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Lunedì 02 NOVEMBRE 2015
Ragusa. Truffa a malati talassemici. Denunciati due avvocati che promettevano finti indennizzi

Passati anni dal deposito delle somme di denaro, le vittime continuavano a chiedere un minimo di risultati allo studio legale che continuava a promettere che a breve avrebbero ricevuto quanto di loro diritto. Associazione danneggiati sangue infetto: “A disposizione per aiutare le vittime del raggiro”.

"Abbiamo a cuore la vostra situazione e la porteremo fino in fondo". Così si presentavano i due avvocati impostori denunciati dalla Squadra mobile di Ragusa nell'ambito dell'operazione "Parcella". Sono accusati di aver truffato negli anni diversi malati ragusani affetti da diverse patologie derivanti da trasfusioni di sangue. Le vittime si erano rivolte ai legali, di cui uno avvocato ma l'altro solo laureato quindi senza il titolo abilitativo alla professione, per richiedere risarcimenti previsti dalla legge 210/1992 (indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie o trasfusioni). In più gli assistiti avevano costituito un'associazione denominata "Pro Thalassemici" per poter far rispettare i propri diritti ed anche per rivolgersi ad un unico avvocato esperto in materia per agevolarli nel riconoscimento dei loro benefici. Lo studio legale era di Palermo, ma interveniva anche su Ragusa.
 
Le vittime, nonché clienti dello studio legale, si erano fatte abbindolare dall'efficienza e per questo avevano firmato una procura speciale che dava mandato esclusivo allo studio di rappresentarle contro il ministero della Salute. L'avvocato ed il sedicente avvocato intanto iniziavano ad incassare decine di migliaia di euro senza però che vi fosse una corrispondenza tra quanto percepito e l'attività professionale svolta.
 
Passati anni dal deposito delle somme di denaro, le vittime continuavano a chiedere un minimo di risultati allo studio legale che continuava a promettere che a breve avrebbero ricevuto quanto di loro diritto.
 
I primi incontri con i due indagati e gli assistiti sono stati fatti nel 1998 ed erano strumentali ad ottenere la fiducia delle vittime. Le riunioni si svolgevano presso camere d'albergo e durante cene. Nel 2013, i membri dell'associazione dopo aver versato tra i 5 ed i 25mila euro ciascuno agli indagati hanno deciso di chiedere un consiglio alla Polizia di Stato. Dopo aver raccolto le loro preoccupazioni, i poliziotti della Squadra mobile hanno sospettato una truffa e hanno accolto le querele e iniziato le indagini che si sono concluse con le due denunce odierne. Gli agenti hanno inoltre sequestrato conti correnti e depositi, oltre a parcelle per 150 mila euro.
 
“La prima cosa che mi sento di dire – afferma il dottore Salvo Anzalone, coordinatore regionale di A.D.A.S.I. (Associazione danneggiati sangue infetto)  – è di esprimere la massima solidarietà umana e personale a queste persone, per quanto subìto. Detto questo, il suggerimento che mi sento di dare a queste persone in quanto responsabile dell'Associazione è intanto di richiedere immediatamente a questo avvocato tutta la documentazione relativa alla propria causa - continua ancora il responsabile dell'Associazione -, al fine di verificare a mezzo di un'associazione o di altri legali, la correttezza dell'operato. Ricordo, infatti, che il legale – secondo l'art. 33 del nuovo codice deontologico della professione forense – ha l'obbligo di consegnare la documentazione a richiesta del cliente e l'avvocato non può rifiutarsi richiedendo magari prima il pagamento della parcella”.
A.D.A.S.I. si mette “ovviamente a disposizione di queste persone vittime del raggiro, potendo contare su una attività ormai consolidata in materia e potendo anche garantire il supporto di veri e seri professionisti che compongono lo staff dell'Associazione. Per tutti i chiarimenti del caso, infatti, A.D.A.S.I. può fornire contatti di medici e avvocati che saranno ben lieti di aiutare queste persone, così me tutte le vittime di sangue infetto, per far valere i propri diritti”.
 
“Qualora i clienti danneggiati di questa vicenda fossero nell'impossibilità di rintracciare il loro avvocato per ottenere la propria documentazione – conclude il coordinatore regionale di A.D.A.S.I. – il consiglio è quello di affidare le loro cause a dei nuovi avvocati qualificati che siamo pronti a consigliare e sui quali garantiamo e così ricominciare ex novo la pratica di risarcimenti”. 

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