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Venerdì 11 DICEMBRE 2015
Infelicità: “Non ha un effetto diretto sulla mortalità”. Lo studio su The Lancet

Sia la felicità che l’infelicità non presenterebbero alcun effetto diretto sulla mortalità dell’individuo. Lo afferma uno studio durato 10 anni e condotto su più di 700mila donne inglesi di età media di 59 anni. Dunque, l’infelicità da sola non è in grado di causare malattie, secondo gli autori della ricerca. Il dibattito scientifico rimane comunque aperto

Felici o infelici? In entrambi i casi non sembrerebbe esserci un effetto diretto sulla mortalità, secondo un nuovo studio scientifico, durato 10 anni e condotto a partire dai dati relativi a più di 700mila donne inglesi di età media pari a 59 anni. I risultati dello studio, chiamato ‘UK Million Women Study’, sono stati pubblicati su The Lancet
 
Al contrario, studi precedenti avevano associato una ridotta mortalità alla felicità, alla capacità di gestirsi e ad altri parametri collegati al benessere: dunque, anche a livello scientifico, il dibattito sul legame tra felicità e salute rimane aperto.
In base a quanto emerso dalla ricerca sul Lancet, l’infelicità da sola non sarebbe in grado di causare malattie in maniera diretta, mentre i ricercatori hanno osservato che cattive condizioni di salute in donne di mezza età può causare infelicità: dunque, l’idea che l’infelicità stessa possa essere responsabile direttamente di problemi relativi alla salute è spesso legata alla confusione tra la causa e l’effetto, dichiarano gli autori dello studio odierno.
“La malattia rende infelici”, ha affermato l’autrice principale dello studio, la Dottoressa Bette Liu, “ma la felicità da sola non fa ammalare. Non abbiamo trovato alcun effetto diretto tra l’infelicità o lo stress e la mortalità, anche all’interno di uno studio durato 10 anni e condotto su un milione di donne”. 
“Ovviamente le persone che hanno una malattia tendono ad essere meno felici rispetto a quelle in salute”, ha aggiunto il co-autore, Professor Sir Richard Peto, dell’Università di Oxford, a Oxford nel Regno Unito, “ma lo studio UK Million Women ha mostrato che la felicità e l’infelicità da sole non hanno alcune effetto diretto sul tasso di decesso”.
 
I ricercatori inglesi hanno preso in considerazione le risposte di quasi un milione di donne del Regno Unito durante un periodo di 10 anni. In questo lasso di tempo, inoltre, le partecipanti venivano monitorate rispetto alla mortalità e all’interno del vasto campione sono stati registrati 30mila decessi. 
Dopo tre anni dall’inizio dell’indagine, le donne hanno risposto ad un questionario che stimava il loro stress, la salute, il ‘livello di felicità’. In un altro studio, inoltre, “l’infelicità è stata associata alla privazione, all’abitudine al fumo, alla mancanza di esercizio fisico e all’assenza di un partner”, dichiarano gli autori della ricerca.
In base al questionario, quasi 8 persone su 10 si sono definite ‘felici’, mentre quasi due su 10 si sono dichiarate ‘infelici’. In particolare, donne con problemi di salute pre-esistenti hanno dichiarato di essere infelici, sotto stress e non rilassate. 
In seguito alla raccolta dei questionari, i ricercatori hanno esaminato i dati in relazione alla mortalità. Gli esperti hanno effettuato una serie di aggiustamenti che hanno tenuto conto dell’autovalutazione delle partecipanti della loro salute, della presenza di malattie (eventuali trattamenti per ipertensione, diabete, ansia ed altro), di fattori socio-economici e di altri parametri relativi allo stile di vita (indice di massa corporea ed altro). 
In base alla combinazione dei risultati, è emerso che il tasso di decesso tra le donne che si sono definite infelici è risultato uguale a quello tra le donne dichiaratesi felici. “Lo studio è così vasto”, dichiarano gli autori, da escludere che sia l’infelicità che lo stress possano essere una causa diretta di ogni aumento concreto della mortalità nelle donne; dove il termine mortalità include tutte le cause di decesso, tra cui cancro, malattie cardiache e altro, sottolineano i ricercatori. 
 
In relazione al risultato dello studio sul Lancet, il Dottor Philipe de Souto Barreto e il Professor Yves Rolland, dell’Institute of Ageing, University Hospital di Tolosa in Francia, hanno rilasciato questo commento: “Questo genere di studi dovrebbero essere incrementati per consentire confronti tra fasce di età differenti e tra uomini e donne. Studi cross-culturali potrebbero anche far luce su come poter generalizzare interventi per promuovere la felicità”.
 
Viola Rita
 
*Bette Liu, Sarah Floud, Kirstin Pirie, Jane Green, Richard Peto, Valerie Beral, Does happiness itself directly affect mortality? The prospective UK Million Women Study, The Lancet, http://dx.doi.org/10.1016/ S0140-6736(15)01087-9

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