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Lunedì 21 SETTEMBRE 2015
I medici verso lo sciopero. E se pensassimo invece a uno sciopero generale di “tutta” la sanità?

La risposta dipende dalla posta in gioco, dalla portata dello scontro, dal genere di interessi coinvolti, dal grado di trasversalità dei problemi, dal carattere sistemico del conflitto, dalla capacità di mettere da parte ciò che normalmente divide per unificare il fronte ad un livello più alto (prima parte)

Quel giorno eravamo tutti carichi e soprattutto eravamo tanti. Dopo il corteo, quella fiumara straordinaria di medici si radunò davanti l’arco di Costantino. Sotto il Colosseo ci sentivamo tutti pervasi dalle suggestioni della nostra forza ma anche delle ragioni dei nostri scopi, dalla voglia di combattere, e credevamo che sarebbe bastato essere giusti e forti per vincere. Ma non bastò e perdemmo.
 
In quel giorno, il 27 ottobre del 2012, si svolse la manifestazione nazionale dei medici contro le politiche anti sanitarie del governo Monti alla quale aderirono altre professioni, le associazioni dei malati, i sindacati dei pensionati, con il sostegno di una generosa opinione pubblica e di molti intellettuali. Ma perdemmo lo stesso.
 
Quella straordinaria manifestazione che pur era riuscita a unificare il mondo dei medici, non diede luogo neanche ad una convocazione durante l’intervallo del pranzo, da parte di un sottosegretario...una secchiata d’acqua su un marmo inclinato freddo e impermeabile.
 
E la pagammo a caro prezzo. Da allora tutto si è incattivito, tutto si è esasperato, ma soprattutto da quella sconfitta la nostra subordinazione è diventata manifestamente impotenza. Da allora abbiamo assistito ad altri tagli lineari, a pesanti interventi di controriforma, a riordini regionali scellerati, a patti traditi, ma soprattutto ad una scriteriata politica contro il diritto e contro il lavoro.
 
Ora è arrivato il momento di rialzare la testa ma anche di non fare gli errori del passato. Se si perde per la seconda volta per la sanità pubblica è finita questa volta si rischia di   passare direttamente alla privatizzazione.
 
Ma quali gli errori da evitare? E come si spiegano? Gli errori a parer mio non si spiegano semplicemente con la forza della controparte (l’indifferenza giustificata dall’emergenza) ma con le nostre debolezze e i nostri limiti. Non esiste un nemico imbattibile ma solo se noi siamo imbattibili cioè non facciamo errori. Quali:
· non siamo riusciti  a  comprendere davvero  quella forza  e quell’indifferenza, quindi un errore di sottovalutazione;
· non siamo riusciti  rispetto all’ indifferenza  nei confronti dei  nostri problemi  a  contrapporre  una proposta differente  cioè  adeguata, quindi un errore di elaborazione;
· non siamo riusciti a definire una strategia contro l’indifferenza  che non si esaurisse in una sola battaglia, quindi un errore di movimento.
 
Oggi dobbiamo vincere ma per vincere questi tre errori vanno evitati. Con questo spirito vorrei proporre una discussione.
 
La prima questione che pongo è: sciopero dei medici o sciopero generale della sanitàLa risposta dipende dalla posta in gioco, dalla portata dello scontro, dal genere di interessi coinvolti, dal grado di trasversalità dei problemi, dal carattere sistemico del conflitto, dalla capacità di mettere da parte ciò che normalmente divide per unificare il fronte ad un livello più alto ecc. Lo sciopero generale della sanità non è una scelta facile per tante ragioni:
· abbisogna di una organizzazione ad hoc (comitato intersindacale  per lo sciopero generale);
· di una piattaforma adeguata (spiegherò più avanti  cosa vuol dire adeguata);
· di una rappresentanza  che non sia semplicemente la somma dei sindacalisti ma l’espressione  unitaria di  un movimento e di un settore;
· di una diffusa capacità mobilitativa  soprattutto nei posti di lavoro ma anche nella società, quindi assemblee, iniziative di sensibilizzazione, informazione capillare ,uso dei media  ecc.
 
Personalmente sono per uno sciopero generale della sanità organizzato confederalmente dai sindacati di settore patrocinato dall’ordinistica a sottolineare le deontologie in pericolo, dall’associazionismo scientifico, a evidenziare i rischi che corrono i corpi dottrinali delle nostre professioni, con l’adesione della società civile per marcare la deriva dei nostri diritti costituzionali.
 
Le ragioni politiche che riguardano la sanità sono intuibili ma la ragione vera per me riguarda i tre errori che non si devono fare:
· la forza dell’indifferenza del governo Renzi non è meno di quella del governo Monti, cioè le sue  ragioni  con delle Regioni screditate nei nostri confronti non sono sottovalutabili, l’emergenza si è attenuata e vi sono cenni di ripresa pur tuttavia la ripresa è lenta, incerta… ma soprattutto è in questa situazione difficile che  il governo deve trovare i soldi per finanziare la riduzione della pressione fiscale. Si tratta di un obiettivo tutt’altro che impopolare soprattutto se pensiamo al contro altare di sprechi ruberie e abusi della sanità. E poi sappiamo che la spesa sanitaria deve decrescere rispetto al Pil. Per cui “parete grande pennello grande”;
· uno sciopero generale della sanità obbligherebbe a definire una piattaforma adeguata ai problemi che il governo deve affrontare  nel senso che si proporrebbe non come una semplice rivendicazione o una semplice apologia di interessi o di diritti ma come un pezzo di politica economica alternativa (ci ritornerò sopra);
· uno sciopero generale della sanità non può esaurirsi in una manifestazione ma deve avviare e guidare una mobilitazione vasta e ostinata.
 
Ma supponiamo al contrario di organizzare uno sciopero solo dei medici o una manifestazione nazionale promossa dai medici...non rispetto ai loro problemi che sono innegabili e sacrosanti… ma rispetto ad una possibile controparte indifferente, come potrebbe andare? E’ possibile che la piattaforma sia divisa in due: un cappello politico che difende diritti e tutele e una somma di rivendicazioni sindacali ...esattamente come tre anni fa.
 
E’ possibile che il governo come tre anni fa rifiuti la rivendicazione perché rappresenterebbe un aumento di spesa e la giudichi irricevibile in quanto ostacolo  alla riduzione della pressione fiscale. E’ possibile che il governo la interpreti banalmente come una pressione per rinnovare contratti e convenzioni, cioè che la consideri, al di là dei postulati nobili, una semplice rivendicazione sindacale. E’ possibile che la ignori come 3 anni fa.
 
Altra cosa se fosse invece uno sciopero generale della sanità. (Continua)
 
Ivan Cavicchi

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