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Lunedì 12 OTTOBRE 2015
I “demoni” di Barbara Mangiacavalli
Sono gli errori che sono stati commessi fino ad ora e dei quali certamente chi l'ha preceduta alla guida dell'Ipasvi (Silvestro), se non altro per motivi di ruolo, è la prima responsabile e che Mangiacavalli, anche con una certa compiacenza, eredita (altrimenti non sarebbe potuta diventare presidente)
Deve essersi sentita tradita, Barbara Mangiacavalli, quando Lorenzin, per arruffianarsi ai medici di medicina generale, non ha esitato a rimangiarsi il comma 566. Ma forse per lei e per i suoi sodali, cioè le confederazioni sindacali, è arrivato il momento di farsi due conti e di prendere atto che, proprio la politica che tanto li ha illusi e ingannati ormai ha voltato loro le spalle.
Ora, che i medici si stanno riconquistando legittimamente tutto lo spazio politico disponibile proponendosi come unici interlocutori del governo, all’insegna della ricostruzione della loro centralità perduta, la partita del comma 566 da tempo finita su un binario morto è definitivamente chiusa.
La mia battuta sull’ausiliarietà politica degli infermieri (QS 28 settembre 2015) voleva segnalare a Mangiacavalli due rischi:
· quello per la professione di restare fuori dalla festa, cioè di essere esclusi dalla mobilitazione per difendere la sanità pubblica e quindi dal confronto con il governo,
· quello di una regressione professionale cioè il passaggio de facto da una post ausiliarietà (l’infermiere dopo la L 42) ad una neoausiliarietà(l’infermiere come era prima della L42 e dopo il fallimento del comma 566) cioè da una possibilità ad una impossibilità.
Per me:
· è un errore che l’Ipasvi non scenda in campo per proporre a sua volta uno sciopero della sanità, con lo scopo di configurarsi a sua volta come un soggetto negoziale contro le politiche contro riformatrici del governo,
· è un errore non aver messo mano da subito dopo il cambio di presidenza alla convocazione degli stati generali degli infermieri per ridefinire la propria strategia (una proposta che come è noto è stata avanzata lasciamo perdere da chi in tempi non sospetti),
· è un errore che l’Ipasvi impegni quelle poche energie che le sono rimaste in una causa persa come è il comma 566.
A queste obiezioni regolarmente mi viene risposto che Mangiacavalli ha il problema di Silvestro, cioè non ha le mani libere, che addirittura rischia la testa, che è ostaggio dei rapporti di forza a lei sfavorevoli, ecc. Anzi l’altro giorno uno dell’ambiente con sarcasmo mi ha detto: “Mangiacavalli ogni giorno deve andare dall’osteopata a farsi curare la spalla perché sopra c’ha un gattone di almeno 50 chili che non la lascia mai”. In quel momento mi sono ricordato un detto latino “daemonium vendit, qui daemonium prius emit” (chi compra un demonio può solo vendere quel demonio).
Ma caspita può Silvestro essere definita come un demonio? Suvvia non esageriamo! Da parte mia l’ho definita (quando discutevamo di 566) un santo in paradiso che prometteva miracoli senza farli, ma un demonio mai. E non ho cambiato idea oltre tutto effettivamente la presunta santa non solo non ha fatto miracoli ma rispetto alla sua professione ha fatto solo casini e pasticci.
Ma allora chi è il demonio con il quale Mangiacavalli deve fare i conti? Per me questo demonio sono gli errori che sono stati commessi fino ad ora e dei quali certamente Silvestro, se non altro per motivi di ruolo, è la prima responsabile e che Mangiacavalli, anche con una certa compiacenza, eredita (altrimenti non sarebbe potuta diventare presidente). Ma un momento... gli errori semmai sono la conseguenza del demonio e allora se il demonio non è Silvestro … e gli errori sono solo delle conseguenze chi è il demonio?
E’ l’arroganza, la presunzione, l’egoismo, il narcisismo, l’incapacità, una concezione padronale del potere, il dispotismo da quattro soldi, cioè è tutto quanto una fallimentare classe dirigente ha fatto trasformando la politica per gli infermieri in una terrificante rappresentazione dell’assurdo.
Vediamoli questi errori politici …se non tutti almeno quelli più importanti:
· a monte di tutto il non essere riusciti a rimuovere con il progetto e una accorta politica di alleanze, l’attuazione della riforma della professione (L 42) fino a celebrarne proprio con il comma 566 il funerale mettendola tra parentesi condannando gli infermieri a vivere nella post ausiliarietà e nel demansionamento strutturale,
· l’assurda pretesa di sostituire un processo di riforma come è la 42, con la logica del contentino (competenze avanzate),la politica con la furbizia dell’accattonaggio, le alleanze con le spallate e le cordate di partito (tutto il comma 566 è marcato PD) convinti che bastasse “l’aumme aumme” tra senatori, sottosegretari, ministri, assessori, funzionari , per togliere ai medici un po’ di competenze....quindi la più crassa ignoranza circa le complessità in gioco...e una fraintesa quanto miserabile concezione della politica,
· l’ngenuità di credere che basti scrivere da qualche parte una norma per cambiare il mondo, cioè la sprovvedutezza di chi pensa che la norma sia in quanto tale autoesplicativa cioè produca nuovi modelli di servizi, nuove organizzazioni del lavoro, nuove relazioni tra professioni quasi per magia ignorando che un modo per barare con il cambiamento è quello di concedere norme senza futuro proprio come il comma 566,
· la stupidità di scrivere un testo come il comma 566 con i piedi pensando di essere astuti combinando frasi e parole senza rendersi conto di aver creato di fatto un comma autoimmune cioè con dentro le condizioni per essere neutralizzato o comunque per creare confusione, conflitto, problemi seri di interpretazione ecc.,
· l’arroganza di chi per rigidità e intransigenza non sa valutare le circostanze favorevoli o le mediazioni possibili, come quando le competenze avanzate ,prima del comma 566, erano state approvate dal ministro e inviate alle istituzioni competenti in un momento in cui i sindacati medici erano persino disposti a tollerarle o quelle più recenti quando il ministero ha tentato una mediazione sul testo....
· l’errore politico grave di aver trasferito le competenze avanzate nella legge di stabilità creando il mostro del comma 566 pensando così di mettere tutti in riga....senza rendersi conto che se il mostro viene sbattuto in prima pagina ,è impossibile non indurre la riprovazione di coloro che da quel mostro sono minacciati,
· e infine la pratica oscurantista di perseguitare il pensiero, le idee, la diversità politica, la critica, la capacità di mobilitazione (Nursind), per mantenere gli infermieri in un enclave di arretratezza intellettuale e continuare ad opprimerli con i piccoli poteri dei piccoli potentati che come piccole cozze restano attaccati ai loro piccoli scogli per non rinunciare alle loro piccole guarentigie.
Tutto questo è il demonio con il quale Barbara Mangiacavalli deve fare i conti. Lei, oltre ad ereditare pesanti errori dei quali incredibilmente nessuno risponde (oggi visto che le cose si sono messe male, nessuno è disposto a rivendicare la paternità o la maternità del comma 566), eredita odi, risentimenti, rancori che non le appartengono, e che rischiano di vanificare la novità ma anche la speranza che lei come presidente per questa tormentata professione rappresenta.
Il comma 566 è morto, ucciso da coloro che lo hanno creato e voluto. Gli infermieri sono stati ingannati, a mani vuote oggi la professione non ha nessuna strategia e in un momento in cui Dio solo sa quanto ne avrebbero bisogno.Daemonium vendit, qui daemonium prius emit.
Ivan Cavicchi
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