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Martedì 15 DICEMBRE 2015
Medici in sciopero. La sanità si ferma. “Faremo sentire la nostra voce. I medici sono l’unica opposizione alle politiche sanitarie del Governo”. Intervista a Costantino Troise

“Il nostro sciopero per il diritto alla salute e il diritto al lavoro. La sorte della sanità pubblica non è separata da quella dei medici pubblici. O stanno insieme o crolla tutto”. “Ci sentiamo abbandonati dal Governo e dalla politica. Ma anche frustrati da condizioni di lavoro ormai insostenibili. E attenzione perché la frustrazione sta diventando rabbia. Saremo tantissimi e la sanità si fermerà. Ma il Governo fa finta di niente”

“Scioperiamo per il diritto alla salute e il diritto al lavoro. Perché le due cose non sono scindibili. La sorte della sanità pubblica non è separata dalla sorte dei medici pubblici. O stanno insieme o crolla tutto”. Così il segretario nazionale dell’Anaao Assomed Costantino Troise commenta in questa intervista lo sciopero nazionale dei medici che per 24 ore fermerà la sanità italiana.
 
“Noi ci sentiamo abbandonati dal Governo e dalla politica. Ma – incalza Troise - anche frustrati da condizioni di lavoro ormai insostenibili. E attenzione perché la frustrazione sta diventando rabbia. E i medici oggi sono l’unica opposizione vera alla politica del Governo e al suo progressivo abbandono della sanità pubblica al suo destino. Domani sciopereranno in tantissimi, la sanità si fermerà ma il Governo fa finta di niente”.
 
Dottor Troise, a quando risale l’ultimo sciopero unitario dei medici italiani?
Dobbiamo tornare al 2004 quando l’intera categoria incrociò le braccia contro la politica sanitaria del Governo Berlusconi. Oggi undici anni dopo ci ritroviamo ancora una volta uniti.
 
Stesse motivazioni?
In parte sì. Anche allora lanciammo una “Vertenza Salute” contro il definanziamento della sanità pubblica e la sua disarticolazione in tanti sistemi diversi da una Regione all’altra. Oggi la situazione appare forse ancora più grave. In gioco c’è l’esistenza stessa di una sanità pubblica degna di questo nome nel nostro Paese.
 
Previsioni sulle adesioni?
Alte. Anche se registriamo un boicottaggio silenzioso da parte di alcune Asl. In Sicilia e Sardegna ad esempio fino a ieri non avevano ancora notificato la proclamazione dello sciopero ai propri dipendenti e per questo abbiamo diffidato le aziende delle due Regioni. Ma in ogni caso sono convinto che lo sciopero riuscirà e il segnale sarà molto forte, soprattutto per l’unità della categoria.
 
Pensate che stavolta il Governo vi ascolterà?
Francamente sono rimasto molto colpito dalla mancanza di attenzione e rispetto con cui il Governo e il suo ministro della Salute hanno accolto la notizia dello sciopero. Sembrano disinteressati ai disagi che comunque ci saranno per i cittadini, anche se le urgenze e i servizi essenziali saranno ovviamente garantiti. Del resto questa legge di Stabilità sta trovando mille rivoli di spesa, per carità tutti legittimi e necessari, ma non trova né una parola, né un segno d’attenzione, né un euro per la sanità pubblica.
 
Ma crede veramente che Renzi voglia affossare il Ssn? O meglio pensa ci sia proprio un disegno in tal senso o che si tratti più di una disattenzione verso la sanità pubblica?
Penso che le due cose si sommino e si confondano. Quello che constato è che per la sanità pubblica, nel momento in cui il Paese segna finalmente un segno più nella ripresa economica, non si ritenga di dare nulla in più per la sanità. Ma anzi, di fatto, si sottraggono risorse certe come quelli contrattuali. Il messaggio è chiaro: non c’è nessuna possibilità di gratificazione economica professionale nel pubblico. Chi può vada a cercare fortuna altrove e gli altri si arrangino.
 
Il suo collega Milillo giorni fa sintetizzava nel senso d’abbandono, il sentimento più diffuso oggi tra i medici. Abbandonati soprattutto dal Governo e dalla politica. Condivide?
Sì. I medici, tutti, a prescindere da ruolo e funzioni, si sentono marginalizzati, irrilevanti. Siamo dei limoni da spremere. Ieri con i turni di lavoro, oggi con gli stipendi commissariati da sette anni e in generale destinati a fare da capro espiatorio verso i cittadini di tutte le cose che non vanno nel sistema. Quindi abbandonati, sì, ma anche frustrati e la frustrazione sta diventando rabbia.
 
