quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 08 OTTOBRE 2015
Senato. Allarme vaccini. De Filippo: “Nel prossimo Piano nazionale finanziamenti ad hoc e acquisti centralizzati per i vaccini” 

Lo ha detto oggi il sottosegretario alla Salute davanti alla Commissione Sanità del Senato durante un'audizione. Toccati anche altre questioni: dalla situazione dell'ospedale di Leonforte all'obbligo di certificazione con elettrocardiogramma solo per i tesserati che svolgono attività sportive regolamentate.

Il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, è intervenuto oggi in commissione Igiene e Sanità al Senato per rispondere a tre interrogazioni. La prima, presentata da Paola Taverna (M5S), riguardava la riorganizzazione del presidio ospedaliero "Ferro Branciforti Capra" di Leonforte (Enna). De Filippo ha spiegato che l’Azienda ospedaliera Umberto I e l’Asp n. 4 di Enna sono state unificate in un’unica Asp territoriale. Presso l’ospedale di Leonforte, ha chiarito il sottosegretario, sono attive le unità operative di Medicina, Chirurgia, Riabilitazione e Lungodegenza, nonché i servizi di Pronto Soccorso, Radiologia, Laboratorio analisi, Farmacia e Direzione di Presidio, e viene, altresì, assicurata l’assistenza ai malati oncologici nel reparto di Oncologia, per complessivi 26 posti letto per acuti, 36 di Riabilitazione, 16 di Lungodegenza e 10 presso la speciale unità di Accoglienza permanente, non ancora attivati. “Alla fine dell’aprile scorso, la direzione aziendale dell’Asp ha previsto un avvio immediato delle procedure di legge per l’assunzione del personale mancante”.
 
Questa la risposta integrale di De Filippo: “Premesso che, il 14 gennaio 2015, la Regione Siciliana ha approvato il decreto assessoriale n. 46/2015, di "Riqualificazione e rifunzionalizzazione della rete ospedaliera-territoriale della Regione Sicilia". Nella proposta di riorganizzazione, la Regione prevede la riconversione di 25 strutture ospedaliere in 8 ospedali di comunità, altrettanti ospedali di zona disagiata e 9 ospedali di zona industriale. Per quanto concerne la specifica situazione del presidio ospedaliero "Ferro Branciforti Capra" di Leonforte (Enna), nel citato decreto assessoriale è previsto l’accorpamento gestionale ed amministrativo del presidio ospedaliero di Leonforte con il presidio ospedaliero di Nicosia, per formare gli "Ospedali Riuniti di Nicosia-Leonforte". Per l’ospedale di Nicosia è prevista una riconversione in presidio ospedaliero di zona disagiata. A seguito di tale accorpamento, per il presidio di Leonforte vi è una diminuzione di posti letto per acuti, che passano da 46 nel 2014 a 26, e un incremento dei posti letto post-acuti che passano da 12 nel 2014 a 55. Sebbene risultino diminuiti, come numero, i posti letto per acuti, rimangono comunque attivi nel presidio: 10 posti letto di Chirurgia generale; 14 posti letto di Medicina generale; 2 posti letto indistinti di area medica e chirurgica.

Non risulta, dal decreto, la riconversione del presidio in "Ospedale di Comunità", ovvero la trasformazione da ospedale a struttura residenziale.
Fa quindi presente che, riguardo alla rete dell’emergenza-urgenza, dai modelli HSP 24 si rilevache, per il 2013, il pronto soccorso del presidio ospedaliero di Leonforte accoglie solo il 14 per cento dei pazienti che accedono ai pronto soccorso dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Enna. Inoltre, il pronto soccorso di Leonforte è la struttura che trasferisce il numero più elevato dei pazienti in altre strutture (il 41 per cento). In merito alla problematica in esame, la Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Enna ha contattato l’Azienda sanitaria provinciale di Enna, ed ha osservato quanto segue. L’Azienda ospedaliera Umberto I e l’ASP n. 4 di Enna sono state unificate in un’unica ASP territoriale. Il provvedimento organizzativo ha comportato l’istituzione dei seguenti distretti ospedalieri:il distretto ospedaliero En 1; il presidio di Enna e quello di piazza Armerina; il distretto ospedaliero En 2; il presidio di Nicosia ed il presidio ospedaliero "Ferro Branciforti Capra" del Comune di Leonforte. A tale l’Azienda ha precisato che il decreto attuativo ha indicato le unità operative di ciascun ospedale, il numero dei posti letto ed ha, altresì, disposto la chiusura di alcune unità operative, con il conseguente accorpamento con altre unità operative.

