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Mercoledì 14 OTTOBRE 2015
Medici di famiglia, pediatri e specialisti convenzionati dichiarano stato di agitazione: “La politica è attenta solo al risparmio”. Possibile sciopero il 15 dicembre

L'annuncio di Fimmg, Snami, Fimp e Sumai in una lettera a Lorenzin e alle Regioni. Nel mirino gli ultimi provvedimenti del Governo. Futuro Ssn dipende soprattutto da “ruolo e responsabilità dei medici, dal valore che si attribuisce al nostro lavoro, dal recupero di politiche nazionali che garantiscano una omogenea esigibilità del diritto alla tutela della salute in tutto il Paese”. La data del possibile sciopero non è ancora stata comunicata ma i rumors parlano del 15 dicembre. Forse insieme ai medici dipendenti.

Prende ufficialmente il via lo stato di agitazione dei medici convenzionati con il Ssn nei confronti di Governo e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. L’annuncio è contenuto in una lettera siglata da Fimmg, Fimp, Snami e Sumai (e quindi medici di medicina genarale, pediatri di libera scelta e specialisti convenzionati) che lamentano “il grave e perdurante disagio dell’intera categoria medica, causato da politiche orientate esclusivamente alla gestione emergenziale e attente solo al risparmio, che trascurano il perseguimento dell’obiettivo di rispondere ai bisogni assistenziali dei cittadini secondo criteri ispirati a valori di equità, giustizia e sicurezza”.
 
La vertenza medica prende quindi forma e nella lettera i sindacati sottolineano che “trascorsi i termini previsti dalla legge per eventuali procedure di raffreddamento e conciliazione, metteranno in atto ogni legittima forma di protesta fino ad individuare e comunicare le date e le modalità di eventuali scioperi”. E di un possibile grande sciopero generale dei medici si comincia già a parlare, con una data, il prossimo 15 dicembre, che potrebbe vedere l'astensione dal lavoro di tutti i convenzionati ma anche dei colleghi della dipendenza del Ssn.
 
La situazione del settore, attaccano le quattro sigle, “è diventata insostenibile per tutti i medici e di conseguenza per i cittadini da loro assistiti, caratterizzata da dibattiti ed interventi sulla sanità in termini di spesa e mai di investimenti, sia socio-sanitari che finanziari tendenti al rafforzamento di una offerta nazionale della assistenza”.

Bersaglio dei sindacati sono vari provvedimenti vari da questo esecutivo. L’emanando DM sull’appropriatezza prescrittiva e l’art. 9-quater del DL 78/2015 che prevede sanzioni nei confronti del medico in caso di comportamento prescrittivo non conforme al DM, “hanno avuto e hanno come risultato solo quello di subordinare le scelte dei medici a contenuti economici e non assistenziali; tagli alla sanità, mancato finanziamento, razionamento delle risorse, sotto la maschera della lotta agli sprechi, stanno producendo una drastica riduzione dei livelli di assistenza e dell’accesso alle cure”.

Nel mirino poi il dlgs che aggiorna le sanzioni (che possono arrivare fino a 50mila euro) in caso di violazioni degli obblighi di comunicazione al Sistema tessera sanitaria. Si tratta di “provvedimenti che con l'alibi della semplificazione della pubblica amministrazione impongono ai medici procedure di rendicontazione fiscale conto terzi che poco c'entrano con i processi di cura e con il loro ruolo nella società civile rendendoli di fatto terminalisti del Ministero dell'Economia e Finanza”.
 
Secondo le quattro sigle, nonostante i tentativi di dialogo e interlocuzione, l’atteggiamento di Governo e Regioni “rimane quello di un mancato coinvolgimento nelle scelte e di indifferenza alla necessità di sostenere una figura professionale, quella del medico, che a fronte di una collaborazione costantemente offerta è stata ripagata con limitazione delle competenze, impoverimento numerico e retributivo, espulsione dai processi decisionali, 7 anni di blocco delle convenzioni, disoccupazione, precarietà ed emigrazione dei giovani colleghi, intollerabile confusione e assenza di programmazione coerente nell'accesso alla formazione pre e post laurea, mancanza di attenzione al problema della responsabilità professionale, decretazioni che fissano obblighi burocratici che aumentano il carico di lavoro a danno dello spazio clinico e sottraggono tempo all’ascolto nel rapporto fiduciario medico-paziente”.

Nel complesso i convenzionati ritengono che il futuro del Ssn non sia legato soltanto al finanziamento, ma “da modelli di governance innovativi e ritrovati equilibri istituzionali capaci di superare l’attuale impianto regionale e produrre i cambiamenti necessari alla sostenibilità del Ssn e al miglioramento dell’assistenza”. Ma, soprattutto, dipende “dal ruolo e dalle conseguenti responsabilità da assegnare ai medici, dal valore che si attribuisce al lavoro dei professionisti, dal recupero di politiche nazionali che garantiscano una omogenea esigibilità del diritto alla tutela della salute in tutto il Paese”.

I medici chiedono quindi di diventare interlocutori istituzionali, “ascoltati dalla politica sanitaria nazionale e regionale, in quanto depositari di quella cultura e di quelle competenze che li rendono portatori di soluzioni dei problemi nell’interesse dei cittadini. Per questo si propongono come “parte attiva nelle scelte decisionali per l’evoluzione dell’organizzazione del lavoro e per adattare le performance professionali al miglior percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale possibile”.

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