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Mercoledì 15 LUGLIO 2015
Certificati medico sportivi. Gelli (Pd): “Bene risoluzione approvata. Governo velocizzi quanto prima l'iter per renderla attuativa”

Così il responsabile della sanità del Pd torna sull’argomento dopo la risoluzione votata all’unanimità in commissione Affari Sociali che impegna il Governo a “contrastare la proliferazione di accertamenti clinici e diagnostici conseguente all’aumento delle certificazioni medico sportive inappropriate che stanno creando inefficienze nel sistema sanitario, oneri a carico dei cittadini, grave diminuzione dell’avviamento e mantenimento nella pratica sportiva”.

“Il Governo velocizzi quanto prima l’iter per rendere attuativa la risoluzione votata all’unanimità in commissione Affari Sociali in merito alla certificazione medico sportiva per i cittadini”. Così Federico Gelli, responsabile sanità del Pd e componente della commissione Affari sociali alla Camera, è tornato sull'argomento dopo che, la scorsa settimana, la XII commissione aveva approvato una risoluzione in merito all’applicazione delle linee guida in materia di certificati medici per l’attività sportiva non agonistica che impegna il Governo a “contrastare la proliferazione di accertamenti clinici e diagnostici conseguente all’aumento delle certificazioni medico sportive inappropriate che stanno creando inefficienze nel sistema sanitario, oneri a carico dei cittadini, grave diminuzione dell’avviamento e mantenimento nella pratica sportiva”.
 
“Quanto previsto dalla risoluzione – spiega Gelli – è fondamentale per il processo di semplificazione burocratica sull’uso di certificati sanitari oggi richiesti a prescindere se si tratti di attività amatoriale o agonistica senza considerare dunque la reale utilità e i costi connessi. Non è pensabile obbligare ad ottenere un certificato medico chi pratica uno sport a livello puramente amatoriale. Deve essere invece chiaro che la disposizione o meno di accertamenti diagnostici, incluso l’elettrocardiogramma, su chi pratica lo sport deve essere ricondotta al medico curante che responsabilmente deve considerare caso per caso”.

“Quanto previsto oggi – conclude Gelli – non solo ha un costo ed è di scarsa utilità, ma di fatto dissuade, discriminandoli aprioristicamente, chi ha un basso livello di reddito e tutti quei soggetti che hanno ancora di più la necessità di accedere alla pratica motoria come i disabili e i minori”. 

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