Nel distretto En 1, in particolare, è stata prevista la chiusura delle unità operative di Chirurgia toracica dell’ospedale di Enna, di Urologia e dell’Unità di Cardiologia dell’ospedale di piazza Armerina, oltre all’accorpamento delle unità operative di Anestesia, di Farmacia, di Radiologia, del Laboratorio analisi, della Direzione di Presidio e di Ostetricia e Ginecologia. Analogamente, nel distretto En 2 è stato previsto l’accorpamento di altre unità operative: Anestesia, Farmacia, Radiologia, Laboratorio analisi, Direzione di Presidio ed Ostetricia e Ginecologia. Inoltre, l’ASP ha evidenziato come l’attuale quadro assistenziale sia stato determinato dalla successiva chiusura dei "Punti Nascita" di piazza Armerina e Leonforte, con la conseguente interruzione dei ricoveri ordinari di Ostetricia e Ginecologia e il mantenimento delle attività ambulatoriali. Lo stesso direttore generale dell’ASP ha evidenziato, altresì, che la rete ospedaliera provinciale ha subito ulteriori modifiche a seguito dell’emanazione del decreto assessoriale del 14 gennaio 2015, che ha determinato una nuova distribuzione delle unità operative nei vari ospedali e la riduzione dei posti letto. Secondo la normativa regionale di riferimento, infatti, presso l’ospedale di Leonforte sono attive le unità operative di Medicina, Chirurgia, Riabilitazione e Lungodegenza, nonché i servizi di Pronto Soccorso, Radiologia, Laboratorio analisi, Farmacia e Direzione di Presidio, e viene, altresì, assicurata l’assistenza ai malati oncologici nel reparto di Oncologia, per complessivi 26 posti letto per acuti, 36 di Riabilitazione, 16 di Lungodegenza e 10 presso la speciale unità di Accoglienza permanente, non ancora attivati. Secondo quanto riportato dal direttore generale dell’ASP, l’attuale offerta sanitaria dell’ospedale oggetto dell’interrogazione è stata determinata a monte dal predetto decreto assessoriale, a cui la direzione aziendale dell’ASP si è uniformata, rispettandone le disposizioni in materia. In particolare, alla fine dell’aprile scorso, la direzione aziendale dell’ASP, su specifica richiesta dell’Assessorato regionale della Salute, ha predisposto una simulazione della pianta organica ed è stato previsto un avvio immediato delle procedure di legge per l’assunzione del personale mancante.

In relazione alla frigo emoteca, il decreto assessoriale della rete trasfusionale non ha compreso l’ospedale "Ferro Branciforti Capra", per le cui necessità è stata ritenuta sufficiente la frigo emoteca presente, come del resto è avvenuto negli ultimi 20 anni. Per quanto concerne l’ambulanza, si è provveduto ad indire gara per la relativa acquisizione. Per quanto riguarda, infine, l’analisi dei dati di attività, questo quanto comunicato dall’Azienda sanitaria provinciale in merito all’indice operatorio dei presidi ospedalieri: la Chirurgia del presidio ospedaliero di Leonforte ha, nel corso del 2014, effettuato n. 521 ricoveri ordinari, con un indice operatorio del 37,24 per cento; 20 ricoveri in "Day Hospital", con un indice operatorio del 65 per cento; n. 313 "Day Service", con indice operatorio del 77,64 per cento, per un totale di 854 pazienti, pari ad un complessivo indice operatorio del 52,69 per cento; la Chirurgia di Nicosia ha effettuato n. 291 ricoveri ordinari con un indice Operatorio del 62,20 per cento; "Day Hospital" n. 105, con indice operatorio 84,76 per cento; "Day Service" n. 155, con un indice operatorio 97,42, per un totale n. 551 pazienti, pari al 76,41 per cento; la Chirurgia di piazza Armerina ha effettuato n. 343 ricoveri ordinari, con un indice operatorio del 67,06 per cento; "Day Hospital" n. 171, con un indice operatorio del 71,35 per cento; "Day Service" n. 154, con un indice operatorio del 97,40 per cento, per un totale di n. 668 pazienti, con indice operatorio del 75,15 per cento; la Chirurgia di Enna ha effettuato n. 497 ricoveri ordinari, con un indice operatorio del 78,27 per cento; "Day Hospital" n. 374, con un indice operatorio del 83,16 per cento; "Day Service" n. 138, con un indice operatorio del 9,86 per cento, per un totale di 1009 pazienti, con un indice operatorio del 81,67 per cento”.
 
