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Martedì 15 SETTEMBRE 2015
Spending review. È davvero necessario un progetto sul tempo necessario per indossare le divise?



Gentile direttore,
quando si parla di sprechi e risparmi in sanità l’accento cade sempre sulle spese per i dispositivi medici o sull’appropriatezza delle prestazioni sanitarie. Ma il caso di sprechi che vorrei sottoporre oggi alla sua attenzione e a quella dei suoi lettori è di tutt’altra specie, di quelle quasi sempre ignorate nelle campagne di razionalizzazione delle spese in sanità. Il caso è questo: con delibera 839 del 31 luglio us, l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, ha bandito un concorso pubblico per una borsa di studio della dura ti 18 mesi, per l’acquisizione di competenze esterne per un progetto di “Monitoraggio e analisi del tempo della disciplina dell’orario di lavoro con particolare riferimento alle problematiche inerenti il tempo necessario per indossare le divise”. Il tutto per una spesa di 28.800 euro. Pochi in fondo per le cifre di cui si parla in Sanità per sprechi e risparmi.
 
Tuttavia, come si dice, c’è un Ma. II bando si inserisce nella vertenza in corso per il riconoscimento agli infermieri dell’AOUP del tempo di cambio divisa. Vertenza che ha preso le mosse da una sentenza del gennaio 2013 del giudice del lavoro di Pisa che ha stabilito il riconoscimento di tale tempo, nella misura di 18 minuti, ad alcuni infermieri dell’AOUP con tanto di risarcimento economico e che oggi vede centinaia di ricorsi pendenti per il risarcimento di tale tempo dal 2009 al 2014. Da mesi ormai il braccio di ferro fra sindacati e azienda per il riconoscimento del tempo per indossare la divisa è fermo sulla quantità individuata dall’azienda (e questo non è secondario ai fini della questione che stiamo trattando) in 10 minuti. Tale quantità tempo è stato anche ufficializzato con l’invio ai sindacati della proposta di modifica in tal senso dell’articolo del Regolamento sull’orario di lavoro vigente che di minuti ne prevede attualmente 5.
 
Evidentemente l’azienda ha già le idee estremamente chiare sull’argomento visto che da mesi ha prima proposto, poi difeso in almeno 4 incontri di trattativa sindacale, e poi addirittura proposto di modificare unilateralmente il regolamento aziendale sul tempo di cambio divisa. I minuti per l’azienda debbono essere 10. Fatta la doverosa premessa per inquadrare la questione in cui si inserisce la delibera, quello che abbiamo trovato difficile da comprendere è a cosa serva questo studio (di addirittura 18 mesi) e soprattutto non si capisce perché pagare risorse esterne all’azienda con una spesa di quasi 30mila euro.
 
E’ mai possibile che in un’azienda con oltre 350 dipendenti del ruolo amministrativo, non si trovino risorse interne con la qualifica e le competenze previste dal bando a cui affidare questo studio? In fin dei conti se si legge il bando, si tratta di un ragioniere che sappia utilizzare Excell e Word, non programmare computer della NASA. La sorpresa sta anche nel fatto che, attualmente nell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana stiamo vivendo il peggior periodo mai vissuto per quanto riguarda la carenza di personale Infermieristico e OSS. Personale di assistenza diretta al paziente. Personale che quest’estate per poter garantire i servizi al minimo, ha effettuato oltre 10mila ore di orario aggiuntivo (il doppio dello scorso anno) e un numero ancora non rilevato di ore di straordinario.
 
L’azienda, a causa delle gravi carenze di organico, ha accumulato nel 2014 un debito di oltre 1milione di euro di ore di straordinario non pagato verso il personale che garantisce l’assistenza, ma si permette di pagare 30mila euro un consulente esterno per una questione praticamente già risolta e che tutto sommato esula dalla mission aziendale. Lo dicevo all’inizio, una spesa di per sé irrisoria se paragonata alle cifre dei “risparmi” chiesti alla Sanità. Ma quante di queste cifre irrisorie ci sono nei meandri delle aziende sanitarie? 
 
I responsabili delle ormai famose spending review non potrebbe regolamentare meglio gli affidamenti di consulenze e migliorare i controlli su questo tipo di spese invece che infierire sulla qualità dell’assistenza ai cittadini?
 
Daniele Carbocci
Segretario Amministrativo Nazionale NurSind 

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