico Agabiti Rosei è il nuovo Presidente della European Society of Hypertension (ESH). Direttore del Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università di Brescia e del Dipartimento di Medicina della Azienda Spedali Civili di Brescia, è stato, negli scorsi anni, Presidente della Società Italiana della Ipertensione Arteriosa (SIIA) e del Working Group on Hypertension and the Heart della European Society of Cardiology.

Alla Società Europea della Ipertensione fanno riferimento più di 170 Centri di Eccellenza, che vengono ricertificati ogni pochi anni sulla base di processi di valutazione obiettivi. “E’ un grandissimo onore poter dirigere una così prestigiosa Società scientifica internazionale che riunisce oltre 20mila specialisti di 34 diversi Paesi europei - afferma Agabiti Rosei -. Il nostro obiettivo per il prossimo biennio sarà migliorare il controllo dell’ipertensione attraverso l’elaborazione di programmi comuni di prevenzione e miglioramento della terapia”.

L’ipertensione arteriosa è una condizione morbosa in aumento in tutto il Vecchio Continente, dove ormai un adulto su 3 soffre questa condizione (2 su 3 sopra i 65 anni). “Esistono però alcune differenze tra i vari territori europei- prosegue Agabiti Rosei – Infatti nei Paesi centro-occidentali un numero maggiore di persone si sottopone alle procedure diagnostiche e terapeutiche, anche se siamo ancora lontano da una condizione ottimale. Questo non sembra ancora avvenire in alcuni paesi dell’Est europeo dove, infatti, negli ultimi anni è aumentata l’incidenza di casi di ictus, che è una delle principali, più dirette e pericolose conseguenze della ipertensione. Dobbiamo lavorare per migliorare l’assistenza a tutti i pazienti”.

Secondo i dati della OMS nel mondo l’ipertensione arteriosa è la prima causa di morte, circa 1,5 miliardi di persone ha la pressione alta e le malattie ad essa correlate provocano oltre 8 milioni di decessi l’anno. “Noi medici abbiamo oggi a disposizione armi efficaci per ridurre la pressione arteriosa, ma il problema spesso è la scarsa persistenza e aderenza alla terapia – sottolinea - Dodici mesi dopo l’inizio della terapia circa il 50% dei pazienti ha modificato o sospeso l’assunzione di farmaci. Per invertire questa tendenza è necessario un approccio globale che deve prevedere una migliore informazione sui rischi dell’ipertensione e i benefici della terapia, un migliore rapporto medico paziente, una più efficace organizzazione socio sanitaria. Molto importante è la semplificazione della terapia, ad esempio con l’uso di combinazioni di farmaci in una unica compressa. Infatti molto ipertesi, soprattutto anziani, sono affetti da altre malattie e spesso sottoposti a politerapia, ed è ben noto che maggiore è il numero di farmaci e più elevato è il rischio di scarsa aderenza alla terapia. Anche la tecnologia può essere di aiuto, attraverso la telemedicina e anche con nuove e più sofisticate strumentazioni che favoriscono la trasmissione delle informazioni e più precise e personalizzate procedure diagnostiche e terapeutiche”.
 
“Per tenere sotto controllo la pressione arteriosa, è naturalmente di grande importanza intervenire sullo stile di vita - conclude - Abbiamo intenzione di potenziare i programmi educazionali rivolti ai medici specialisti e del territorio, ma anche alla popolazione generale per trasmettere le più aggiornate informazioni per la prevenzione e la terapia”.

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