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Giovedì 10 DICEMBRE 2015
Milano. False fatture e traffico di farmaci. Farmacie e grossisti nel mirino della Procura

Farmaci pagati in nero e rivenduti illegalmente, false fatture per truccare i bilanci. E’ questo il quadro emerso dalle indagini sull'uccisione, nel 2012, di un farmacista milanese. La rete criminale sarebbe stata attiva per almeno 6 anni e avrebbe coinvolto decine di farmacie tra Milano, l’hinterland e la Brianza, oltre che la società di distribuzione dei farmaci Unico Spa.

“Carichi di medicine consegnati anche all’uscita dell’autostrada. Pagate (poi rivendute) in nero. Trasportate ogni giorno senza bolle di accompagnamento. E alla base un giro di fatture usate per evadere le tasse”. È questo il quadro che, secondo l’edizione milanese del Corriere della Sera, sarebbe emerso dalle indagini sulla morte di Luigi Fontana, il farmacista avvelenato con il cianuro nel 2012. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il movente dell’omicidio risale all’attività di usura che Fontana, insieme al pregiudicato Francesco Bruno, aveva messo in atto anche a danno del suo assassino, Gianfranco Bona. Che nel corso delle indagini ha portato gli investigatori a scoprire che ambiti e terreni di attività criminali che andavano ben oltre la farmacia di via Forze Armate.

“La Procura – si legge sul Corriere della Sera – ha scoperto un sistema parallelo nel commercio di medicine che per almeno 6 anni (tra il 2007 e il 2013) ha coinvolto decine di farmacie tra Milano, l’hinterland e la Brianza”. Secondo la ricostruzione, a far girare il sistema era proprio Gianfranco Bona, titolare di una azienda di autotrasporti che distribuiva medicine. Dai suoi racconti, la Guardia di Finanza, secondo quanto riportato dal Corriere, “è arrivata anche a indagare Claudio Di Gregorio, Ad di Unico Spa”, società di distribuzione dei farmaci.

Secondo quanto riportato dal Corsera, nel magazzino di Unico i trasportatori di Bona trovavano cataste di medicine gestite di fuori del sistema regolare delle ordinazioni. Le medicine venivano consegnate a determinate farmacie, che pagavano in contanti e tenevano la merce per poi rivenderla in nero. I contanti e le fatture emesse da Unico venivano poi consegnate ad altre farmacie, che “le usavano per truccare i bilanci ed evadere le tasse”.

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