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Mercoledì 06 APRILE 2011
Carenza di personale nel Ssn: 500 milioni spesi in straordinari

Lo rileva un’indagine dell'Adnkronos Salute sui dati inviati dalla Ragioneria generale dello Stato relativi agli anni 2007-2009. A spendere di più sono il Lazio e la Puglia, che nel 2009 hanno rispettivamente pagato 88 e 34 milioni di euro di straordinari al personale del Ssr. Ma il trend è al rialzo in tutte le Regioni, a parte qualche eccezione, Toscana, Emilia Romagna e Sicilia.

Turni di lavoro sempre più lunghi per chi lavora nella sanità pubblica italiana. Se il numero del personale del Ssn sanitario diminuisce, infatti, aumenta il numero di ore di lavoro di chi è in servizio, costretto a compensare la carenza di organico per garantire l’erogazione di prestazioni sanitarie. Un esercito dei medici, infermieri, farmacisti, biologi e altri profili che fanno straordinari su straordinari. Che ovviamente devono essere retribuire. E quanto costa al Ssn? Quasi 500 milioni di euro; 499,8 per l’esattezza. E la cifra reale potrebbe addirittura essere maggiore se è vero, come denuncia la Fp Cgil Medici, che “le aziende tendono in modo improprio a non retribuire lo straordinario tentando di spacciarlo come orario dovuto dal dirigente per raggiungere gli obiettivo”.

A fare il punto sulla carenza degli organici e la spesa legata a questa situazione è stata l’Adnkronos, elaborando i dati della Ragioneria generale dello Stato. Un lavoro di approfondimento che ha fatto emergere alcuni elementi di particolare rilevanza: il boom di straordinari registra un trend in continua crescita, soprattutto al Sud, con un record di spesa per il Lazio e la Puglia, che nel 2009 hanno speso in straordinari rispettivamente 88 milioni (erano 83 nel 2007) e 34,8 milioni (erano 29,2 nel 2007).
E se la cifra complessiva è più contenuto, l’aumento negli anni è consistente anche in Abruzzo (dall’8,8 del 2007 a 10,4 milioni del 2009). Ma il trend è in crescita anche in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Campania, Basilicata e Molise.

Meno straordinari invece, stando ai dati della Ragioneria dello Stato, si fanno nelle strutture pubbliche della Toscana, dell'Emilia Romagna e della Sicilia, dove questa voce di spesa è addirittura in diminuzione. In Toscana è scesa dai 25,8 milioni del 2007 ai 24,5 del 2009, in Emilia Romagna da 30 a 28,5 e in Sicilia da 31,8 a 26,4. Leggeri ribassi anche in Valle d'Aosta, Piemonte, Trentino Alto Adige, Liguria, Umbria, Calabria e Sardegna.

Prendendo in considerazione solo gli straordinari dei medici, sempre nel periodo 2007-2009, le tre Regioni con un balzo della spesa più significativo sono, secondo l’indagine dell’Adnkronos, il Lazio (+2,1 milioni), il Veneto (+1,8 milioni) e la Puglia (+1,5 milioni). I cali più vistosi si registrano invece in Sicilia (-3,5 milioni) e Campania (-2 milioni). In terra campana la flessione è anche più marcata se si considera che nel 2008 il costo per le ore di straordinario dei medici era arrivato a sfiorare i 18 milioni di euro, prima di scendere ai 14,9 del 2009. Nel complesso, sempre per quanto riguarda i soli camici bianchi, la spesa totale per le ore di straordinario è passata dai 120 milioni del 2007 ai 122 del 2009.

Per quanto riguarda invece il personale del comparto (infermieri, portantini, ostetriche, tecnici e amministrativi), la spesa complessiva - dal 2007 al 2009 - è passata da 365 a 371 milioni. I rialzi più significativi in Puglia (+4,1 milioni) e nel Lazio (+2,4 milioni). Come per i medici, il risparmio più cospicuo sulla spesa per gli straordinari degli infermieri si è registrato in Sicilia (-1,7 milioni).

Ma qual è il significato di questi dati in termini di condizioni occupazionali, economiche e organizzative del Ssn. L’Adnkronos l’ha chiesto a Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici, secondo il quale “lo straordinario è la cartina di tornasole di una situazione sempre più drammatica nella quale si trovano a lavorare migliaia di medici ospedalieri, e non solo, costretti a turni di lavoro più frequenti per coprire le carenze di organico dovute spesso ad indiscriminati blocchi del turn over”. Inoltre, sottolinea Cozza, il ricorso eccessivo al lavoro straordinario di medici e infermieri rischia di avere ripercussioni negative sia sui camici bianchi sia sui pazienti: “Troppo spesso lo straordinario è la norma e assume le caratteristiche di un vero e proprio allungamento dell'orario di lavoro imposto dalle aziende al di là delle norme contrattuali. Il tutto - conclude Cozza - con condizioni di lavoro sempre più gravose e con ricadute negative sulla qualità del lavoro dei medici e sulla qualità dell'assistenza per i cittadini”.
 

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