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Martedì 14 LUGLIO 2015
Biotecnologie. Comparto in crescita. A trainare è la salute. Il Rapporto Assobiotec

Vale per l'Italia, come per gli altri Paesi. In particolare, nel nostro Paese opera nel segmento salute (definito Red) il 72% delle imprese biotech. Il Red biotech rappresenta, da solo, una quota preponderante del fatturato totale (96%) e degli investimenti dell’intero comparto (94%). Il RAPPORTO

Continua a crescere l’industria Biotech, nel mondo ma anche in Italia. Tanto che, da meno di 150 che erano nel 2000, le imprese biotech nel nostro Paese oggi sono a 384. Più della metà (251) sono imprese pure biotech (Imprese il cui core business rientra prevalentemente nell’utilizzo di moderne tecniche biotecnologiche per lo sviluppo di prodotti o servizi per la cura dell’uomo o degli animali, la produttività agricola, le risorse rinnovabili, la produzione industriale e la tutela dell’ambiente); tra queste, le pure a capitale italiano sono 225. Numero che pone l’Italia in terza posizione in Europa per aziende pure biotech, dopo la Germania (428) e l’Inghilterra (309).

Il fatturato complessivo dell’industria biotech in Italia supera i 7,7 miliardi di euro; Gli investimenti in R&S ammontano a più di 1,5 miliardi di euro, mentre il numero degli addetti in R&S è prossimo alle 7.300 unità. Con un incidenza media degli investimenti in R&S sul fatturato del 19% - che sale al 31% per le pure biotech italiane - l’industria biotech è uno dei comparti a più elevata intensità di innovazione.

È questo, in sintesi, il quadro offerto dal Rapporto 2015 di Assobiotec sulle imprese di biotecnologie in Italia. In cui si sottolinea che, “come negli altri Paesi, anche in Italia a trainare l’intero comparto è il segmento delle biotecnologie della salute, in cui opera la grande maggioranza delle imprese (72%) e che rappresenta, da solo, una quota preponderante del fatturato totale (96%) e degli investimenti dell’intero comparto (94%), alimentando un numero crescente di progetti, sia sul fronte della diagnosi che della terapia, volti a migliorare l’intero percorso di cura dal punto di vista clinico ed economico.  A fronte di un centinaio di laboratori, tra Enti Pubblici di Ricerca e Università, e di 47 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), la filiera del farmaco biotech conta in Italia ben 200 imprese. Di queste, 104 sono pure biotech italiane”.

Dal Rapporto emerge inoltre una chiara correlazione tra le aree terapeutiche prioritarie delle pure biotech italiane e quelle patologie che ancora oggi non trovano risposte terapeutiche adeguate. Al primo posto, infatti, si posizionano le malattie oncologiche.

Dall’analisi dei progetti per tipologie e fase di sviluppo emerge inoltre che il 45% circa dei progetti della pipeline (fase di discovery inclusa) è costituto da biofarmaci, che comprendono, per definizione, gli anticorpi monoclonali, le proteine ricombinanti e i prodotti per Terapie Avanzate (terapia cellulare, terapia genica e medicina rigenerativa). Peraltro, il Rapporto sottolinea come tra il 2009 e il 2015, i biofarmaci siano passati dal 36% al 45%.

Per quanto concerne i farmaci orfani e le terapie avanzate, sono 9 le imprese pure biotech italiane ad aver ottenuto almeno una designazione ODD (Orphan Drug Designation). Dei 14 progetti, 12 sono in clinica e, di questi, 4 hanno già raggiunto la Fase III.

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