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Martedì 28 LUGLIO 2015
Longevità. Perché gli uomini vivono meno delle donne? Dipende soprattutto dal cuore

Dal 1800 ad oggi la mortalità complessiva in entrambi i sessi si è notevolmente ridotta. Negli individui nati a partire dal 1880, i tassi di decesso sono diminuiti del 70% più rapidamente nelle donne rispetto agli uomini. Alla base della minore longevità maschile, il fattore principale risulta essere la maggiore suscettibilità verso malattie cardiovascolari, ancora di più rispetto alle malattie dovute al consumo di tabacco. Lo studio su Pnas

In media, le donne vivono più a lungo degli uomini: questa affermazione viene confermata da diverse ricerche e dalla stima dei tassi di decesso femminile e maschile registrati durante il XX secolo. Finora, tuttavia, le ragioni scientifiche alla base di questo dato non risultavano sempre chiare.
Oggi, uno studio scientifico della University of Soutern California (USC) David School of Gerontology analizza la questione in maniera sistematica, evidenziando come nell’individuo di sesso maschile la maggiore predisposizione allo sviluppo di malattie cardiache rappresenti il principale fattore responsabile della minore longevità rispetto al sesso femminile.  
I risultati dello studio, finanziato dal National Institute on Aging, sono stati recentemente pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
La ricerca è stata condotta da Eileen Crimmins, Professore universitario presso la Usc e AARP Professore di Gerontologia, insieme al Professore presso la USC University e ARCO William F. Kieschnick, al Professore in Neurobiologia dell’Invecchiamento Caleb Finch e al Ricercatore Associato Hiram Beltrán-Sánchez del Center for Demography of Health and Aging presso la University of Wisconsin-Madison.
 
I ricercatori hanno analizzato la lunghezza della vita di persone nate tra il 1800 e il 1935 all’interno di 13 nazioni sviluppate.
Come emerge dalle ricerche scientifiche, dal 1800 al 1900 la mortalità complessiva si è notevolmente ridotta, grazie anche ad una migliore prevenzione delle malattie infettive nonché una maggior cura dell’alimentazione e all’adozione di numerose abitudini volte a migliorare la salute. Nel contempo, emerge che le donne hanno raggiunto una longevità maggiore rispetto agli uomini in un più breve lasso di tempo.
 
Sulla scia di questo calo della mortalità, imponente ma non uniforme, una revisione dei dati globali indica le malattie cardiache come responsabili della maggior numero di decessi tra gli individui di sesso maschile di età adulta, ha affermato Eileen Crimmins
“Siamo rimasti sorpresi di quanto la divergenza nella mortalità tra uomini e donne, che ha avuto origine già nel 1870, si è concentrata nella fascia di età dai 50 ai 70 anni e si è bruscamente nella fascia di età oltre gli 80 anni", ha dichiarato Crimmins.
 
Prendendo in considerazione l’andamento della mortalità negli adulti di età superiore ai 40 anni, il gruppo di ricerca ha scoperto che nei soggetti nati dopo il 1880, i tassi di decesso nel sesso femminile sono diminuiti più rapidamente del 70% rispetto a quelli relativi al sesso maschile. In base ai dati a partire il 1890, inoltre, le patologie legate al consumo di tabacco contribuiscono per il 30% alla differenza tra la mortalità maschile e quella femminile, riferiscono i ricercatori. Tuttavia, i ricercatori spiegano che anche considerando il contributo ai tassi di decesso fornito dalle malattie legate al fumo e da altri fattori, la mortalità maschile rimane più alta di quella femminile e le malattie cardiovascolari sembrano ancora risultare la causa della maggior parte dei decessi in più registrati tra gli uomini.
 
Insomma, le malattie cardiovascolari hanno un diverso impatto sulla mortalità nell’uomo rispetto alla donna, in particolare durante la mezza età e l’inizio dell’età anziana. Questo, inoltre, “apre un dibattito sulle modalità con cui gli uomini e le donne affrontano i diversi rischi di malattie cardiache dovuti a rischi biologici ‘innati’ [e associati in maniera differente ai due sessi ndr] e/o ai fattori protettivi in diverse fasi della vita”, ha dichiarato Caleb Finch. “Un ulteriore studio potrebbe includere l'analisi delle differenze a livello della dieta e dell'attività fisica tra i vari paesi, un approfondimento della genetica e della vulnerabilità biologica tra i sessi a livello cellulare, e la relazione tra questi elementi per la salute cerebrale in età più anziana”.
 
 
Hiram Beltrán-Sánchez, Caleb E. Finch, Eileen M. Crimmins. Twentieth century surge of excess adult male mortalityProceedings of the National Academy of Sciences, 2015; 201421942 DOI:10.1073/pnas.1421942112

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