Ma quando è cominciata questa china discendente del prestigio e del ruolo del medico?
Penso vadano individuate tre cause: l’arrivo del terzo pagante che in qualche modo ha anteposto le sue regole al rapporto diretto tra medico e paziente, poi l’affermarsi della logica aziendalistica in sanità che ha schiacciato il medico in logiche spesso estranee ai valori professionali, e infine si sono allentati i legami con la società civile e con il paziente, entrato sempre più in una logica di “utente pagante”. E tutto ciò ha messo in crisi l’alleanza terapeutica.
 
E i medici non hanno alcuna responsabilità in tutto questo?
Per carità. Ognuno è vittima anche di se stesso, prima di tutto per non avere avvertito in tempo quei cambiamenti e per non aver messo in atto le azioni necessarie ad arginarli. Ma ci sono stati anche alcuni comportamenti sbagliati. Dal paternalismo verso il paziente, ormai del tutto fuori luogo, alla difficoltà di dialogo, anche se questa è certamente colpa di un’organizzazione del lavoro che rende veramente complesso trovare il tempo per parlare con i nostri pazienti. Ma ci sono anche alcuni comportamenti sociali riprorevoli dei medici, di cui paghiamo tutti le conseguenze.
 
Cioè?
Un genitore probabilmente non si lamenta di pagare senza fattura una ripetizione  al figlio che va male a scuola ma sono certo che se lo stesso avviene con il medico, la reazione sia molto diversa. Si sente defraudato di un rapporto di fiducia che considerava al di sopra di tutto.
 
E cosa pensate di fare per risalire la china?
Bisogna prima di tutto recuperare il nostro ruolo sociale. E credo che questo sciopero, che ha come motivazione principale quella di rappresentare, assumendosene in prima persona l’onere, la difesa del diritto alla salute e il diritto al lavoro, sia la via giusta per riproporci davanti ai cittadini come l’ultima trincea contro una politica che vuole ridurre la sanità pubblica in un perimetro ristretto lasciando tutto il resto all’intermediazione finanziaria, assicurativa e al terzo settore profit e non profit. Insomma a tutti, tranne che allo Stato. E questo finirà per far pagare caro e far pagare tutto, ai cittadini e ai medici.
 
Nelle vostre piattaforme, contrariamente a quanto mi aspettavo, il rinnovo del contratto non è la cosa più importante. E’ perché già sapete che non ci saranno molti soldi per il rinnovo o ci sono altri motivi?
Prima di tutto perché c’è un ostacolo giuridico. Il Governo non ha ancora definito le aree contrattuali. Quindi non c’è ancora il tavolo a cui sedersi. La seconda questione è che siamo i primi a renderci conto che non ci sono risorse adeguate per gli stipendi dei dottori per compensare quanto abbiamo perso finora. Ma siamo comunque convinti che se si rilancia il sistema, si riorganizza e si rivalorizza il lavoro medico, puntando su merito e competenza, si aprirebbero ampi spazi per trovare le risorse. Ma come facciamo a farlo se non ci danno neanche il tavolo dove discutere di tutto questo?  Evidentemente, non solo si vuole fare a meno del sindacato, ma si vuole a fare a meno anche dello strumento contratto e di chi, in questa “fabbrica” della salute, ci lavora.
 
Il ddl sulla responsabilità professionale non sarà più spacchettato con l’anticipazione di alcune norme in Stabilità. Meglio o peggio?
Abbiamo sempre pensato che sia meglio una legge organica che uno spezzatino di norme. Quindi è bene che si torni al testo unico, anche se il testo Gelli ha margini di miglioramento. In ogni caso ci auguriamo che la promessa di avere la legge entro la prossima primavera sia mantenuta.
 
Nei prossimi scioperi già programmati per gennaio coinvolgerete anche le altre categorie professionali?
Non spetta a noi organizzare la protesta degli altri, ammesso che vogliano protestare. Noi siamo in mobilitazione da due mesi ma non vedo altre mobilitazioni nel comparto e questo nonostante i nostri problemi siano in parte anche i loro. E lo stesso vale anche per le associazioni dei cittadini e pazienti. E’ curioso che non stiano considerando attentamente la nostra lotta per la sanità pubblica scegliendo di mettersi al nostro fianco. Il paradosso è che oggi i medici, teoricamente i più “privilegiati” del settore, sono l’unico argine politico alle manovre del Governo. L’unica opposizione siamo noi.
 
Avete ricevuto la famosa telefonata dell’ultima ora per scongiurare lo sciopero?
Io no.
 
Cesare Fassari

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