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Venerdì 23 OTTOBRE 2015
Stabilità. Fedir Sanità: “Il governo pensa al consenso mentre tutto il sistema pubblico affonda”

A parere del sindacato della dirigenza professionale, tecnico e amministrativa del Ssn l'annuncio di voler sbloccare i contratti “è solo una mera presa in giro dato che l’aumento dello stipendio sarebbe irrisorio, senza considerare che sarebbe totalmente riassorbito dal momento in cui, a livello decentrato, le casse si svuotano”. 

“Rimaniamo sempre più stupiti dai dettagli della legge di stabilità che continuano ad emergere in queste ore. L’articolo 16 dell’ipotesi di legge dispone che dal 1 gennaio 2016 riprende il blocco dell’importo dei trattamenti accessori del personale nella misura accertata al 31 dicembre 2015 nonché il taglio dei fondi contrattuali attraverso la reiterazione delle disposizioni dell'art 9 bis dl 78/2010 che lo avevano già previsto per gli anni 2011/2014. Il blocco ed i tagli secondo la bozza, diventano permanenti. Di fatto significa violare la sentenza della Corte Costituzionale: da un lato il governo mette solo 4 euro sul contratto nazionale e dall'altro continua a tagliare le risorse del contratto decentrato”. E’ durissmo il commento del segretario di Fedir Sanità, Antonio Travia, in merito al contento della legge di stabilità 2016.

In sostanza, a parere del sindacato della dirigenza professionale, tecnico e amministrativa del Servizio Sanitario Nazionale, l’annuncio di voler sbloccare i contratti, dopo ben sei anni, “è solo una mera presa in giro dato che l’aumento dello stipendio sarebbe irrisorio, senza considerare che sarebbe totalmente riassorbito dal momento in cui, a livello decentrato, le casse si svuotano. Secondo questa assurda logica, per ogni dirigente cessato e non sostituito bisognerà decurtare il fondo a livello locale”.

Rispetto a tale prospettiva l’aumento mensile di quattro/cinque euro “appare obiettivamente come una presa in giro – osserva Travia - se consideriamo altresì l’altra proposta della legge di stabilità che prevede il taglio lineare dei fondi di produttività del pubblico impiego pari al 10%. Il fondo per il Ssn previsto dal patto della salute è ridotto di 2,5 miliardi dopo che in questi anni sono stati tagliati 32 miliardi”.

Di conseguenza “che ne sarà dei servizi pubblici?” – chiede ancora Fedir Sanità - Piuttosto che ridurre gli sprechi, ridisegnare una PA basata su principi di meritocrazia e non di cooptazione, favorire l’ingresso dei giovani, si blocca lo sviluppo del servizio sanitario italiano che, non dimentichiamo, è ancora, nonostante i governi, ai primi posti a livello europeo. Non si comprende la logica ma tutti pagheremo le conseguenze di queste scelte scellerate”.
 

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