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Giovedì 08 OTTOBRE 2015
In Parlamento hanno paura ad usare la parola “medico”?



Gentile Direttore,
è sparita la parola medico dal vocabolario della sanità, seguo da ani la problematica della responsabilità professionale e sono convinto che solo una legislazione appropriata possa risolvere il contenzioso che troppo spesso si accende tra medici e pazienti. Ho letto con attenzione gli emendamenti al progetto legislativo in discussione alla Commissione Affari Sociali della Camera, progetto che unifica numerose proposte parlamentari al riguardo.
 
Il testo appare stravolto, negli emendamenti, rispetto alla bozza iniziale. Partendo dal presupposto che solo il medico è responsabile delle attività di diagnosi e cura mentre il restante personale assume solo compiti assistenziali, devo constatare che in tutti gli emendamenti è completamente scomparsa la parola “medico”, presente nel testo originale solo nel primo comma dell’art. 6. Così come appare emendato l’articolo 1 in cui al comma 3 si parlava di “prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione” sostituite da “prevenzione, diagnosi, assistenza e riabilitazione”.
 
Comprendo che sia un atto il tentativo di appiattire la professione medica sottraendone il ruolo di auriga per dare le redini in mano ad un qualsiasi operatore della sanità e per dimostrare ciò basta ricercare nel vocabolario la parola “sanitario”, tante volte utilizzata nel testo del progetto di legge ed ancor più negli emendamenti presentati.
 
Per la Treccani sanitario è “che riguarda la sanità, lo stato di salute, le condizioni igieniche di una collettività; detto di organi o singoli individui che sono preposti o collaborano alla difesa e alla conservazione della sanità pubblica; professioni sanitarie, distinte in professioni sanitarie principali (comprendenti medici-chirurghi), professioni  sanitarie ausiliarie  (comprendenti ostetriche e infermieri), sanitario medico, di medico nel linguaggio burocratico.”
 
Nello Zingarelli. Sanitario: “Della sanità e la salute; condizioni sanitarie/ Che si riferisce alla sanità pubblica”. Su un altro vocabolario ho trovato” operatore sanitario, assistente medico, spesso infermiere”.
 
Mi dica Direttore, è una dimenticanza o si vuole artatamente abolire il termine medico? Ma non è forse statisticamente indubbio che sono i medici i primi chiamati in causa in un evento avverso in sanità e solo raramente, in prima istanza, il personale non medico?
 
Perché si ostenta questa dimenticanza nell’usare un termine, medico, quasi fosse una brutta parola impronunciabile? Eppure sono tanti i medici in Commissione. Mi sembra tutto nel trend del famoso comma 566 della Legge di Stabilità del dicembre scorso. Si vuole sminuire la figura professionale del medico ma, ricordo, che tante volte la magistratura ai suoi massimi livelli ha sentenziato sul ruolo di diagnosi e cura proprio ed esclusivo del medico. Abbiamo sempre grande rispetto delle professioni sanitarie ma lasciamo a loro il termine di “sanitario” e riportiamo il termine di “medico”.
 
Francesco Lucà
Presidente Fondazione Area radiologica

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