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Venerdì 15 GENNAIO 2016
Ddl concorrenza. Prosegue l’esame in commissione Sanità. Dubbi sulle società di capitali. E Dirindin (Pd) riapre a liberalizzazione fascia C

"Occorrerebbe valutare l'opportunità di consentire la vendita dei medicinali di fascia C nell'ambito delle parafarmacie". Così la capogruppo Pd in XII commissione. Un'ipotesi bocciata da Maria Rizzotti (Fi): "In nessun paese europeo i farmaci soggetti a prescrizione medica sono distribuiti al di fuori delle farmacie". Condivisi i timori per l'ingresso dei capitali: "Si potrebbe indebolire il ruolo delle farmacie quali presidi del Ssn sul territorio".

Prosegue in commissione Sanità al Senato l’esame del parere approvato dalla commissione Industria. Nel merito, Nerina Dirindin (Pd), pur esprimendo apprezzamento per il fatto che il Governo abbia posto mano alla normativa in materia di concorrenza, al fine di innalzare i livelli di tutela dei consumatori, ha sottolineato come, l'articolo 48 del disegno di legge in esame, “non tenga nella dovuta considerazione le peculiari caratteristiche del mercato dei farmaci, e possa, al di là delle intenzioni del legislatore, indebolire, anziché rafforzare, il ruolo delle farmacie quali presidi sul territorio legati al Servizio sanitario nazionale”.

Quanto alla possibilità che le società di capitali assumano la titolarità dell'esercizio delle farmacie, ritiene che si tratti di “un'innovazione importante” ma allo stesso tempo “abbisognevole di una serie di misure di accompagnamento, volte a evitare l'insorgenza di criticità”. “In primo luogo – ha spiegato - occorre limitare il ruolo dei soci di solo capitale, prevedendo - come fa l'articolo 41 del disegno di legge in relazione alle società di avvocati - che i soci, per almeno i due terzi del capitale sociale e dei diritti di voto, siano professionisti iscritti all'albo”.

“In secondo luogo – ha proseguito Dirindin - occorrerebbe ampliare il novero delle incompatibilità, vietando di cumulare la partecipazione alle società titolari di farmacie con l'esercizio di tutte le professioni abilitate alla prescrizione di medicinali per uso umano e veterinario, nonché con qualsiasi attività di distribuzione e intermediazione nel settore farmaceutico, anche al fine di evitare dubbi di legittimità costituzionale. Sarebbe altresì opportuno precisare se le attività di intermediazione o distribuzione del farmaco siano o meno compatibili con la partecipazione alle società di gestione delle farmacie comunali, essendo tale profilo non sufficientemente chiarito dal testo. Occorrerebbe poi mantenere il limite numerico delle titolarità di farmacie, pari, in base alla normativa vigente, a quattro. Infine, bisognerebbe prevedere che alla direzione delle farmacie possano essere preposti solo farmacisti dotati di adeguata esperienza e detentori di almeno il 25 per cento del capitale sociale”.
Infine, spazio anche alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C. “Il disegno di legge in esame tralascia di intervenire in settori nei quali sarebbero invece necessarie misure a tutela dei consumatori e della concorrenza: quello dei farmaci di fascia C, in relazione al quale occorrerebbe valutare l'opportunità di consentire la vendita dei medicinali nell'ambito delle parafarmacie; quello dei farmaci equivalenti, in relazione al quale sarebbero necessarie disposizioni per agevolare e velocizzare la commercializzazione alla scadenza del brevetto”.

Contraria, invece, a quest’ipotesi di liberalizzazione Maria Rizzotti (Fi) che intervenendo ha spiegato: “In nessun paese europeo i farmaci soggetti a prescrizione medica sono distribuiti al di fuori delle farmacie che intrattengono un rapporto convenzionale con il Servizio sanitario nazionale, anche quando non si tratta di medicinali rimborsati dal sistema sanitario. Soggiunge che l'uscita dal circuito delle farmacie dei medicinali di fascia C con obbligo di prescrizione, mentre non recherebbe vantaggi reali al cittadino, indebolirebbe il controllo sui consumi e creerebbe un danno economico alle farmacie che assicurano la dispensazione dei farmaci di fascia A”.

