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Martedì 17 NOVEMBRE 2015
Tragedie contemporanee ed educazione di genere

Cosa possiamo fare noi donne medico della CISL per stigmatizzare comportamenti antichi, ma ancora tacitamente tollerati dalla società, per costruire politiche efficaci di contrasto alla violenza maschile sulle donne? Promuovere educazione di genere, ma soprattutto operare perché il contesto sanitario si apra a una prospettiva di genere per riconoscere e diagnosticare tempestivamente la violenza.

Gentile direttore,
in queste giornate di lutto per i barbari fatti di Parigi, mi accingo, attonita per una tragedia così vicina e così profonda, a scrivere di contrasto alla violenza sulla donna. Con sgomento e inquietudine, avendo negli occhi il sorriso di Valeria, piango come tutta l’Italia questa vittima femminile, figlia in fiore, brillante ricercatrice, la cui vita è stata spezzata in una folle carneficina giovanile da una violenza cinica e crudele, consumata, bestemmiando, in nome di Dio.

Con infinita mestizia di fronte al dolore dignitoso e composto dei genitori di Valeria Solesin, ai quali come CISL e CISL Medici siamo particolarmente vicini, ricordo proprio la vicinanza intellettuale con quanto Valeria studiava nella sua Sorbona. Una ricerca su famiglia e lavoro: la donna tra intenzione di fecondità e lavoro in Francia e in Europa – ruoli di genere, attività professionale e impatto sulla fecondità femminile del contesto politico, economico e sanitario. Una giovane donna impegnata a costruire, anche fuori dall’Italia, un proprio percorso professionale, ingrossando le fila dei nostri giovani talenti in fuga.

“Siamo tutte Valeria” non è una frase retorica, ma l’affermazione sostanziale d’identità che induce a riflettere ed esprimere l’amarezza per il disagio di una civiltà sotto attacco da oscure forze del male. Ma induce a riflettere anche un disagio di una civiltà che al suo interno mantiene il tarlo del femminicidio, una civiltà che mantiene l’odio dilagante delle differenze, odio che non riconosce classe sociale e che porta all’attualità cifre inquietanti sulla violenza fisica domestica:
35% di tutte le donne subisce una violenza,
38% delle donne uccise muore per mano del partner,
60% delle violenze domestiche ha come spettatori i minori,
50% delle lesioni della testa, del collo e della faccia nelle donne che si presentano al pronto soccorso sono da ascrivere a violenza di genere, tanto da essere considerate indicatori significativi di IPV (Intimate Partner Violence).

Violenza quotidiana che si alimenta anche nel posto di lavoro con i sotto salari (divario economico di genere), la minaccia occupazionale in caso di gravidanza, il mobbing, lo stress lavoro correlato. Violenza fisica che costituisce fattore di rischio elevato sulla salute psico-fisica delle donne, per l’insorgenza di disagio psichico e malattie mentali (depressione, disturbi del comportamento alimentare, uso e abuso di alcool).
Violenza fisica che riconosce in questa post modernità confusa e precaria episodi spesso iniziati in gravidanza, che riconosce un pabulum nella persistente asimmetria dei ruoli familiari, nel senso di inferiorità di un uomo che si sente minacciato nella volontà di potere, di controllo, di dominio quando la donna non vuole essere controllata e dominata e che scatena gelosia, rabbia e violenza.

Cosa possiamo fare noi donne medico della CISL per stigmatizzare comportamenti antichi, ma ancora tacitamente tollerati dalla società, per costruire politiche efficaci di contrasto alla violenza maschile sulle donne? Promuovere educazione di genere, ma soprattutto operare perché il contesto sanitario si apra a una prospettiva di genere per riconoscere e diagnosticare tempestivamente la violenza sulle donne e operare come Sindacato nell’esprimere un impegno costante rivolto alla tutela dei diritti della donna a 360 gradi: dalla donna tenuta ai margini del mondo del lavoro al controllo delle false partite IVA e alla sorveglianza sulle tutele della fecondità, della natività, del welfare, della famiglia e della donna anziana. Affinché il Sindacato possa essere camera di auto-aiuto e cerniera di inclusione sociale per la donna.
 
Antonia Carlino
Responsabile del Dipartimento Politiche di Genere e Welfare della CISL Medici

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