La senatrice Taverna si è dichiarata non soddisfatta in sede di replica, poiché “dalla risposta si evince che la Regione Siciliana, nel processo di riorganizzazione in atto, sta soddisfacendo bisogni diversi da quello assistenziale dei cittadini”.

E’ stato poi il turno di Mara Valdinosi (Pd), che ha illustrato l’interrogazione riguardante la politica vaccinale nazionale. Il sottosegretario ha spiegato come, nella bozza di PNPV 2016-2018, elaborata da un Comitato per le strategie vaccinali istituito dal ministro Lorenzin presso il Consiglio superiore di sanità, e che attualmente è all’attenzione del Coordinamento interregionale della Prevenzione, siano state affrontate le attuali criticità dell’offerta vaccinale, con possibili soluzioni, anche di natura comunicativa, per gli operatori. “Tale nuovo PNPV vuole dare nuova luce e vigore alle politiche vaccinali nazionali, accompagnandosi, parallelamente al suo iter approvativo in Conferenza Stato Regioni, a proposte del Ministero della salute, nelle sedi istituzionali, per un concreto sostegno alle Regioni e Province Autonome, anche attraverso un finanziamento ad hoc per le attività vaccinali e un possibile acquisto ‘centralizzato’ delle vaccinazioni”.
 
Questa la risposta integrale di De Filippo: “Sottolineo, in primo luogo, l’importanza fondamentale dei vaccini, in termini di riduzione della suscettibilità alle infezioni e dei costi sanitari e sociali legati alle malattie infettive ed agli eventuali esiti invalidanti, con possibilità di impiegare diversamente le risorse economiche, strutturali e di personale resesi disponibili. Rileva che, anche se la vaccinazione non rappresenta l’unico strumento disponibile per la prevenzione delle malattie infettive, è pur vero che resta il più efficace ed innocuo: infatti, se confrontata con l’immunoprofilassi passiva (somministrazioni post-esposizione di immunoglobuline), essa comporta meno rischi, dalle reazioni allergiche allo shock anafilattico. Rispetto alla profilassi ambientale e comportamentale risulta essere più specifica, più efficace e con un minor margine di errore.
Osserva, quindi, che il successo dei programmi nazionali vaccinali si fonda sul raggiungimento ed il mantenimento delle coperture di cicli vaccinali completi, a livelli tali da prevenire e controllare efficacemente la diffusione delle malattie infettive prevenibili con vaccino. Pertanto, il mancato raggiungimento, e mantenimento, di efficaci coperture di cicli vaccinali completi, o l'interruzione di questi, vanifica tutti gli sforzi fatti in tal senso.
Fa presente che l’offerta delle vaccinazioni, in Italia, si è evoluta nel corso degli anni, di pari passo con il progredire delle conoscenze tecnico-scientifiche in merito, delle condizioni socio-economiche del nostro Paese e del cambiamento culturale nel rapporto medico-paziente. Gli ultimi due Piani nazionali (Piano Nazionale Vaccini-PNV 2005-2007 e Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale-PNPV 2012-2014), frutto di intese in Conferenza Stato-Regioni, hanno fornito indirizzi per le strategie vaccinali da applicare su tutto il territorio, improntati su criteri di equità e standardizzazione dell’offerta vaccinale per tutti i nuovi nati e degli aventi diritto per età, condizioni di rischio per patologie di base, o per attività lavorativa in ambito sanitario.

Ricordo che la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (modifica del Titolo V della Costituzione) ha assegnato alle Regioni e Province autonome maggiori competenze, tra le quali la più importante è la gestione della sanità, nonché una autonomia nel modo di regolarsi al proprio interno, oltre che in campo finanziario e amministrativo. Soggiunge che si sono generate differenziazioni nella concreta applicazione di tale normativa, in particolare negli ambiti degli interventi di prevenzione; nel tempo si è avvertita anche una diversa impostazione socio-culturale nella popolazione generale. Ne è conseguito il disorientamento della stessa popolazione, che, in esito agli accessi ai media, e in particolare ai social media, senza un chiaro punto di riferimento, è stata preda di una aggressiva disinformazione, anche da parte di medici, non basata sulle evidenze scientifiche.

