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Giovedì 25 GIUGNO 2015
Cancro testa e collo. Test sulla saliva e sul sangue potrebbero favorire la diagnosi

Tali analisi, condotte su 93 pazienti affetti da tumori della testa e del collo, hanno permesso di individuare frammenti di Dna tumorale, evidenziando la presenza del cancro. I test sulla saliva sono più efficaci nel rilevare i tumori della cavità orale, anche in uno stadio iniziale, mentre i test sul sangue sono ottimali per rintracciare tumori nelle regioni del collo e della gola in fase avanzata

Uno studio scientifico ha permesso, in un campione di 93 pazienti con tumori della testa e del collo (uno dei più diffusi tipi di cancro), di rintracciare la presenza della malattia tramite analisi del Dna presente nei campioni della saliva e del sangue del paziente. Lo studio, condotto dalla Johns Hopkins University School of Medicine a Baltimora insieme ad altri Istituti, apre la strada allo sviluppo di potenziali test diagnostici non invasivi per individuare questi tumori. La ricerca è stata pubblicata su Science Translational Medicine.
Secondo gli autori, questo semplice test del sangue o della saliva potrebbe un giorno consentire una diagnosi precoce e un migliore monitoraggio del cancro alla testa e al collo.    
 
I tumori della testa e del collo rappresentano il settimo tipo di cancro più diffuso al mondo. Questi tumori possono colpire diversi distretti nella regione (laringe, cavo orale e faringe, bocca, lingua, naso ed altre regioni all'interno della testa e del collo), e possono essere causati anche dal Papilloma Virus umano. Attualmente, per diagnosticare queste patologie esistono diversi esami fisici ed in caso di lesioni sospette è possibile effettuare alcune biopsie.
Inoltre, la ricerca medica in questo settore è orientata all’individuazione marcatori biologici per monitorare la risposta dei pazienti alla terapia e per predire la ricomparsa della malattia.
Nelle conclusioni dello studio odierno si legge che il Dna tumorale nella saliva e nel sangue potrebbe rappresentare un biomarcatore per rilevare la presenza del cancro.
 
I risultati dello studio odierno
In generale, i tumori possono lasciare alcune piccole ‘tracce’, ovvero frammenti del suo Dna, all’interno di della saliva, del sangue e dell’urina. Questi frammenti, che si manifestano come mutazioni genetiche del Dna originario, sono diffusi in tali fluidi in concentrazioni molto ridotte, così risulta piuttosto complicato riuscire a rintracciarli. Tuttavia, in anni recenti, le tecnologie hanno permesso di poter ‘catturare’ la presenza di queste mutazioni genetiche rare rintracciabili nei fluidi corporei.
Nello studio odierno, i ricercatori Yuxuan Wang e Bert Vogelstein, insieme ai colleghi, hanno raccolto campioni di saliva e/o di sangue appartenenti a 93 pazienti affetti da carcinoma a cellule squamose della testa e del collo, utilizzando tecnologie per il ‘sequenziamento del genoma’, una procedura che permette di rilevare l’eventuale Dna tumorale all’interno di questi campioni. In particolare, gli scienziati hanno prestato attenzione alla presenza di mutazioni dei geni del Papilloma Virus umano (HPV), che sono associate al Dna del cancro.
Tutti i 93 partecipanti hanno donato campioni di saliva e 47 di loro anche campioni di sangue.  Attraverso le analisi sia sulla saliva che sul sangue, il Dna tumorale è stato rilevato nella saliva di 71 dei 93 pazienti (76%) e nel sangue di 41 dei 47 pazienti (87%). Inoltre, combinando le analisi sulla saliva e sul sangue, nel 96% dei 47 pazienti hanno rintracciato il Dna tumorale e tutti e 46 i casi di tumore della cavità orale sono stati individuati dal test sulla saliva.
“Combinare insieme i test sul sangue e sulla saliva potrebbe offrire la migliore opzione per trovare il cancro in questi distretti” [corporei], ha affermato Nishant Agrawal, M.D., Professore associato di Otorinolaringologia, Chirurgia del collo e della testa e di Oncologia alla Johns Hopkins University School of Medicine.
 
Tra gli altri risultati, i test sulla saliva hanno permesso di scoprire 16 casi di cancro orofaringeo su 34 (47%), 7 casi di cancro alla laringe su 10 (70%) e due casi di cancro ipofaringeo su tre (circa 67%).  I test sul sangue hanno identificato correttamente il Dna del tumore più frequentemente, in 20 dei 22 casi di cancro orofaringeo (91%), sei dei sette casi di cancro della laringe (86%) e in tutti e tre I tumori ipofaringei.
 
La sensibilità dei test dipende dal sito tumorale, dallo stage della malattia e dallo stato dell’infezione HPV, ed assume valori che variano dall’86% al 100%, ha spiegato Nishant Agrawal, che fa notare che i test sulla saliva mostrano una maggiore efficacia nel rilevare il cancro nelle prime fasi dello sviluppo della malattia (in tutti e 20 i casi di tumore iniziale), rispetto ai test sul sangue che in questo caso ne hanno identificati 7 su 10. Al contrario, i test sul sangue sono più  effettivi nel rintracciare il cancro in fase avanzata (34 su 37) rispetto ai test sulla saliva (51 su 73).
In base allo studio, dunque, le analisi sulla saliva sono risultate altamente efficaci nel rilevare il cancro della cavità orale, anche nelle prime fasi del suo sviluppo, mentre le analisi sul sangue hanno permesso di individuare in maniera ancora più effettiva i tumori della testa e del collo che colpiscono diverse aree del collo e della gola. “Una motivazione per la quale i test sulla saliva non risultano i più efficaci nei siti tumorali nella parte posteriore della gola riguarda il fatto che non abbiamo chiesto ai pazienti di fare i gargarismi, ma solo di sciacquare la bocca per fornire i campioni”, ha affermato Agrawal, membro del Kimmel Cancer e del Ludwig center della Johns Hopkins.
Inoltre, i ricercatori riferiscono che durante il follow-up di un sottogruppo di partecipanti già sottoposti ad intervento chirurgico, in 3 pazienti lo svolgimento di questi test sul sangue e sulla saliva ha permesso di rilevare la presenza di Dna tumorale mesi prima della comparsa di evidenze cliniche.
 
I ricercatori rimarcano che sono necessari ulteriori studi in gruppi più ampi di pazienti e di persone sane prima di poter determinare l’efficacia clinica e che è necessario ‘raffinare’ il metodo con cui vengono raccolti i campioni nonché la lista di geni posti sotto osservazione.
"Non abbiamo ancora dati definitivi sui tassi dei falsi positivi, e non sarà possibile averli fino a quando non sarà disponibile un maggior numero di studi relativi al test condotti su persone sane”, ha dichiarato Nishant Agrawal, che spiega che in ogni caso le formule utilizzate per analizzare i loro esami sul sangue e sulla saliva sono state messe a punto per eliminare i risultati discutibili.
 
Viola Rita

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