Quanto alla possibilità che le società di capitali assumano la titolarità delle farmacie: “Tale innovazione può rappresentare una risposta all'attuale stato di crisi della rete delle farmacie, ma reputa necessario prevenire alcune possibili criticità. Innanzitutto, sulla falsa riga di quanto previsto per le società di avvocati, sarebbe opportuno introdurre un limite alla partecipazione societaria del soggetto non farmacista, al fine di evitare che questi possa trovarsi in una posizione sovraordinata rispetto a quella del professionista. Occorre inoltre evitare che vengano a crearsi situazioni di oligopolio, come è ad esempio avvenuto nell'ambito dei Paesi che hanno adottato politiche di liberalizzazione; e che la deregolazione possa portare a un decremento del numero delle farmacie nelle zone commercialmente meno appetibili, come quelle rurali. Infine, è necessario scongiurare i rischi derivanti dalla commistione tra gestione della distribuzione intermedia dei farmaci e gestione delle farmacie: potrebbe infatti accadere che il distributore tenda a privilegiare le proprie farmacie nella fornitura di medicinali, cosa che determinerebbe situazioni di reperibilità non uniforme di taluni farmaci”.

Anche Venera Padua (Pd), si è associata alle preoccupazioni già manifestate nel corso della discussione generale circa i rischi di depauperamento della rete territoriale delle farmacie, la quale “rappresenta un importante punto di riferimento per i cittadini, anche alla luce del processo in atto di riorganizzazione della rete ospedaliera”.

In particolare, quanto alla possibilità di trasferimento delle farmacie che risultano soprannumerarie per decremento della popolazione nell'ambito dei comuni con meno di 6.600 abitanti, Padua ha espresso l'auspicio che dall'esercizio di tale facoltà non derivino pregiudizi a danno dei cittadini e dell'equa distribuzione della rete territoriale delle farmacie. In relazione poi alla possibilità di accesso delle società di capitali alla titolarità di farmacie, ha fatto proprie le considerazioni problematiche già svolte da precedenti oratori in merito al rischio di creazione di concentrazioni e situazioni di oligopolio, sottolineando, tra le possibili ricadute negative, anche l'eventualità di un'accresciuta difficoltà di accesso al lavoro dei giovani professionisti.

Ha Infine auspicato che il disegno di legge in esame possa essere integrato con disposizioni volte a favorire la tempestiva diffusione dei farmaci equivalenti, alla scadenza del brevetto.
 
Luigi Galletti (M5s) nel suo intervento ha posto in particolare rilievo che l'accesso delle società di capitali alla titolarità delle farmacie “rischia di dare luogo a grandi concentrazioni, e di relegare di fatto il farmacista al ruolo di mero dipendente”. Il senatore pentastellato ha inoltre sottolineato che il legislatore, ove intenda davvero trattare la tematica delle farmacie nell'ottica di una programmazione di lungo periodo, dovrebbe valutare attentamente gli effetti delle dinamiche demografiche.

Osserva, poi, che occorrerebbe soffermarsi non solo sugli aspetti, “pur rilevanti, di tipo quantitativo, ma anche su quelli di tipo qualitativo: ad esempio, sarebbe opportuno evitare che le farmacie, a maggior ragione a seguito dell'ingresso delle società di capitali, possano perdere la propria specifica vocazione e trasformarsi in punti vendita generici di beni di consumo di vario tipo”.

Infine, riguardo alla norma concernente la liberalizzazione degli orari e dei turni delle farmacie: “Non sono state tenute nella dovuta considerazione le esigenze di vita dei lavoratori, che non possono essere sacrificate, come sta avvenendo in altri comparti commerciali, se davvero si vuole tutelare la famiglia in ossequio agli articoli 29 e seguenti della Costituzione. Semmai – ha concluso - per venire incontro alle necessità degli utenti, in particolare di quelli più fragili, potrebbero essere previste misure di tipo innovativo, come l'obbligo delle farmacie di dotarsi di un sistema di consegna dei farmaci a domicilio”.
 
Giovanni Rodriquez

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