Segnalo che nella bozza di PNPV 2016-2018, elaborata da un Comitato per le strategie vaccinali istituito dal ministro Lorenzin presso il Consiglio superiore di sanità, e che attualmente è all’attenzione del Coordinamento interregionale della Prevenzione, sono state affrontate le attuali criticità dell’offerta vaccinale, con possibili soluzioni, anche di natura comunicativa, per gli operatori. Una di queste è il considerare non le malattie evitate dalle vaccinazioni, ed il relativo costo-efficacia, come fatto fino ad oggi, bensì quanto costano in termini di salute e di risorse i casi di malattia che si verificano e si potrebbero efficacemente prevenire con le vaccinazioni. Altro aspetto considerato, tra gli altri, è il valore etico delle vaccinazioni e il principio di solidarietà, che si applica con il raggiungimento di elevate coperture vaccinali che permettono di proteggere chi realmente non può essere vaccinato. La bozza di PNPV 2016-2018 affronta la tematica di una comunicazione istituzionale sulle vaccinazioni, ma anche la necessità di condividere contenuti informativo-educativi, sul tema, nei programmi delle scuole e dei corsi universitari. Tale nuovo PNPV vuole dare nuova luce e vigore alle politiche vaccinali nazionali, accompagnandosi, parallelamente al suo iter approvativo in Conferenza Stato Regioni, a proposte del Ministero della salute, nelle sedi istituzionali, per un concreto sostegno alle Regioni e Province Autonome, anche attraverso un finanziamento "ad hoc" per le attività vaccinali e un possibile acquisto "centralizzato" delle vaccinazioni, per garantirne standardizzazione dei costi e continuità di approvvigionamento. Nella "griglia LEA" di valutazione, sono previsti indicatori che riguardano il raggiungimento delle coperture vaccinali per le vaccinazioni contemplate nel vigente PNPV 2012-2014, e che ulteriori indicatori sono all’attenzione per la realizzazione delle anagrafi vaccinali”.

In sede di replica Valdinosi si è dichiarata soddisfatta apprezzando “la sensibilità del governo e la volontà che sta dimostrando in queste ore per trovare soluzioni efficaci al grave fenomeno del calo delle vaccinazioni a 24 mesi di età come hanno evidenziato i dati forniti dall'ISS nei giorni scorsi". "La preoccupazione è forte per quanto sta già avvenendo sul territorio - spiega Valdinosi - dove già si manifestano microepidemie, come quella della pertosse nel cesenate. Un'aggravarsi della situazione non è purtroppo da escludere anche perché continua a diffondersi una cattiva informazione soprattutto attraverso i Media e in particolare su i Social, che lega ai vaccini l'insorgere di gravi patologie quali l'autismo. Lo sforzo di tutti, Governo, Regioni, Medici deve essere quindi indirizzato a rendere più efficace e trasparente la campagna di informazione rivolta a tutta la popolazione sull'importanza e la necessità delle vaccinazioni. Su questo il governo ha mostrato grande disponibilità proponendo anche contenuti informativo-educativi nei programmi delle scuole e dei corsi universitari, così come ha garantito l'impegno per un'approvazione rapida del nuovo Piano nazionale per le vaccinazioni 2016/18, allo stato fermo all'esame della Conferenza Stato-Regioni, con la previsione di un finanziamento ad hoc per le attività vaccinali e un possibile acquisto centralizzato delle vaccinazioni", conclude la Senatrice Valdinosi.
 
Infine, Annalisa Silvestro (Pd), ha presentato l’interrogazione concernente l'obbligo di certificazione medica con elettrocardiogramma per l'esercizio di attività sportiva. De Filippo ha spiegato come, con la circolare del giugno 2015, il Ministero della salute ha introdotto il principio di distinzione tra le diverse tipologie di tesseramento per l’attività non agonistica ai fini della sussistenza, o meno, dell’obbligo di certificazione sanitaria. A questo scopo è stat affidato al Coni, sentito il Ministero della salute, il compito di impartire idonee indicazioni alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline associate e agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dallo stesso Coni, affinché distinguano: i tesserati che svolgono attività sportive regolamentate; i tesserati che svolgono attività sportive che non comportano impegno fisico; i tesserati che non svolgono alcuna attività sportiva. “Ciò al fine di limitare solo alla prima categoria di tesserati l’obbligo di certificazione sanitaria”. Questa ricognizione - precisa il Sottosegretario - dovrebbe perfezionarsi a breve.
 
