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Martedì 19 GENNAIO 2016
Ma ha senso appellarsi a Lorenzin?



Gentile Direttore,
mi riferisco a quanto giustamente auspicato dalla Presidente dell'Ipasvi Mangiacavalli, cioè a quella esortazione rivolta direttamente al Ministro Lorenzin, sunteggiata in questi 3 capitoli “Assunzioni, competenze e responsabilità”. Il Ministro Lorenzin, mi pare verso fine novembre inizio dicembre, in più sedi ribadì la ferma convinzione che con i risparmi derivanti dalla riduzione della prescrizione di esami e farmaci per la “medicina difensiva”, si sarebbero ottenute risorse per assumere 3.000 medici e 3.000 infermieri. Intanto….dove sono?
 
Perché ecco, se la cosa non fosse affettivamente andata in porto mantenendo interamente questa consistenza, o per tempistiche ripetitivamente negligenti o per quella condivisa sensazione che 6.000 unità tra medici ed infermieri non rappresentino affatto quella goccia in grado di far tracimare verso il positivo il nostro SSN, qui …non si muove foglia! Tra l’altro, il Ministro, così come la Presidente Mangiacavalli, sapranno che  ogni regione legifera in materia sanitaria apportando modifiche di una ampiezza sostanziale e  determinante (secondo la famosa non-riforma del titolo V).
 
Assistiamo in questi giorni, ad esempio, in modo più che sottaciuto, al varo (più che altro lo definirei un naufragio annunciato) della riforma fortemente accentratrice dell’organizzazione sanitaria toscana, ad opera del governatore Enrico Rossi e della sua compagine di governo. Riduzione delle ASL da 12 a 3, con la evidente prospettiva di ridurre il parco burocratico ed efficentare il sistema riducendo costi e tempistiche.
 
Ma è così? Secondo molti (almeno quei 55.000 firmatari che proponevano un referendum per la ridiscussione della legge testè approvata) no. E, siccome la democrazia prevede delle regole franche e rispettose del pensiero diffuso dei cittadini, la maggioranza in seno al consiglio regionale, per evitare il referendum, ha stralciato in una botta sola 56 articoli (su 150) che erano di diretto interesse per il referendum, ripromettendosi (a legge votata) di ridiscuterli e via via reinserirli. Alè!
 
E quindi, di fronte agli annunciati tagli che il governo (nega…ma sappiamo cosa fa poi!) prevede ancora di operare al nostro settore, di fronte agli annunci di assegnazione di risorse per altro irrisorie, di fronte alle evidenti difficoltà da parte del Ministero di muoversi senza promuovere o subire ricatti dalle regioni, chiedo alla collega Mangiacavalli: ma di quali esortazioni stiamo parlando?
 
Se c’è una spending review da effettuare, beh…questa passa proprio per quelle polemiche tra professioni che qualcuno vorrebbe imbavagliare e che vedono diritti di casta mantenuti da una parte e briciole consumate in fretta nella “mensa dei poveri” delle professioni sanitarie non mediche! Per quale motivo dobbiamo ancora voltare la faccia davanti a questa evidenza? Di quale riforma sanitaria vogliamo parlare a livello nazionale e a livello regionale se non si chiarisce ed abbatte prima questo sistema di mantenuti privilegi? E’ proprio di queste ore l’intervento di chi sottolinea ad esempio la necessità di spalmare sul territorio maggiori risorse infermieristiche per affiancare i medici di base i quali, secondo i rapporti OCSE, sono nel confronto con gli infermieri in netto sovrannumero. Le polemiche non si spegneranno mai, finché non affronteremo per intera questa realtà e se si spegneranno, tutto sarà meno che un buon momento per la democrazia italiana.
 
Luca Sinibaldi
Infermiere di medicina generale, Pisa

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