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13 DICEMBRE 2015
Studio americano getta luce su come fa il tumore a metastatizzare

Le cellule tumorali sono in grado di manipolare i fibroblasti a loro favore, inducendoli a tracciare delle ‘corsie preferenziali’ nella matrice extracellulare, all’interno delle quali le cellule maligne si spostano rapidamente per andare a metastatizzare. Ipotizzato anche un possibile bersaglio terapeutico che per la prima volta riguarda la matrice e non il tumore stesso

Smascherati da un gruppo di ricerca americano  gli ‘aiutanti’ dei quali le cellule tumorali si servono per realizzare una via di fuga attraverso la matrice extracellulare. Questo consente loro di staccarsi dal tumore primitivo, spostarsi rapidamente da un punto all’altro  e dare metastasi.
La scoperta, fatta dai ricercatori della Vanderbilt University è stata presentata al congresso dell’American Society for Cell Biology, in corso in questi giorni a San Diego.
 
Le cellule tumorali per spostarsi hanno dunque bisogno dell’aiuto di altre cellule non tumorali, che sono state individuate  dai ricercatori americani nei fibroblasti, cellule deputate alla produzione e all’organizzazione della matrice extracellulare, la ‘trama’ alla quale stanno aggrappate le cellule.
 
Sono sempre più evidenti le prove che i fibroblasti che si trovano nelle immediate vicinanze del tumore (CAF, cancer associated fibroblast), ‘aiutano’ le cellule maligne a metastatizzare. A dare una svolta a questo filone di ricerche ha provveduto il gruppo di Begum Erdogan della Vanderbilt University.  In particolare sembra che i CAF aprano un vero e proprio varco all’interno della matrice cellulare per consentire alle cellule tumorali di migrare altrove.
 
I fibroblasti ‘aiutanti’ del tumore costruiscono questa ‘autostrada’ metastasi, ordinando in file parallele le fibre di fibronectina, una delle più importanti proteine della matrice extracellulare, prodotta proprio dai fibroblasti corrotti. Normalmente invece le fibre prodotte dai fibroblasti normali (NAF) si dispongono a ‘rete’ per realizzare quella solida impalcatura che sostiene le cellule nella matrice extracellulare.
 
I ricercatori della Vandebilt hanno prelevato cellule da carcinoma della prostata e da tumori della testa-collo e le hanno messe su due piastre, una  contenente matrice extracellulare prodotta dai CAF, l’altra dai fibroblasti normali. Le cellule tumorali adagiate sulla matrice patologica, non hanno avuto difficoltà a migrare in una stessa direzione. Questo è possibile perché i fibroblasti asserviti al tumore riarrangiano la disposizione della matrice extracellulare a formare una sorta di canale, grazie al fatto di riuscire ad ‘afferrare’ con più forza le fibre di fibronectina. Con una tecnica particolare, la microscopia a forza di trazione, i ricercatori americani sono stati addirittura in grado di misurare la differenza di ‘presa’ tra i fibroblasti normali e i CAF. A rendere più forti questi fibroblasti ‘palestrati’ dal tumore  è il fatto che la loro proteina motrice, la miosina II, è in grado di esercitare una forza di trazione maggiore, agganciandosi alle fibre di fibronectina con degli ‘uncini’ detti integrine. I CAF, rispetto ai fibroblasti normali, oltre a possedere più ganci di integrina, hanno anche un altro asso nella manica, una GTPasi attivata, detta Rac, che è fondamentale per il movimento della cellula.
 
Ma i ricercatori americani sono andati oltre, individuando un possibiletarget terapeutico per contrastare l’azione pro- metastasi dei CAF. L’inibizione farmacologica dell’attività della miosina II depriva infatti le cellule CAF dei loro ‘super-poteri’ di trazione e la matrice extracellulare è libera di ritornare al suo disordine abituale.
 
Si tratta di risultati molto importanti che risolvono il dilemma di lunga durata su come faccia il tumore a dare le metastasi e puntano per la prima volta la luce dei riflettori sulla matrice come possibile bersaglio terapeutico per interrompere le vie del tumore. Da questo studio, che inaugura una nuova era, si attendono interessanti sviluppi sul versante della terapia.
La ‘corsa’ delle cellule tumorali, all’interno di questi cunicoli di fibronectina è stata ripresa dai ricercatori della Vandebilt in un video ripreso in time-lapse in microscopia confocale (Credit: Begum Erdogan & Donna Webb, Vanderbilt University).
 
Maria Rita Montebelli

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