Questa la risposta integrale di De Filippo: “Faccio presente che, negli ultimi tre anni, si sono avvicendate tre specifiche disposizioni normative di rango primario, due decreti ministeriali e, da ultimo, nel mese di giugno 2015, una circolare del Ministero della salute, per meglio chiarire alcuni profili dell’obbligo di certificazione. In particolare, il decreto ministeriale 24 aprile 2013, recante la disciplina della certificazione dell’attività sportiva non agonistica ed amatoriale, agli articoli 2 e 3 riporta la definizione di attività sportiva amatoriale e non agonistica. Successivamente, nel mese di giugno 2014, il Ministero della salute, di intesa con le Regioni, ha attivato un gruppo di lavoro in materia di medicina dello sport, con il compito di approfondire i molteplici aspetti della materia in esame, per i quali risulta necessaria la definizione di orientamenti condivisi tra Stato e Regioni.

Con decreto ministeriale 8 agosto 2014 sono state adottate le Linee guida di indirizzo in materia di certificati medici per l’attività sportiva non agonistica, e sono stati definiti gli esami clinici e gli accertamenti finalizzati al rilascio di tale certificato. Nelle suddette Linee guida è chiarito che l’obbligo di certificazione è riferito solo a chi pratica attività sportiva non agonistica. Quanto all’attività ludico motoria, definita dall’articolo 2 del citato decreto ministeriale 24 aprile 2013, e cioè quella praticata da soggetti non tesserati alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline associate, agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI, individuale o collettiva, non occasionale, finalizzata al raggiungimento e mantenimento del benessere psico-fisico della persona, non regolamentata da organismi sportivi, ivi compresa l’attività che il soggetto svolge in proprio, al di fuori di rapporti con organizzazioni o soggetti terzi, è stato ribadito che per lo svolgimento della suddetta attività, non è più vigente l’obbligo della certificazione sanitaria. Da ultimo, con la circolare del giugno 2015, già citata, il Ministero della salute ha introdotto anche il principio di distinzione tra le diverse tipologie di tesseramento per l’attività non agonistica ai fini della sussistenza, o meno, dell’obbligo di certificazione sanitaria; e allo scopo ha affidato al CONI, sentito il Ministero della salute, il compito di impartire idonee indicazioni alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline associate e agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dallo stesso CONI, affinché distinguano, nell’ambito delle attività: i tesserati che svolgono attività sportive regolamentate; i tesserati che svolgono attività sportive che non comportano impegno fisico; i tesserati che non svolgono alcuna attività sportiva. Ciò al fine di limitare solo alla prima categoria di tesserati l’obbligo di certificazione sanitaria.

Tale ricognizione dovrebbe perfezionarsi a breve. Quanto alla Risoluzione n. 7/00636 della XII Commissione permanente della Camera dei Deputati, che impegna il Ministero ad apportare ogni idoneo aggiornamento al decreto ministeriale del 2013 in tema di "attività non agonistica", comunica che, già nella seduta del tavolo di lavoro del 24 settembre u.s., la questione è stata affrontata, e i partecipanti al Tavolo si sono riservati di far pervenire le prime proposte di modifica. Da ultimo, riferisce che, per quanto attiene alla lettera aperta delle associazioni pediatriche italiane, citate nell’interrogazione, nel corso della medesima riunione del 24 settembre – svolta alla presenza dei rappresentanti delle medesime associazioni – si è convenuto che, al fine di promuovere e salvaguardare l’attività motoria nella prima infanzia, nella fascia d'età da zero a sei 6 anni, e fatta eccezione per i casi di bambini con specifici problemi sanitari, tale attività motoria può essere svolta senza alcuno obbligo di certificato sanitario. Tale posizione sarà oggetto di una specifica integrazione alla più volte citata circolare del giugno 2015”.

Silvestro, dichiarandosi soddisfatta della risposta, ha segnala come tuttavia, “le rilevanti innovazioni introdotte negli ultimi anni non hanno sin qui sortito gli effetti attesi, dal momento che ancora risultano, nella prassi, numerose richieste di certificazioni non dovute”. Auspica pertanto che il CONI completi quanto prima le attività di propria competenza e che si adottino opportune iniziative per diffondere la conoscenza delle nuove regole e assicurarne l'osservanza, anche sanzionando le eventuali condotte difformi. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA